È cominciato il tour latinoamericano del segretario di Stato americano, Rex Tillerson. Non ci saranno grandi cambiamenti nella politica estera di Donald Trump verso l’America latina – come si è dimostrato nel discorso sullo stato dell’Unione – ma la visita di Tillerson in alcuni Paesi della regione sottolinea comunque un’attenzione particolare. Gli Stati Uniti sono preoccupati dall’aumento della presenza di Cina e Russia in America latina.
“L’America latina non ha bisogno di nuovi poteri imperiali che cercano solo i propri interessi – ha detto Tillerson -. Il modello di sviluppo dello Stato cinese ricorda il passato. E non deve essere il futuro dell’emisfero. […] L’aumento della presenza russa nella regione è allarmante. […] Vendono armi a regimi che non rispettano i processi democratici. Invece con gli Stati Uniti i Paesi latinoamericani hanno un partner reciproco, i benefici devono essere per entrambi”.
La prima tappa del viaggio di Tillerson è stata Città del Messico. Seguono Buenos Aires (Argentina); Lima (Perù), Bogotá (Colombia) e Giamaica. In Messico ha insistito sulla necessità della costruzione di un Muro nella frontiera con gli Stati Uniti e la revisione del Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord.
L’INFLUENZA CINESE
Come ricorda Foreign Policy in un articolo intitolato “Tillerson elogia la dottrina di Monroe e avverte l’America Latina delle ambizioni cinesi imperiali”, il segretario di Stato Americano ha detto che la Cina sta prendendo piede nella regione, usando l’economia statale per trascinare i Paesi nella sua orbita. “La domanda è – si chiede Tillerson -: a quale prezzo?”. L’approccio cinese in America latina è incentrato sull’accesso alle materie prime, come accade in Brasile, Venezuela, Argentina e Perù.
La risposta di Pechino è stata immediata. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha detto che le dichiarazioni di Tillerson sono “totalmente contrarie alla realtà. Gli Stati Uniti non hanno rispetto per i Paesi latinoamericani”. Il portavoce del governo di Xi Jinping ha detto che la Cina è un “importante acquirente internazionale di prodotti latinoamericani ed è il responsabile dell’importazione di prodotti agricoli e di alto valore. […] La politica della Cina in America latina è trasparente e aperta. Siamo disposti a promuovere la cooperazione e lo sviluppo comune”.
L’OPINIONE DEGLI ESPERTI
Per Peter Schechter, professore dell’Università George Washington, Tillerson ha davanti a sé una grande sfida. “Si troverà in una regione che ha molti dubbi nei confronti di Trump. E ha gli occhi sulla Cina come alternativa. Sarà ricevuto con gentilezza, ma i leader hanno chiaramente deciso che devono espandersi e aumentare i rapporti commerciali e diplomatici con altre potenze”.
Secondo Lisa Haugaard, direttore del Latin America Working Group, gli Stati Uniti devono farsi domande molto difficili sui governi di destra e sinistra. In un’intervista con l’agenzia Afp, Haugaard spiega che l’amministrazione Trump dovrà crearsi un piano per la difesa dei diritti umani, la fortificazione dello Stato di diritto e la democrazia, ma anche contro la corruzione. “Invece sembra un ritorno al passato – appunta l’analista -. L’America latina si presenta come una minaccia, una ripetizione della fallita guerra contro le droghe, pressioni per un cambiamento democratico e un passo indietro nella politica degli Stati Uniti verso Cuba. Tutto accompagnato della richiesta per evitare la migrazione nella frontiera. Abbiamo già visto questo film”.
LA CRISI VENEZUELANA
La visita di Tillerson in America latina ha come priorità il tema della crisi in Venezuela. Il segretario di Stato cercherà di discutere sulla situazione venezuelana con tutti i leader della regione. Durante la visita a Buenos Aires, Tillerson ha confermato che gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di sanzionare le esportazioni di petrolio venezuelane, ma sono consapevoli dell’impatto che questa decisione potrebbe avere sul popolo del Venezuela. “La situazione in Venezuela sta peggiorando – ha spiegato -; uno degli aspetti da tenere in considerazione, se adottiamo sanzioni petrolifere, è quello degli effetti che avrebbe sulla popolazione, sarebbe un passo che […] accelererebbe la fine”. Secondo Tillerson, “non fare nulla sarebbe come chiedere al popolo del Venezuela di continuare a soffrire per un tempo molto lungo. […] Consideriamo tutte le opzioni e in particolare, come compensare l’effetto di eventuali sanzioni che sarebbero adottate”.
Gli Stati Uniti restano il principale partner commerciale del Venezuela: esportano 750mila barili di petrolio al giorno e hanno già imposto sanzioni individuali agli alti funzionari del governo di Nicolás Maduro. Maduro ha risposto alla notizia con un video Facebook: “Vedo che Rex Tillerson è in visita in Argentina, ci ha appena minacciato con un embargo petrolifero. Siamo preparati.[…] Niente e nessuno ci fermerà”.