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Qatar, Turchia e Stati Uniti investono nella criptomoneta del Venezuela

Petro, la criptomoneta creata dal governo venezuelano, sembra avere conquistato investitori provenienti dalla Turchia, Qatar e Stati Uniti. L’annuncio è stato fatto dall’ente regolatore della moneta virtuale del Venezuela a proposito della prevendita della valuta digitale. Carlos Vargas, sovrintendente del Dipartimento per il Petro, ha dichiarato lunedì a Caracas, a seguito di una riunione politica dell’esecutivo, che settimana prossima ci saranno novità sul processo di vendita della criptomoneta: “Confermiamo che ci saranno investitori del Qatar, Turchia, altri Paese del Medio Oriente, e anche europei e nordamericani”. Ma il processo di produzione e scambio non sarà così facile.

LA STRATEGIA DELLA PREVENDITA

La prevendita di Petro avrà come garanzia le riserve di petrolio del Venezuela. Vargas ha spiegato che la creazione della valuta virtuale fa parte di una strategia di politica economica per sorpassare le sanzioni economiche degli Stati Uniti e dell’Unione europea contro il regime di Maduro e potere accedere in questo modo al sistema finanziario internazionale. Secondo un documento ufficiale visionato dall’agenzia stampa Reuters, i consiglieri economici di Maduro hanno proposto una prevendita privata del 38,4% di tutti i Petro con uno sconto fino al 60% rispetto al valore iniziale.

LE LEGGI VENEZUELANE

L’articolo 3 della Legge sugli Idrocarburi del Venezuela stabilisce che i “giacimenti di idrocarburi del territorio nazionale, qualsiasi sia la loro natura […] appartengono alla Repubblica e sono beni del pubblico dominio, per cui, inalienabili”. Secondo alcuni esperti di diritto energetico, le riserve petrolifere non possono essere utilizzare come garanzia per il Petro. Con il piano di prevendita della moneta virtuale il governo venezuelano starebbe violando le normative in vigore.

IL CONTRATTO CON ETHEREUM

Il presidente della Commissione di Finanze dell’Assemblea Nazionale, José Guerra, ha spiegato in un’intervista al quotidiano El Nacional, che il governo viola la Costituzione e le leggi venezuelane offrendo il petrolio in cambio della moneta virtuale: “Lo vedo come un debito. Il governo sta emettendo passivi, si sta indebitando ancora”. Per l’economista Henkel García, il Petro “non è una criptomoneta che funziona come il Bitcoin perché è un token che si emette sotto una piattaforma, in questo caso grazie ad un contratto con ethereum. L’argomento reale è se possiamo scambiare Petro per un barile di petrolio. Non penso che sarà così facile”. La creazione della criptomoneta sarà fatta tecnicamente dalle “fattorie” digitali create dal governo venezuelano e gestite da giovani informatici del programma statale Plan Chamba Juvenil.

L’AVVERTIMENTO DEGLI USA

Nonostante il governo di Maduro abbia annunciato l’arrivo di investimenti dagli Stati Uniti, l’incursione di cittadini nordamericani sarebbe un reato per il governo americano. L’amministrazione di Donald Trump ha ricordato che le sanzioni imposte l’anno scorso da Washington contro il governo venezuelano vietano a banche e investitori statunitense l’acquisto di titoli di debito del Venezuela; una misura che cerca di evitare che il regime di Maduro possa avere ossigeno con un’iniezione di valuta straniera.


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