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Italia e Francia dialogano sulla Difesa. Ecco i dettagli del vertice con Calenda e Pinotti

Carlo Calenda e Roberta Pinotti

Dall’operazione Fincantieri-Stx potrebbe nascere un colosso europeo della cantieristica navale, anche sul lato militare. Leonardo sarà “assolutamente dentro”. Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha parlato a margine dell’incontro bilaterale con i ministri francesi sui tanti fronti aperti nel rapporto tra Roma e Parigi.

IL VERTICE A PALAZZO DELL’ESERCITO

Che l’incontro fosse di quelli importanti lo dimostrava la partecipazione di ben cinque ministri. Per l’Italia, oltre a Calenda, c’erano il ministro della Difesa Roberta Pinotti e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Per la Francia, erano presenti i vertici dei dicasteri Difesa ed Economia Florence Parly e Bruno La Maire. Che il dossier più caldo fosse la questione della cantieristica navale militare lo testimoniava invece la partecipazione all’incontro del generale Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti, dell’omologo francese Joel Barre, e degli amministratori delegati di Fincantieri e Naval Group (che di Stx controlla il 10%), Giuseppe Bono e Hervè Guillou.

LE PAROLE DI PINOTTI E CALENDA

“Siamo molto contenti della riunione appena conclusa”, ha detto la Pinotti. Con la Francia, ha aggiunto, “c’è un progetto nel quale crediamo molto; siamo partiti dal civile e abbiamo iniziato a lavorare in modo importante sul militare”. “Siamo convinti che questo progetto sia vincente per i nostri due Paesi, consapevoli che ci inseriamo in un discorso di difesa europea in cui l’integrazione industriale diventa fondamentale”. L’obiettivo, per la Pinotti, è la costituzione di un “grande player europeo che possa competere globalmente”. Si tratta, ha rimarcato Calenda, “di una grande azione di politica industriale europea”, avviata con Stx e che “dovrà estendersi al settore militare e presto anche a quello spaziale”. L’importante, ha sottolineato il numero uno del Mise, “è che sia un rapporto equilibrato”. In questo, ha aggiunto Calenda, “il ruolo dei governi sarà fondamentale in termini di strumenti finanziari di supporto all’export, decisivi per fare massa critica di fronte alla concorrenza internazionale”, soprattutto “cinese”. La scommessa, per Calenda, è “ non avere più il senso delle nazioni ma vedere se si riesce a costruire nazionalismo pan europeo, piano piano, rispettando gli equilibri e gli interessi nazionali”.

IL DOSSIER DELLA CANTIERISTICA NAVALE

Il punto centrale è proprio l’allargamento della collaborazione sul lato militare. I cantieri falliti di Stx, in mano a una società sudcoreana, furono acquistati lo scorso anno dal Gruppo italiano. Poi, l’arrivo di Emmanuel Macron all’Eliseo spariglio le carte. Il nuovo presidente blocco l’accordo provocando uno stallo che si protrasse fino all’intesa sancita durante il vertice, a settembre, con il premier Paolo Gentiloni: divisone al 50% tra Italia e Francia, con un prestito dell’1% dalla parte francese agli italiani per 12 anni, a condizione di un confronto con il governo di Parigi sui piani dell’azienda. Già da allora, si pensò di espandere l’intesa anche al lato militare. Il legittimo timore italiano, come spiegato di recente dal presidente dell’Aiad Guido Crosetto, è che l’obiettivo dei cugini d’oltralpe sia “lo spostamento del controllo verso la componente più grande dell’intesa, con l’intenzione di far diventare a maggioranza francese il gioiello industriale italiano”.

IL RUOLO DI LEONARDO

La questione preoccupa soprattutto il campione nazionale Leonardo, che fornisce l’elettronica su gran parte delle navi italiane. In caso di un accordo militare tra Fincantieri e Naval Group però avrebbe maggiore possibilità di inserirsi in queste forniture Thales, competitor di Leonardo ma già nella partita grazie alla considerevole partecipazione (del 35%) in Naval. Il ministro Calenda è sembrato rassicurante. “Su Leonardo è stato chiarito che il nostro lavoro andrà di pari passo, e che dovrà essere equilibrato per andare avanti nella definizione di come procedere sull’offerta del combat management system”. In altre parole, ha spiegato Calenda. “Leonardo è già parte di questo processo e sta già lavorando nei gruppi di lavoro”.

Pochi giorni fa, l’ad Alessandro Profumo aveva ribadito sul Sole24Ore la posizione del Gruppo di piazza Montegrappa: “Restiamo dell’idea che Orizzonte sistemi navali, la joint venture che abbiamo già in campo con il gruppo triestino, sia la migliore soluzione possibile per valorizzare la filiera nazionale e sappiamo che il governo è molto attento”. Su questa ipotesi Calenda ha detto che “ci dovrebbe essere un incontro già domani”.

GLI ALTRI PUNTI CALDI TRA ROMA E PARIGI

In realtà, l’aria tra Italia e Francia è tesa su più fronti, dalla missione italiana in Niger (forse con ambizioni maggiori rispetto a quelle che Parigi si aspettava inizialmente), alle telecomunicazioni temi di cui però non hanno parlato i ministri. A ottobre, il governo italiano aveva bloccato la scalata della francese Vivendi facendo ricorso ai poteri derivanti dal golden power, sia per Tim che per le controllata di Telecom Sparkle. Il Gruppo transalpino aveva dunque fatto ricorso direttamente al presidente della Repubblica con esito che resta ancora da definire. Sul fronte della missione in Niger, negli ultimi giorni è emersa la polemica per la presunta contrarietà delle autorità nigerine alla missione italiana, riportata da una misteriosa fonte governativa locale a Radio France Internationale. La notizia, apparsa da subito priva di fondamento, potrebbe in realtà nascondere una certa insofferenza da parte dei francesi, per una missione italiana che va sì in loro aiuto, ma che sposta con decisione il baricentro italiano.

Nel frattempo resta da attuare il Patto del Quirinale, siglato a inizio anno da Macron e dal presidente Sergio Mattarella per un maggiore coordinamento su tutte le questioni più delicate. I dossier aperti sono molti, e la Francia sembra affrontarli tutti con decisione e con la chiara volontà di tutelare i propri interessi nazionali. Lo stesso prova a fare l’Italia. Il rischio è che, nel percorso verso le elezioni, l’attenzione della politica per questi temi possa calare, lasciando maggiore spazio alle ambizioni transalpine. Pinotti e Calenda hanno però assicurato il contrario.


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