Skip to main content

Chi è Lorenzo Fioramonti, il ministro dello Sviluppo economico scelto da Di Maio

Lorenzo Fioramonti, classe 1977, professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria, sarà il nome del Movimento 5 Stelle per il ministero dello Sviluppo economico, qualora la forza guidata da Luigi Di Maio dovesse vincere le elezioni del 4 marzo. Ad annunciarlo, lo stesso Di Maio dalle pagine del Corriere della Sera, dopo che, negli scorsi giorni, si era fatto il nome del generale Sergio Costa al ministero dell’Ambiente.

“Accetto con orgoglio la candidatura a Ministro dello Sviluppo economico resa pubblica da Luigi Di Maio oggi – ha scritto Fioramonti sulla sua pagina Facebook -. Sono cosciente della grande responsabilità che pertiene all’incarico e dell’importanza di un approccio nuovo allo sviluppo sostenibile per il Paese. Finalmente la possibilità di mettere in pratica ricerche che conduco da oltre un decennio. #loradelriscatto”

Fioramonti ha ottenuto la cattedra di ordinario di Economia Politica in Sudafrica a 35 anni, dopo essere andato via dall’Italia. “Mi fu spiegato che nel mondo accademico italiano esistono delle regole non scritte ma che tutti conoscono – aveva raccontato al Fatto Quotidiano nell’ottobre del 2016 -. La prima è che bisogna aspettare il ‘proprio’ concorso’. Ovvero, salvo eccezioni, i concorsi sono banditi per qualcuno in particolare. La seconda, è che non ci si presenta a un concorso a meno che non si sia stati invitati a farlo”. Dopo l’assegnazione della cattedra, Fioramonti ha fondato il Centro per lo studio dell’innovazione nella governance, una collaborazione scientifica tra il governo francese e quello sudafricano, ha pubblicato 10 libri, tra cui “Presi per il Pil” (con prefazione di Enrico Giovannini, già presidente dell’Istat e ministro del Lavoro).

L’incontro tra il Movimento 5 Stelle e Fioramonti risale al 2017, durante un convegno sullo sviluppo economico e il benessere sociale organizzato dal deputato a 5 Stelle Giorgio Sorial. Per l’occasione, Fioramonti aveva portato il suo cavallo di battaglia secondo cui il pil non è più un indicatore idoneo a orientare le scelte politiche ed economiche di una nazione, concetto approfondito nel libro “Presi per il Pil”, presentato qualche settimana prima a Roma assieme all’economista Jean-Paul Fitoussi e a Giovannini.

Sempre negli stessi giorni, aveva presentato il suo libro alla Luiss (assieme a Fitoussi) il Pil è “una misura anacronistica e fuorviante, che crea incentivi perversi” e quando si usa in modo perverso diventa un rischio per la democrazia, perché “se le persone non possono co-definire le regole attraverso cui funziona il sistema, rimarremo sempre con una democrazia azzoppata”.

Candidato nel collegio uninominale a Roma per il Movimento, è consigliere del leader Luigi Di Maio e ora possibile ministro dello Sviluppo economico.


×

Iscriviti alla newsletter