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Pechino e Mosca puntano sui missili ipersonici. Le preoccupazioni degli Stati Uniti

stati uniti

La Cina e la Russia stanno superando gli Stati Uniti nella costruzione dei sistemi missilistici ipersonici, dicono alcuni funzionari del Pentagono e denunciano legislatori chiave come James Inhofe, repubblicano senior della Commissione Forze armate del Senato che ha detto durante una seduta: “In questo momento siamo indifesi”.

IL PUGNALE DI PUTIN

All’inizio di questo mese, il presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato proprio di un missile ipersonico “invincibile”, vantando gli sviluppi tecnologici acquisiti, in una dimostrazione muscolare durante il discorso alle camere riunite, che ha anticipato di pochi giorni il voto con cui è stato riconfermato presidente – Putin, infatti, vive anche di certa retorica, che spinge sul nazionalismo russo e calca la mano sullo scontro con l’Occidente.

Pochi giorno dopo il discorso alle Camere, alle parole erano però seguiti i fatti. Sputnik (network russo a diffusione mondiale, una delle armi del soft power del Cremlino) aveva diffuso il video di un test di precisione del missile ipersonico, denominato non a caso Kinzhal (pugnale). Lanciato da un caccia intercettore MiG-31, il volo del vettore si era concluso con il raggiungimento dell’obiettivo, centrato all’interno di un poligono militare nel Distretto meridionale. Il Kinzhal è un missile da crociera aria-superficie ipersonico, capace cioè di volare “dieci volte più velocemente del suono”, ma anche di mantenere “manovrabilità durante tutto il volo”. Per rendere l’idea, ciò vuol dire riuscire a decidere con precisione la traiettoria di un proiettile di circa otto metri che viaggia a oltre 3.400 metri al secondo. Secondo i russi, il missile sarebbe in grado di superare tutte le difese aeree esistenti e future, trasportando testate convenzionali e nucleari in un range di oltre duemila chilometri.

IL VEICOLO A PLANATA IPERSONICA DI PECHINO

La Cina a novembre scorso ha testato per due volte un missile simile: un avanzamento tecnico che segna i vari progressi di Pechino in ambito militare, i quali seguono sia l’ottica economico-commerciale (i cinesi vogliono diventare anche rivenditori di armi) sia quella politica e geo-politica con cui sostenere l’ambizione con cui il presidente Xi Jinping vuol portare il Dragone sul tetto del mondo.

A differenza del Kinzhal, il missile cinese (DF-17) è un vettore balistico (Mrbm), che supera cioè l’atmosfera per rientrarvi e acquistare maggiore velocità. A differenza dei tradizionali vettori balistici, il DF-17 si colloca però nella categoria dei veicoli a planata ipersonica (Hgv) poiché, dopo essere rientrato nell’atmosfera a un angolo più stretto, vola in planata spostando la parte finale della caduta balistica, il tutto a velocità ipersonica, superiore a Mach 5. Ciò rende il missile molto più imprevedibile, senza perdere manovrabilità, per un range che, nel caso del DF-17, può arrivare a 2.000 chilometri trasportando testate convenzionali e nucleari.

LE PREOCCUPAZIONI STATUNITENSI…

Nonostante i rispettivi programmi ipersonici siano conditi di una certa retorica tanto da Pechino quanto da Mosca, i livelli raggiunti preoccupano davvero gli Stati Uniti. Secondo Washington il missile russo ha ancora limiti di funzionalità, mentre quello cinese dovrebbe essere pronto e operativo per il 2020. Al confronto, gli Stati Uniti sono effettivamente indietro, ha spiegato Thomas Karenko, direttore del programma missili del Center for Strategic and International Studies, aggiungendo che gli americani non sono nemmeno al passo con sistemi di difesa adeguati (in particolare, per l’esperto, sarebbe inadeguata la copertura di satelliti spaziali). “Una delle ragioni per cui non abbiamo dato la priorità alla minaccia ipersonica è che siamo stati lenti ad apprezzare non solo il problema di Russia e Cina, ma il problema missilistico di Russia e Cina”, ha detto Karako a The Hill, ricordando che sia la National Defence Strategy che la Nuclear Posture Review hanno inquadrato Pechino e Mosca come “potenze concorrenti”.

“Non abbiamo alcuna difesa in grado di negare l’impiego di questo tipo di armi contro di noi”, ha invece ammesso di recente il generale John Hyten, capo dell’US Strategic Command. “La risposta – ha aggiunto il generale – dovrebbe dunque essere nella nostra forza di deterrenza” che comprende anche le capacità nucleari. L’altro aspetto su cui lavorare, ha rimarcato Hyten, sono “migliori capacità sensoristiche e di tracciamento per essere sicuri di riuscire a identificare e a rispondere a questo tipo di minacce”. Poi occorre sviluppare “testate più distruttive da mettere in cima ai nostri intercettori così che siano sempre più letali”.

…E LO SCETTICISMO

Ma negli Stati Uniti c’è scetticismo (sia tra i politici che tra la popolazione) rispetto all’aumento di questo genere di armamenti. Lunedì, 40 legislatori democratici, hanno inviato una lettera aperta al presidente Trump in cui scrivono che “chiedere l’aggiunta di nuove armi e capacità di armi al nostro arsenale ed espandere il ruolo delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti impone significativi oneri economici e mina decenni di leadership degli Stati Uniti per prevenire l’uso e la diffusione di armi nucleari”.

LE TECNOLOGIE IPERSONICHE

Eppure la tecnologia ipersonica sembra rappresentare il futuro della missilistica, quantomeno nello scontro tra le grandi potenze. Aumentare la velocità fino a superare Mach 5 vuol dire infatti essere in grado di penetrare i sistemi di difesa ostili, rendendo inefficaci gli attuali assetti difensivi. Ciò perché la velocità ipersonica è generalmente associata al concetto di “manovrabilità”, e cioè alla capacità di decidere e modificare la traiettoria del vettore senza perdere spinta. Il Kinzhal russo e il DF-17 cinese rappresentano gli esempi delle due principali applicazioni della tecnologia ipersonica ai missili. Il primo è un missile da crociera (Hcm), mentre il secondo un veicolo balistico (Hgv).

VENTI DI GUERRA

Poi c’è il risvolto internazionale di questa nuova competizione: secondo quanto analizzato sulla BBC Radio4 da Kori Schake, vice direttore dell’International Institute for Strategic Study, “siamo sulla soglia di una nuova era di guerra […] paragonabile all’inizio dell’era delle armi nucleari”: i trattati esistenti sul controllo delle armi sono minacciati, e allo stesso tempo emergono nuovi tipi di armi, senza nulla da regolamentare, spiega Jonathan Marcus, che per la BBC segue le faccende diplomatiche: “Vi è una crescente crisi nei regimi di controllo delle armi ereditati dall’era della Guerra Fredda, che minaccia di minare gli accordi esistenti. Allo stesso tempo, stanno emergendo nuove tecnologie come i droni, o quelle della cyber-war, le biotecnologie e [appunto] le armi ipersoniche, che non sono coperte dalle regole esistenti”.



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