I venezuelani sono sommersi da una crisi che sembra non avere fine. Il prossimo 22 aprile ci saranno le elezioni presidenziali, ma le condizioni previste dalla legge favoriscono l’unico candidato che è riuscito a coprire i requisiti presentati dal Consiglio Nazionale Elettorale per correre: Nicolás Maduro.
IL DELFINO DI CHÁVEZ
Tutti ricordano Hugo Chávez, il leader della rivoluzione del Socialismo del XXI secolo in Venezuela, morto il 5 marzo del 2013. Nell’ultima apparizione pubblica, in cui ammise di dovere lasciare il potere per occuparsi della propria salute, disse ai suoi sostenitori di seguire Maduro, amico e pupillo. Ma chi è Nicolás Maduro? Che cosa faceva prima di diventare l’erede di Chávez e come influisce la sua personalità nel regime al potere in Venezuela?
L’INCHIESTA
Tutti i dati sulla sua vita sono contenuti in un’unica biografia (non autorizzata), pubblicata nel 2013 da Random House, poco dopo l’arrivo alla presidenza. “De verde a Maduro. Il successore di Hugo Chávez” di Roger Santodomingo è un’inchiesta giornalistica che indaga sul personaggio Maduro attraverso interviste con lui stesso, familiari, collaboratori e avversari politici. Il libro racconta aspetti sconosciuti della sua vita come uomo di sinistra, con un passato da autista di autobus e rockstar; i suoi studi a Cuba e la fede nel guru Sai Baba.
L’AUTORE
Santomingo è uno scrittore, giornalista e produttore cinematografico e televisivo venezuelano. È fondatore e direttore della startup CITIZENZ ed è stato producer del programma Efecto Naim. In un’intervista con Formiche.net spiega gli aspetti più importanti del carattere di Maduro e quelli che secondo lui potrebbero essere gli scenari futuri in Venezuela. Con o senza Maduro.
Nella biografia di Maduro lei sostiene che il presidente venezuelano non ha mai avuto idee proprie. Come definirebbe Nicolas Maduro e quali sono gli aspetti più importanti della sua storia di vita?
Dico quello che la sua storia personale dimostra, che non è un uomo d’idee ma di grande concentrazione, di focus. Non ha mai detto nulla di originale che possa ispirare una forma diversa di capire il mondo, né ha scritto una sola frase che possa diventare un aforisma, ma sì un meme che lo fa bersaglio del ridicolo. E neanche questo, essere bersaglio del ridicolo, è una sua idea. È un’idea di Chávez e lo facevano anche i populisti prima di lui per identificarsi con i più svantaggiati, con chi non ha istruzione, per presentarsi come uno di loro e contro un élite. Maduro è una persona con molto “grit”, che non rinuncia agli obbiettivi […]. In lui tutto, ideologia, spiritualità, balli in televisione, è impostato. Non ha altro obiettivo che sopravvivere alla morte politica, eternizzandola per forza, arricchendosi lui e la sua famiglia.
La personalità di Maduro influisce in qualche modo nella crisi del Venezuela?
Certo. Siamo davanti ad una persona che non rinuncia al potere nonostante l’enorme sofferenza e la grande tragedia umana che sta provocando. L’ambizione di potere che ha è criminale. Simulerà sempre il dialogo per cercare di andare avanti. Prima lo aveva fatto per ordine di Chávez, oggi lo fa per lui stesso. Non gli interessa che c’è gente che muore di fame, di malattie curabili, di gente che muore per colpa della criminalità e dei suoi sbirri.
Quando scrisse “De verde a Maduro”, pensava che un ex autista di autobus potesse restare tanto tempo al potere?
Avevo i miei dubbi, come molti. Ma ho sempre pensato che avrebbe portato a termine il periodo presidenziale e il Venezuela avrebbe cominciato una transizione verso la democrazia. Ho sbagliato. Succede, nelle dittature, che il potere passi da un uomo forte a uno dei più moderati, senza troppe ambizioni di potere o obbiettivi personali, perché continui. C’erano indizi che Maduro potesse essere quella persona, perché non era militare, aveva esperienza da politico e abilità per interagire con l’opposizione. Ha però prevalso il lato fanatico di Maduro, mafioso, un successore del leader carismatico – alla Stalin – come figura grigia e sottostimata che s’impone.
Quando pesa ancora la figura di Hugo Chávez nel mantenimento del chavismo (e di Maduro) al potere?
All’inizio si è appoggiato nella figura quasi religiosa di Chávez, aveva cercato di farne una religione politica e di essere lui l’inviato in Terra. Ma il velo religioso è caduto. Chávez si è estinto mano a mano che la cruda realtà del legame stretto con la corruzione è diventato sempre più evidente. Solo un cinico o ingenuo può crede che l’eredità di Chávez vive ancora nel cuore del popolo […]. Quello che al popolo manca dell’era di Chávez è il prezzo del petrolio e la possibilità di mangiare bene. Oggi Maduro è ancora al potere per lo stato di povertà del Paese, la distruzione delle istituzioni democratiche, l’incapacità del sistema internazionale e soprattutto le armi dei militari.
Gli Stati Uniti – e anche l’Italia – si sono resi disponibili per l’apertura di un canale umanitario con medicine e alimenti in Venezuela. Maduro, però, dice che non esiste tale crisi umanitaria. Quale può essere il ruolo della comunità internazionale nella risoluzione di questa situazione?
Adesso Maduro è isolato. Le sanzioni hanno effetto, ma limitato. Primo, perché non c’è una vera minaccia di azione militare che le faccia compiere, come è successo in Iran o Corea del Nord. Secondo, perché Russia e Cina sono dentro il Venezuela, e insieme a Cuba controllano le risorse, per cui un blocco alla vecchia maniera è impossibile. Maduro usa i venezuelani come ostaggi, e più li fa soffrire, più aspetta di trarre vantaggio dalla comunità internazionale. Solo se cade Maduro e comincia un processo di transizione potrà aprirsi lo spazio per un canale umanitario.
In Europa esistono ancora leader politici che parlano del Socialismo del XXI secolo come modello. Che cosa puoi dire alle iniziative internazionali che sfruttano la delusione verso i partiti politici tradizionali e la retorica populista?
Sono sorpreso di come persone intelligenti come Bernie Sanders negli Stati Uniti riescono a sbagliare con Maduro, dicendo che è vittima del blocco economico americano, che non esiste perché gli Usa continuano a comprare petrolio e vendono quello che il Venezuela chiede. Anche Corbin nel Regno Unito usa la retorica che giustifica le atrocità del regime puntando il dito contro l’oligarchia di destra e golpista. Io non so se in Venezuela esiste la destra, ma l’oligarchia, le persone arricchite, sono quasi tutti al governo e violano la Costituzione. Sono settori progressisti che hanno visto sempre con buon occhio Cuba, nonostante la dittatura feroce. Loro giustificano qualsiasi cosa perché, prima Chávez e dopo Maduro, si presentano come nazionalisti, anti-imperialisti, gente del popolo.
Che cosa può succedere in Venezuela dopo le elezioni del 22 aprile?
Le elezioni saranno un grande simulacro, un atto di propaganda che si userà dentro e fuori dal Venezuela come scusa per accentuare l’egemonia. Non resterà che aspettare la reazione del popolo e se questa riesce d essere organizzata dall’opposizione interna in Venezuela. La sfida dell’opposizione è enorme.