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L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia mette in scena il tardo romanticismo

romanticismo

A ragione di viaggi in largo e in un lungo per l’Italia, riferisco in ritardo di un concerto davvero straordinario ascoltato il 21 febbraio nella sala Sinopoli nell’ambito della stagione cameristica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia:una serata dedicata al tardo romanticismo tedesco: due degli ultimi lavori di Richard Strauss, il sestetto per archi con cui viene introdotta l’opera Capriccio del 1942 e Metamorphosen del 1945 e uno dei primi lavori di Schönberg del 1899 quando l’autore aveva 25 anni e prima che il compositore teorizzasse e sperimentasse la dodecafonia. È stata un’ottima scelta programmatica accostare i due brani di Strauss con il poema sinfonico di Schönberg. Nonostante tra i primi e il terzo passino oltre 40 anni, le tre composizioni respirano l’aria tardo romantico. Il ‘sestetto’ con cui si apre Capriccio appare sereno, ma si avverte che siamo in piena seconda guerra mondiale ed introduce un’opera che si svolge nei pressi di Parigi pochi anni prima della rivoluzione e descrive in un’astuta parabola la fine dell’ancien régime. Analogamente, la Verklärte Nacht (Notte Trasfigurata) di Schönberg è il segno della fine di un secolo e di un amore. Schönberg riprese l’omonima poesia di Richard Dehmel, un poeta tedesco la cui qualità poetica è dubbia; me che incontrava i gusti del pubblico a lui contemporaneo. La poesia narra la vicenda, avvenuta in una notte al chiaro di luna, di una donna che confessa al suo uomo di portare in grembo un figlio non suo, e ne riceve conforto. Schönberg non affidò il testo al canto ma lo rese in forma di concerto sinfonico.

L’unità stilistica dei due brani viene esaltata dal Sestetto Stradivari – costituito da professori dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e già più volte ospite della stagione da camera di Santa Cecilia. Metamorphosen, una composizione in un unico movimento per la quale Strauss prese ispirazione dagli sconvolgimenti sociali e politici determinati dalla seconda guerra mondiale il nesso con il sestetto iniziale di Capriccio è, quindi, molto forte. È un brano per soli archi, con elementi tematici in continua mutazione, in una metamorfosi dolorosa, che esprime la disperazione per un passato lontano e irrecuperabile. Di questo brano, noto nella versione per 23 archi stampata da Bosey & Hawkes nel 1946, l’anno della prima esecuzione a Zurigo, il Sestetto Stradivari ha eseguito la versione per un organico di soli sette archi (con l’aggiunta quindi di un contrabbassista, frutto di una prima stesura rinvenuta in Svizzera nel 1990, e in seguito acquistata dalla biblioteca di Monaco.

Il concerto è stato davvero commovente per le sonorità tardo romantiche, al tempo stesso tondo e macere che esprimono non solo uno stile ma soprattutto un’epoca. Il Sestetto Stradivari si è costituito nel Dicembre 2001 in occasione dei concerti organizzati nell’ambito della Mostra Internazionale “L’arte del violino” tenutasi a Castel Sant’Angelo in Roma. Ne fanno parte David Romano e Marlène Prodigo ai violini, Raffaele Mallozzi e David Bursack alle viole e Diego Romano e Sara Gentile ai violoncelli ; per Metamorphosen si è aggiunto Antonio Sciancalepore al contrabasso. L’affiatamento, la coesione e la passione profusa per l’impegno hanno fatto sì che quello che doveva essere un evento occasionale si sia trasformato in un progetto di più ampio respiro che ora vede il Sestetto esibirsi per importanti istituzioni concertistiche nazionali ed internazionali. l loro primo disco pubblicato da VDM Records con i Sestetti di Tchaikowsky e Schönberg è stato shortlisted ai Grammy Award 2015. A breve sarà pubblicato il CD con i due Sestetti di Brahms per l’etichetta Novantiqua.



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