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Carcere più vicino per Lula. E all’esercito brasiliano non dispiace. Ecco perché

La Corte Suprema del Brasile ha respinto la richiesta di “habeas corpus” dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Secondo alcuni giuristi, non ci sono più ostacoli per l’arresto di Lula, accusato di corruzione e favoreggiamento. L’ex presidente rischia una sentenza di 12 anni e un mese e potrebbe essere detenuto prima di martedì 10 aprile.

LA SERENITÀ DI LULA DA SILVA

La decisione di negare la richiesta di Lula è stata presa dalla Corte in una seduta-lampo, con uno stretto margine di voti, sei voti contro cinque. Dietro all’accelerazione del processo potrebbe esserci la popolarità di Lula Da Silva, che resta favorito nelle elezioni presidenziali del 7 ottobre in Brasile. “Se vogliono sconfiggermi, dovranno farlo nelle strade di questo Paese”, aveva dichiarato in un comizio Lula Da Silva. Tuttavia, la strada per fermare la nuova corsa verso la presidenza sembra essere diversa. Nonostante la decisione di ieri, l’ex presidente si è detto sereno e fiducioso.

LE ACCUSE: CORRUZIONE E RICICLAGGIO

Lula è accusato di avere ricevuto un appartamento di lusso a Guarujá, nello Stato di Sao Paulo, da una società di costruzione in cambio di favori per l’aggiudicazione di appalti pubblici. Il nome dell’ex sindacalista è anche in molti capitoli delle indagini di corruzioni della statale petrolifera Petrobras. A gennaio, Lula Da Silva è stato condannato per corruzione passiva e riciclaggio di 1,1 milioni di dollari attraverso la società OAS al margine dello scandalo “Lava Jato” e “Odebrecht”. Anche l’Istituto Lula, di cui sono soci i figli dell’ex presidente, è nel mirino della giustizia brasiliana.

LA DENUNCIA CONTRO NETFLIX

Lula da Silva nega l’accusa e sostiene che dietro al processo giudiziario c’è la motivazione politica di fermare la sua candidatura presidenziale con il Partito dei Lavoratori. L’ex presidente ha denunciato Netflix per la produzione della serie “O Mecanismo” che narra gli intrighi di corruzione attorno alla famiglia presidenziale e il partito socialista.

“Il popolo brasiliano ha il diritto di votare per Lula, il candidato della speranza, e la sua candidatura sarà difesa nelle strade e in tutti i casi, fino alle ultime conseguenze”, ha scritto su Twitter il Partito dei Lavoratori. Per il segretario della formazione politica, Gleisi Hoffmann “la presunzione di innocenza, questo diritto fondamentale […], non ha prevalso oggi per Lula. Questo è un giorno triste per la democrazia e per il Brasile”.

I sostenitori dell’ex presidente socialista hanno riempito le piazze brasiliane per manifestare contro la decisione della Corte, mentre i più conservatori sostengono che Lula da Silva è il volto principale della piaga di corruzione che ha colpito l’élite politica del Paese.

LA POSIZIONE POLITICA DEI MILITARI

Secondo il New York Times, la vicenda giudiziaria di Lula Da Silva lancia alcune interrogativi sullo stato della democrazia brasiliana, a seguito del polemico messaggio pubblicato su Twitter dal comandante dell’esercito del Brasile. Il generale Eduardo Villas Boas ha affermato la sua posizione a favore dell’accelerazione dell’arresto dell’ex presidente: “Rassicuro il Paese che l’esercito brasiliano condivide il desiderio dei cittadini per bene e respinge l’impunità, nel rispetto della Costituzione, la pace sociale e la democrazia”. Il messaggio è stato retwittato 15mila volte e ha avuto 40mila like.

La dichiarazione di Villas Boas “suggeriva come dovesse decidere il tribunale rispetto ad un tema che ha polarizzato il Brasile”, si legge sul New York Times, e porre fine al silenzio dei militari brasiliani su temi politici dal 1985. “Questo non è sicuramente buono – ha scritto, sempre su Twitter, l’ex procuratore generale Rodrigo Janot -. Se è come sembra, sarebbe inaccettabile un altro 1964”. Il riferimento è all’ultimo colpo di Stato del Brasile, che ha fatto nascere una dittatura di 20 anni.



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