La politica ha una caratteristica doppia ma non contraddittoria. Segue regole molto precise ed è imprevedibile. Dentro questo schema si capisce l’abilità di Silvio Berlusconi, di esperienza dal ’94 ad oggi ne ha macinata non poca. Il raid degli alleati in Siria determina con tutta evidenza una novità enorme nel quadro istituzionale e non serve uno sforzo di fantasia per immaginare gli occhi sgranati di tutti i vertici italiani nel leggere in mattinata le dichiarazioni di Salvini e Paolo Romani.
Neppure Putin ha speso parole così dure contro gli Stati Uniti. L’attacco militare non ha fatto un solo morto e tutte le base colpite erano state evacuate in tempo proprio grazie al dialogo costante avuto con il Cremlino. Se la Russia non può non fare dichiarazioni di facciata (neppure tanto gridate), l’estremismo della Lega (e dei suoi uomini già arruolati da Fi) non si capisce. Ed ecco infatti spuntare dal periferico Molise la voce dell’ex pluri-presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla posizione di Salvini la sua risposta è stata eloquente. “In queste situazioni è meglio non pensare e non dire niente”. L’alleato è stato bocciato in “abc di politica estera”. Il leader di Forza Italia ha buon gioco a spiegare quello che pure sarebbe chiaro a chiunque: “Si tratta di un attacco su obiettivi precisi contro siti legati alla produzione di armi chimiche che traduce il principio internazionale di condanna di queste armi”. Tornando alla politica interna, Berlusconi rilancia ancora e spiega come la crisi internazionale in Siria “spinga ad accelerare per dare con sollecitudine un nuovo governo italiano”. Dal Quirinale tranquillizzano che il Presidente Mattarella non modificherà la tempistica, ma neppure negano la rilevanza del fattore Siria. Berlusconi lo sa e infatti dice: “Io spero che ora ci si adoperi con sollecitudine per dare al Paese un governo nuovo che conti con dovrebbe essere sostenuto da una maggioranza larga. Non un governo di tutti. Io spero si possa trovare in Parlamento la maggioranza per un governo di centrodestra che rispetti voto italiani”. Dopo il bastone, ecco la carota per Salvini. Ammesso che davvero Salvini voglia un governo di centrodestra con i voti trovati in Parlamento. Dubbi legittimi.
Il dubbio si percepisce essere lo stato d’animo che alberga nel quartier generale di Luigi Di Maio. Il suo rapporto privilegiato con la Lega è oggetto di un attacco non militare, ma non per questo meno intenso. Il grande sforzo di mostrarsi tutore di un equilibrio internazionale basato sulla continuità, rischia di essere compromesso sia dalle pulsioni interne sia dalle fughe in avanti di Salvini.
Non sarà un caso ma la sua nota, pubblicata su Facebook, suona molto più vicina alla posizione di Gentiloni e di Tajani (per il riferimento alla centralità europea). “Siamo preoccupati – scrive il leader del M5S – per quel che sta accadendo e riteniamo che in Siria occorra accelerare con urgenza il lavoro della diplomazia, incrementando i canali si assistenza umanitaria. L’uso di armi chimiche, come ho già detto, è intollerabile ma mi auguro che l’attacco di oggi resti un’azione limitata e circoscritta e non rappresenti invece l’inizio di una nuova escalation. Restiamo al fianco dei nostri alleati, soprattutto perché in questa fase delicatissima credo che l’Ue debba avere la forza di farsi vedere compatta e unita, anche nell’invitare le Nazioni Unite a compiere ispezioni sul terreno in Siria affinché si accertino le responsabilità sull’uso di armi chimiche da parte di Assad. Su questo aspetto, in particolare, mi auguro – conclude Di Maio – che anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si mostri coeso”.
Poche ore prima c’era stata la dichiarazione “ufficiale” affidata ai due capigruppo, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. “L’evolversi dei fatti non consente di attendere oltre e richiede, a nostro avviso, una convocazione urgente già nelle prossime ore se non delle Assemblee, almeno delle Commissioni speciali, anche in sede congiunta, affinché il Presidente del Consiglio dei ministri possa informare le Camere dell’andamento della crisi e avviare una riflessione condivisa sull’evoluzione dello scenario nelle prossime settimane”.
La presidente del Senato, la Casellati che è espressione del partito di Berlusconi, li ha ascoltati precedendo il grillino Fico. Paolo Gentiloni riferirà martedì al Senato. Una buona occasione per sentire dentro l’Aula di palazzo Madama la voce del senatore Salvini che in queste ore da catalizzatore di una possibile intesa si sta trasformando nel principale ostacolo. Chissà se per l’occasione tornerà il fiato a un altro senatore eccellente ma sin qui silenziosissimo. Parliamo dell’altro Matteo…