È anche “davvero molto arrabbiato”, il leader della Lega e gli sarà di conforto il like di Luigi Di Maio (!!). Alla sfrontatezza dei nuovi presunti leader non ci sono limiti. Doveva essere il governo del cambiamento ma per il momento stiamo assistendo al punto più basso della storia repubblicana della patria. Che senso ha il sovranismo se si manda in malora il regno? È evidente che qui non si tratta di inesperienza ma di un vero e proprio disegno che fa perno sul concetto di irresponsabilità.
Da settimane è in corso un inganno da parte di chi durante il giorno dice di voler fare un governo e la notte mina il terreno affinché salti tutta la costruzione.
Paolo Savona, che è economista eccellente e galantuomo come pochi, è finito suo malgrado in una guerra ad alta intensità voluta da Matteo Salvini contro Sergio Mattarella. La posta in gioco non è di certo la poltrona che fu di Quintino Sella.
Il professore sardo, già ministro e stretto collaboratore di Guido Carli, potrebbe superare le ostilità di Bankitalia ed essere accettato dal Quirinale. Ma mai così, con questo metodo della minaccia continua e reiterata. Quello che abbiamo visto in queste giornate non è il tentativo di portare Paolo Savona al Mef ma lo scrupoloso piano di fare di un celebre economista un kamikaze che esplode davanti alla figura del Capo dello Stato.
L’obiettivo ormai del tutto esplicito è quello di rovesciare il tavolo, di aprire una crisi istituzionale che non importa quanto grave sia ma che può facilitare il piano (al limite dell’eversione) di una campagna elettorale incendiaria contro Quirinale, Banca d’Italia ed Europa.
Non importa se l’Italia è ferma da mesi, fra campagna elettorale e stallo post-voto. Non frega a nessuno il fatto che le dichiarazioni di sfida del duo gialloverde hanno causato miliardi di euro di perdite (in Borsa, sui mercati e non solo per lo spread). Non fa impressione neppure la reazione di Confindustria (e Assolombarda) che pure sono una constituency importante, almeno per la Lega. No, tutto questo non conta. Salvini non sembra affatto interessato ad assumere l’onore e l’onere del governo. Le sue piroette iperboliche dimostrano che vuole esercitarsi nella sola arte in cui eccelle: la campagna elettorale. Ha scelto di tenere il paese in ostaggio e il presidente della Repubblica sotto ricatto. E tutto questo usando la figura nobile e rigorosa di Paolo Savona.
Lo spettacolo non ci piace. Peggio. Siamo arrabbiati davvero. Noi però, caro Salvini. Noi cittadini incolpevoli che paghiamo il prezzo dell’altrui irresponsabilità. Ora basta, per favore. Non se ne può più.
Se il governo non lo vuole fare, lo dica senza troppe finzioni e la si finisca con questo gioco delle tre carte. Dal default non si salva nessuno, neppure chi lo provoca.