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Dove va lo spazio italiano. Parla Roberto Battiston

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Tra big data e mini satelliti, l’utilizzo dello spazio sta vivendo una vera e propria rivoluzione. L’Italia può vantare un buon posizionamento a livello internazionale, ed è una condizione da preservare per potersi presentare da leader nel contesto europeo. Parola di Roberto Battiston, da poco confermato alla presidenza dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) per il prossimo quadriennio, intervenuto questa mattina alla giornata di apertura di Esri Italia 2018, l’appuntamento annuale dedicato alle tecnologie geospaziali. L’evento romano è stato l’occasione per fare il punto su alcuni dei fenomeni più innovativi in ambito spaziale, molti dei quali rappresentano “una chiamata alle armi” per il sistema-Paese, dalla ricerca all’industria, passando per le istituzioni.

LA RIVOLUZIONE DEI DATI

Uno degli elemento prorompenti dello Spazio 4.0 è l’enorme quantità di dati che arrivano da oltre l’atmosfera, un elemento utile per tante applicazioni sulla Terra (dall’agricoltura di precisione alla prevenzione di disastri ambientali) a patto che se ne riescano a ricavare informazioni. Ciò non è facile, poiché richiede la capacità di ricevere, processare e redistribuire gli ormai noti big data, come ricordato nel corso del convegno da Massimo Claudio Comparini, ad di e-Geos (joint venture Telespazio-Asi). Tutto questo è accompagnata da “un effetto sorpresa”, ha detto il professor Battiston. “Discutiamo in modo incrementale su quanti dati riceviamo dallo spazio, ma non sappiamo perché lo stiamo facendo, e mente lo facciamo scopriamo nuove applicazioni”, ha aggiunto. Ciò “assomiglia sempre di più alla ricerca scientifica”, verso “tecnologie che non sono prevedibili; una sfida che chiama in causa un nuovo modo di pensare, soprattutto per i giovani”. In tal senso, ha rimarcato il numero uno dell’Asi, “in Italia abbiamo capacità di formazione, educazione e ricerca incredibili, un’opportunità per mettere all’opera i nostri cervelli perché prima c’è l’uomo, e poi l’economia”.

IL NUOVO RUOLO DELL’ASI

Si tratta di “una vera e propria rivoluzione”, ha spiegato Battiston. Su di essa “sta convergendo lo sforzo pluridecennale dell’Agenzia spaziale italiana (che compie 30 anni quest’anno, ndr), diretto a dati e informazioni unici, massicci, incrementali e sempre più accurati”. Non a caso, ha ricordato, la legge di riforma della governance spaziale, approvata allo scadere di legislatura, “ha aggiornato lo Statuto dell’Asi aggiungendo in più punti l’espressione and application tra i propri compiti; questo vuol dire che da qualche settimana abbiamo un ruolo che prima potevamo intuire, ma che ora è stato normato”, e che riguarda “il contributo alla variegata, complessa e frammentata utilizzazione del dato satellitare”. Così, ha rimarcato il presidente dell’Agenzia, si passerà per “una riorganizzazione interna, in particolare per l’unità che si occupa di Earth observation and applications”. Inoltre, “stiamo creando nuove capacità per fare la differenza, in collaborazione con le grandi utenze, dalla Protezione civile all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), fino ai nuovi utenti, anche più piccoli”. Si tratta, ha aggiunto Battiston, di “imparare come contribuire agli investimenti e alle strategie necessarie, così come abbiamo fatto con successo per i settori dei lanciatori, dei satelliti e dei servizi a terra”.

DALLA MISSIONE PRISMA AI PROGRAMMI EUROPEI

A tutto questo si aggiunge il contesto europeo. Il Quadro finanziario pluriennale (Mff 2021-2027) proposto dalla Commissione europea prevede 16,235 miliardi di euro per lo spazio, compreso il rifinanziamento dei maggiori programmi continentali: Copernicus per l’osservazione della Terra, e Galileo per l’autonomia strategica nella navigazione satellitare. Su entrambi, l’Italia gioca un ruolo notevole, sia con l’Asi, sia con l’industria nazionale. Le prospettive future sulle sentinelle di Copernicus (i satelliti che formano la costellazione) “sono interessanti per la nostra industria, soprattutto per le capacità relative all’iperspettrale ,che abbiamo maturato con la missione Prisma”, in partenza alla fine dell’anno e sviluppata da un consorzio di industrie italiane guidato da OHB Italia e da Leonardo. Il programma, che prevede un sistema di osservazione della Terra state-of-the-art mediante strumenti elettro-ottici e un sensore iperspettrale con una macchina fotografica a media risoluzione sensibile a tutti i colori, “rappresenta una capacità pre-operativa e di studi di valutazione molto importante”, che permette al nostro Paese di “puntare all’Europa sui Sentinel in iperspettrale”, ha spiegato Battiston.

DALL’ARGENTINA PER LA BANDA L

Parallelamente, c’è il settore della banda L, su cui potrebbe concentrarsi un’altra missione Sentinel di Copernicus. Anche in questo caso, l’Italia mira a presentarsi in Europa con “un’eredità importante, costituita dal satellite argentino SaoCom, in banda L, che partirà quest’anno fornendo informazioni rilevantissime e mancanti sullo spettro informativo”. L’anno prossimo, ha aggiunto il presidente dell’Asi, “partirà il secondo SaoCom in banda L, dotato come il primo di un’antenna di 15 metri; essi si uniranno al sistema Cosmo-SkyMed”, programma italiano di osservazione satellitare per scopi duali, che conta attualmente quattro satelliti in orbita e che vede in prima fila le due joint venture di Leonardo: Thales Alenia Space e Telespazio. Con i due satelliti SaoCom, prenderà vita il sistema Siasge, frutto degli accordi siglati tra Italia e Argentina, e pronto “a guardare con un certa frequenza la terra grazie a una costellazione di sei satelliti in banda X ed L”.

LA SECONDA GENERAZIONE DI COSMO-SKYMED

Tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, verrà inoltre lanciato il primo satellite della second generation di Cosmo-SkyMed. Nel 2020 partirà il secondo a bordo del primo Vega C, la nuova versione del piccolo lanciatore made in Italy realizzato da Avio, l’azienda di Colleferro guidata da Giulio Ranzo. “Ora – ha aggiunto Battiston – siamo in fase di discussione per preparare le condizione per fare il terzo e il quarto”. In prospettiva, “nel 2025 dovremmo avere quattro satelliti operativi della seconda generazione, più il sistema Siasge in fase di passaggio tra i primi due i secondi”. Tutto questo, ha notato Battiston, permette di poterci presentare in Europa forti di “un servizio consolidato e di prospettiva”.

IL SETTORE DEI MINI SATELLITI

Ma da notare c’è anche l’avvento dei mini satelliti. “Non possiamo non considerare fondamentale tale cambiamento strategico”, ha detto il numero uno dell’Asi. Stiamo rapidamente passando “dalle grandi infrastrutture, costose e lente nell’approvazione e nei finanziamenti, a oggetti più agili, costruiti on demand e tailor made, cioè realizzati sulle necessità del cliente”. Così, ha aggiunto Battiston, “fare una costellazione di cento satelliti sta diventando fattibile in due anni, ed era qualcosa di impensabile solo cinque o dieci anni fa”. Ciò rappresenta “una chiamata all’armi, per l’Asi e per l’industria, per capire cosa fare e per impadronirsi delle tecnologie adatte”. Anche in questo caso, però, non partiamo da zero, anzi. Due anni fa, l’agenzia spaziale ha approvato il processo Platino, e qualche mese fa ne ha affidato la realizzazione a una filiera industriale guidata da Sitael, azienda del gruppo pugliese Angelo Investments (la holding guidata da Vito Pertosa). Il progetto, che vede la partecipazione anche di Thales Alenia Space, Leonardo e Space Engineering (controllata di Airbus), è ideato per permettere all’Italia di conquistare il segmento dei mini satelliti (di massa compresa tra 100 e 500 Kg) attraverso la realizzazione di una piattaforma che assicuri flessibilità operativa. Platino è pensato per poter svolgere tutte le missioni “Earth based” in orbita bassa, dall’osservazione radar a quella ottica, dalle telecomunicazioni all’intelligence elettronica. Con massa totale pari a 200 Kg, potrà trasportare payload di 80 Kg per missioni oggi riservate alla classe media (fino ai 1.000 Kg), con evidenti risparmi. I primi satelliti, ha detto Battiston all’evento Esri Italia 2018, “sono previsti per l’anno prossimo”. L’obiettivo, ha concluso, è “mantenere l’industria up to date in un settore strategico”.


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