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Perché il sovranismo di Salvini e Di Maio andrà al governo. Parla Paolo Becchi

paolo becchi

Se si andrà al voto, quando si andrà, le forze sovraniste raggiungeranno una percentuale altissima di consensi e a quel punto il Capo dello Stato cosa farà? Porrà nuovi veti sui ministri? Se lo chiede Paolo Becchi, filosofo e politologo un tempo molto vicino al Movimento 5 Stelle e attento osservatore dell’attualità politica, in una conversazione con Formiche.net all’indomani della crisi istituzionale che si è aperta dopo la rinuncia di Giuseppe Conte di formare un governo gialloverde. Secondo il professore, Di Maio non ha commesso nessun errore in queste settimane, resterà capo del Movimento 5 Stelle e assieme a Salvini potrebbero essere le prime forze sovraniste a governare l’Italia.

Professore, ieri si è aperta una crisi istituzionale senza pari?

Si tratta di una crisi istituzionale, e più precisamente in Italia si sta verificando un colpo di Stato, che avviene quando si cambia un sistema di governo in modo illegittimo. L’Italia è una repubblica parlamentare e la formazione del governo deve essere sottoposta alla fiducia del parlamento. Non si è mai visto che l’indirizzo politico venga dato dal Capo dello Stato, come è avvenuto in questo caso. Bene ha fatto Luigi Di Maio a parlare di impeachment del Presidente, per far pronunciare il parlamento e poi la Corte Costituzionale sul tema. Spero che anche Salvini si allinei in questa direzione e che, assieme al Movimento, portino avanti questa istanza.

Il Presidente Mattarella avrebbe dovuto, secondo lei, dare il via libera al nome di Savona all’economia?

Si è voluti arrivare allo scontro frontale, senza prendere in considerazione l’ultima dichiarazione fatte da Savona. Un conto è la dottrina e un conto il testo costituzionale. Mi chiedo, l’indirizzo politico viene dato dal Presidente della Repubblica o dal presidente del Consiglio? La Corte Costituzionale deve essere posta davanti a questo quesito fondamentale. Ieri siamo passati da una forma di governo parlamentare a una forma di governo presidenziale perché l’indirizzo politico non è dato dal capo del governo ma è subordinato al Capo dello Stato. Mattarela ha sempre detto di essere un organo di garanzia, un arbitro, invece ieri si è trasformato in un organo politico.

Non è la prima volta, però, che il Presidente della Repubblica pone il veto sul nome di un ministro…

Che la prassi in qualche caso abbia visto, soprattutto nella Seconda Repubblica, un maggiore interventismo del Presidente della Repubblica è vero. Però capisco bene che Scalfaro, di fronte alla proposta di Berlusconi di nominare Previti – suo avvocato personale – al ministero della Giustizia, dica no. Sappiamo cosa rappresentava Previti. Anche in quella occasione, però, Berlusconi non lo eliminò dalla lista dei ministri, ma gli cambiò posto e lo trasferì alla Difesa, quindi non si riuscì a decidere che non entrasse nel governo. Sembra che sia normale prassi, ma in realtà si tratta di casi eccezionali. Nella Prima Repubblica i Presidenti accettavano quasi sempre le proposte dei vari partiti senza interferire.

Sia la Lega che Il Movimento 5 Stelle hanno ripreso a fare campagna elettorale. Si inizia a parlare di nuove elezioni…

Non credo che ci saranno elezioni a breve termine, perché come è stata bloccata la nascita di un governo non si vede perché rimettere in moto la macchina elettorale per farne nascere un altro, fin troppo simile, a stretto giro. Che senso avrebbe, mi chiedo, far muovere di nuovo le forze democratiche quando poi la formazione di un eventuale governo viene fermata. Si andrà a votare probabilmente a fine anno, o addirittura l’anno prossimo.

Pensa che Salvini e Di Maio si presenteranno assieme, alle prossime elezioni?

Dipende da cosa succederà al voto di fiducia a Cottarelli. Se Berlusconi voterà la fiducia a un eventuale governo del Presidente, la coalizione di centrodestra non esiste più. E a quel punto Matteo Salvini avrebbe le mani libere.

Cosa intende?

Non tutto il male viene per nuocere. La posizione della Lega era un po’ ambigua e, direi, anfibia. Da una parte si è lavorato con il Movimento 5 Stelle per la stesura del contratto di governo mentre dall’altra Salvini continuava ad essere il leader della coalizione di centrodestra. Questa situazione ambigua impediva a Salvini di avere le mani libere. Se Berlusconi decidesse di dare il sostegno a questo governo guidato da Cottarelli, si romperebbe l’alleanza e nel panorama politico italiano si delineerebbe il nuovo paradigma politico: sovranismo contro mondialismo (che da noi significa Europa, banche, elite).

Ci spieghi meglio.

Non esistono più la destra e la sinistra, non è più il tempo di una contrapposizione di questo tipo, e lo si vede da tempo. Ora il paradigma politico è sovranismo contro mondialismo, e le due forze che hanno raccolto gran parte dei consensi in Italia sono sovraniste, anche se con caratteristiche diverse: il sovranismo di Salvini è identitario, Lega nazionale contro i poteri forti, le imposizioni dell’Europa e delle nazioni come la Germania, dall’altra il sovranismo sociale del Movimento 5 Stelle. Da queste due forze nascerà il prossimo governo, è inevitabile e irreversibile, malgrado si cerchi di rimandare questa eventualità. Se fosse partito il governo Salvini-Di Maio, avremmo avuto il primo laboratorio politico della vittoria del sovranismo, che si sarebbe ripercosso nelle elezioni europee del prossimo anno. Per questo è stato bloccato, era troppo pericoloso che avvenisse e che cominciasse.

Intanto, però, nel Movimento 5 Stelle qualcosa si muove, lo stesso Di Battista ha detto di essere pronto a candidarsi nuovamente. Pensa che ci possa essere uno scontro per la leadership di M5S?

Non penso ci sarà uno scontro. Chiunque parli di contrapposizione tra le due anime del Movimento non conosce le sue dinamiche interne. Potrei sbagliare, perché da qualche tempo mi sono allontanato dal Movimento, ma quello tra Di Maio e Di Battista è un gioco delle parti in cui uno svolge un ruolo istituzionale e l’altro uno di piazza. L’M5S ha scelto il suo capo politico in Di Maio e io credo che lui non abbia commesso nessun errore, in queste settimane. L’unico, forse, è stato il tentativo di aprire una trattativa con il Pd, che avrebbe potuto creargli dei problemi, ma è tramontata ancora prima di iniziare. Mentre la trattativa con la Lega è proseguita, hanno lavorato ad un programma comune che ha avuto su Rousseau – organo ultimo e definitivo, parlamento del Movimento – la conferma e la legittimazione della base. Non credo che questo possa essere messo in discussione e credo che anche quelle regole – che, c’è da dirlo, sono sempre un po’ modificate a seconda delle difficoltà – che prevedono la non candidatura dopo il secondo mandato, saranno ridiscusse.



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