Giuseppe Conte ha rimesso l’incarico. Il comunicato del professor Paolo Savona non è bastato. I due leader di M5S e Lega non hanno voluto fare passi indietro e neppure il Capo dello Stato.
Per la prima volta nella storia repubblicana assistiamo ad una gravissima ed inedita crisi istituzionale che coinvolge l’istituto della Presidenza della Repubblica. Sergio Mattarella esce particolarmente ammaccato dal braccio di ferro con Salvini e Di Maio.
Da un lato ha assecondato oltremodo la formazione di un governo che certamente non sarebbe stato europeista ed atlantico e dall’altro ha scelto di dire di no alla designazione di una figura controversa ma anche autorevolissima e certamente non comprensibile come un “pericoloso rivoluzionario”.
Ora i due partiti possono dedicarsi ad una campagna elettorale infuocata e tanto più se la situazione economica e finanziaria del Paese dovesse peggiorare come è purtroppo plausibile.
Lo spettro è quello delle parole rubate a Massimo D’Alema in un ormai celebre fuorionda e che vaticinavano un esondante successo di Lega e M5S (“arrivano all’80%”).
Vedremo cosa accadrà e quale governo accompagnerà gli italiani al voto. Ormai però questo è un dettaglio. Il Quirinale sarà sotto assedio e la crisi finanziaria incombe sull’Italia molto più minacciosamente che nel 2011. Allacciamo le cinture di sicurezza.