Mentre i leghisti (ed anche i 5S?) premono per l’eliminazione immediata delle sanzioni alla Russia (come sarebbe scritto nel contratto di governo in fieri) Vladimir Putin ha violato, per la seconda volta in quattro anni, la sovranità dell’Ucraina con l’inaugurazione di un ponte che unisce Crimea e Russia.
LO ZAR CAMIONISTA
Presentandosi come un zar dei tempi nostri, il titolare del Cremlino ha esclamato ”Poekhali!”, in russo “pronti via!”, citando Yuri Gagarin, che usò la stessa espressione il 12 aprile 1961 montando a bordo della Vostok 1 per il primo volo dell’umanità nello spazio. Il presidente russo, invece, ha inaugurato con queste parole il ponte sullo stretto di Kerch, che unisce la Russia alla Crimea, definendo il progetto un’opera importante per lo sviluppo non solo della Crimea, ma dell’intera Russia meridionale. “Oltre 14 milioni di persone possono attraversare questo ponte ogni anno e oltre 13 milioni di tonnellate di merci possono essere spostate. Si tratta di un’enorme costruzione di infrastrutture, che è di grande importanza per lo sviluppo non solo della Crimea e di Sebastopoli, ma dell’intero sud della Russia. Quindi, per l’intero paese questo è un obiettivo molto importante e promettente”, ha dichiarato Putin dopo l’apertura del ponte.
LE REAZIONI
Da Kiev e Bruxelles sono arrivate le prime reazioni per stigmatizzare la sceneggiata di Putin. “I russi sono la potenza occupante – ha detto il premier ucraino Volodymyr Groysman -, che occupa temporaneamente la Crimea e continuano ad agire fuori dal quadro della legge internazionale”. Sulla stessa linea le dichiarazioni della Commissione Europea, secondo cui dopo quattro anni dall’annessione della Crimea, l’opera rappresenta “una nuova violazione della sovranità e dell’integrità territoriale” ucraina da parte della Russia, ha dichiarato una portavoce del servizio di azione esterna dell’Ue, evidenziando che la struttura è stata costruita “senza il consenso dell’Ucraina”.
E ROMA?
In Italia, nessun commento su questa vicenda che probabilmente resterà nell’ombra dei media mainstream impegnati a raccontare lo stallo minuto per minuto oppure a denunciare le stragi di Israele (ignorando le azioni di Hamas, ovviamente). Il fronte filo-Putin a Roma è oggi decisamente più forte con i partiti impegnati nella formazione del governo che sembrerebbero uniti e compatti nel rompere il fronte occidentale a sostegno del diritto internazionale e della sovranità ucraina. A denunciare questo rischio è stato Piero Fassino. Secondo l’esponente del Pd, nel contratto di governo di Lega e Movimento 5 Stelle sarebbe stata scritta la previsione – testualmente, secondo Fassino - “dell’immediata revoca delle sanzioni alla Russia”. Questo, aggiunge il responsabile esteri dei dem, “in un abborracciato paragrafo di sole 12 righe dedicato alla politica estera”. “Che una decisione così delicata possa essere proposta come immediata, unilaterale e incondizionata è cosa che non potrà che suscitare sconcerto e preoccupazione nelle cancellerie di mezzo mondo”, spiega Fassino. Difficile dargli torto. E il Putin camionista (quando l’amata ruspa?) non aiuta.