Quando l’ex premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, è uscito dal seggio elettorale della scuola Andrés Bello a Caracas domenica scorsa, non sperava di essere accolto con una pioggia di bottiglie e pietre. Urli e rimproveri. La guardia del corpo che lo segue ad ogni passo durante i soggiorni in Venezuela ha dovuto portarlo via dal retro del palazzo.
LA FINE DI ZAPATERO
L’ex leader socialista della Spagna è impegnato da anni come mediatore nel dialogo tra il governo di Nicolás Maduro e l’opposizione. Era uno dei pochi osservatori internazionali presenti nelle elezioni presidenziali del 20 maggio. Il corrispondente della tv colombiana NT24 ha chiesto a Zapatero il perché continua a credere in un processo elettorale respinto da circa 50 Paesi e l’Organizzazione di Stati Americani. “Perché è da molto tempo che sto qui e sono venuto a guardare”, ha risposto Zapatero, prima di salire sulla sua macchina blindata scappando dalla protesta.
L’INCONTRO CON PAPA FRANCESCO
E da Caracas Zapatero è volato in Vaticano. Secondo una nota della Sala Stampa vaticana, Papa Francesco ha convocato l’ex premier in udienza privata per informarsi su quanto sta accadendo in queste ore in Venezuela. Non sono stati forniti dettagli sull’incontro e i contenuti.
Sparito completamente dallo scenario politico spagnolo, Zapatero si è riciclato mediatore nella crisi venezuelana. Ma in Spagna si specula molto sulle vere motivazioni di questo impegno. Come scritto da Formiche.net nel 2017, l’agenda del mediatore sembrava unidirezionale: nella visita a Caracas di febbraio del 2017, come nelle precedenti, l’ex presidente spagnolo ha privilegiato gli incontri con rappresentanti del governo e non dell’opposizione. Ha visto Maduro; il ministro degli Affari esteri, Delcy Rodríguez; la first lady, Cilia Flores; il ministro della Segreteria presidenziale, Carmen Meléndez; e il sindaco di Caracas, Jorge Rodríguez. Entrava e usciva dal Paese senza difficoltà, mentre all’ex presidente Felipe González è stato vietato l’ingresso all’aeroporto di Caracas per assistere legalmente il prigioniero politico e leader dell’opposizione Leopoldo López. Quando Zapatero diventò speaker in conferenze dopo le elezioni del 2011, la prima conferenza è stata fatta in Venezuela: 40mila euro per una lezione sull’economia e la sua esperienza come presidente.
LO STUPORE DI MADRID
Dopo le elezioni di domenica, il governo spagnolo ha preso le distanze dall’ex premier e il ruolo svolto in Venezuela. Il ministero degli Affari esteri della Spagna ha qualificato di “inspiegabile” il tono conciliatore e comprensivo di Zapatero nei confronti del regime di Maduro. Sostiene che il suo tentativo di mediare nella crisi venezuelana “ha perso credibilità di fronte al popolo venezuelano e alla comunità internazionale”. “Abbiamo sostenuto Zapatero mentre esistevano ancora possibilità di fare rientrare nel margine democratico Maduro – spiega il comunicato -. Quelle speranze però non ci sono da molto tempo. Zapatero non ci rappresenta”.
…E L’ITALIA
Comincia dunque la ricerca di un nuovo mediatore per la crisi in Venezuela. Il regime di Maduro ha “cacciato” la delegazione americana dal Paese e si attendono nuove azioni da Washington. Il sito Deutsche Welle s’interroga sulla posizione dell’Unione europea dopo la rielezione di Maduro. Tra i Paesi europei soltanto la Spagna e la Germania hanno sconosciuto il risultato elettorale. Nel resto dell’Europa regna ancora il mutismo.
In Italia ce ne sono potenziali intermediari qualificati. L’interesse per il Venezuela ha portato il senatore Pier Ferdinando Casini e il deputato Manlio Di Stefano, per esempio, a toccare con mano la realtà venezuelana in due missioni a Caracas. Un mediatore italiano potrebbe farsi avanti, in nome della difesa dei diritti umani e la libertà, per il bene dei 150mila italiani residenti in Venezuela e il popolo venezuelano.