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Le sfide per l’Italia nella difesa comune secondo Crosetto, Magrassi e Tofalo

magrassi

L’Italia ha le carte in regola per poter essere nella “prima fascia” della Difesa europea, a patto che riesca a fare sistema-Paese armonizzando le istanze che arrivano dal mondo industriale, dalle Forze armate e dalle istituzioni. È quanto emerso dalle parole del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, del segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti Carlo Magrassi e del presidente dell’Aiad (la Federazione che riunisce le industrie del comparto) Guido Crosetto, intervenuti alla conferenza “Iniziative europee per la Difesa: una opportunità per il sistema Paese”, organizzata dalla Federazione presso Palazzo Guidoni, a Roma, sede di SegreDifesa. Mentre l’Aiad avanza la creazione di un proprio avamposto a Bruxelles per seguire da vicino i dossier della difesa comune, Tofalo ricorda la delega chiesta al ministro Elisabetta Trenta per la diffusione della cultura della sicurezza, in funzione di “un’attività di informazione prepotente” intorno ai temi della difesa. Nel frattempo, il generale Magrassi rilancia la “sinergia” tra tutti gli attori coinvolti, ribadendo la necessità di destinare maggiori risorse al settore per non rischiare di perdere competitività.

L’ITALIA IN “PRIMA FASCIA”

L’Italia vuole stare nella “prima fascia” e sedere nei “tavoli che contano” a livello europeo e transatlantico. Lo ha detto il sottosegretario Tofalo, riscontrando per il settore “una situazione particolare con delle condizioni particolari”. Oggi, ha affermato, “ci sono situazioni politiche per essere forti in ambito Ue e Nato”, ma per sfruttarle occorre “armonizzare” il dibattito pubblico interno su questi temi e riuscire a fare “sistema-Paese” tra settore pubblico, mondo industriale e Difesa. “Se uomini e donne tra civili e militari riusciranno ad armonizzarsi – ha rimarcato Tofalo – saremo in grado di parlare con una voce forte ai tavoli; abbiamo le carte in regola per affermarci tra i Paesi più grandi e contrastare i nostri principali competitor: come Francia e Germania”, che da tempo hanno mostrato l’intenzione di fare la parte del leone per risorse e programmi che si preannunciano allettanti.

PER UNA CULTURA DELLA DIFESA

Per evitare le mire di “competitor“, occorre ripartire da “una cultura della sicurezza e della difesa”, per la quale il sottosegretario ha ricordato di aver richiesto la delega al ministro Trenta. L’obiettivo è avviare una “prepotente” attività di informazione attorno ai progetti e alle scelte strategiche compiute nell’ambito della difesa, “aprendo ai nostri ragazzi le scelte che vengono prese, anche quelle più particolari”. Poi, su questa base culturale, c’è da costruire “il sistema-Paese”, coinvolgendo “le piccole e medie imprese” che contraddistinguo il contesto produttivo italiano. Un sistema del genere, ha aggiunto Tofalo, “si crea insieme, e da parte nostra c’è tutta disponibilità di fare bene. Abbiamo delle giovanissime start up che sono dei fiori occhiello per la nostra produzione tecnologia, se riusciremo a esportare i nostri prodotti non faremo che aiutare il nostro Paese”.

LA NECESSITÀ DEL SISTEMA-PAESE

E sulla necessità di “fare sistema” si è espresso con favore anche il generale Carlo Magrassi, che ha sottolineato l’esigenza di lavorare insieme per non perdere posizionamento nelle varie iniziative europee. L’European Defence Action Plan (Edap) e il Fondo europeo per la Difesa (Edf), che si potrebbe dotare di 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, “mettono in campo un elemento di novità: per la prima volta prevedono fondi dedicati al finanziamento della Difesa dell’Unione”, ha ricordato Magrassi. Ciò richiede “la massima sinergia possibile tra tutte le forze del Paese, governo e mondo imprenditoriale, affinché l’Italia possa sviluppare le opportunità per il settore della Difesa grazie alle iniziative europee”. Ad oggi, ha aggiunto il generale, l’Italia ha ottenuto un buon posizionamento, partecipando a 15 dei 17 progetti Pesco e guidandone 4. Sul lato delle risorse finanziarie, l’Italia è riuscita a orientare i progetti della Commissione anche sulle piccole e medie imprese. Proseguire questo lavoro “non sarà facile – ha detto Magrassi – dato che gli strumenti comunitari sono spesso macchinosi e complessi e vorrei che alla fine di questo processo, il settore industriale della Difesa sia più unito di oggi”. D’altra parte, le iniziative europee non sostituiscono gli sforzi nazionali, ma anzi chiedono ai singoli Stati un maggior impegno in termini di spesa nel settore. “Se non abbiamo risorse con cui giocare non potremmo andare avanti”, ha chiarito Magrassi, esprimendo il rischio di non sfruttare le eccellenze nazionali. In altre parole, “dovremo produrre prodotti molto validi e andare verso un sistema-Paese di qualità grazie all’integrazione di tutte le realtà, dalle imprese ai centri di ricerca, garantendo tutto l’aiuto e il supporto che deve essere dato”.

ESCLUDERE GLI INVESTIMENTI DAL DEFICIT DI BILANCIO

E per dare una scossa agli investimenti nel settore della difesa, il presidente dell’Aiad Guido Crosetto rilancia la loro esclusione dal deficit di bilancio. “Liberare risorse per contrastare Francia e Germania, nostri grandi competitor – ha spiegato – dà la possibilità al governo di decidere”. D’altronde, proprio la Pesco rappresenta “un tentativo di razionalizzare l’industria della Difesa europea; e quando si parla di razionalizzazione si tratta di riduzione dei contendenti”, ha ricordato Crosetto. In questo modo, “rischiamo di essere un vaso di coccio perché non abbiamo costruito un sistema, dal momento che abbiamo meno risorse rispetto a Germania e Francia e più difficoltà a reperirle”. Poi, c’è il tema della rappresentanza in sede europea. “Non abbiamo una classe dirigente Ue in grado di tutelare gli interessi italiani, e non dobbiamo fare lo stesso errore nel campo della Difesa”, ha evidenziato il presidente dell’Aiad. Per questo, ha aggiunto, “abbiamo proposto un avamposto a Bruxelles per cercare di inviare nostre persone lì prima di decidere dove mandare questi soldi”. Saranno coinvolte anche le piccole e medie imprese: “C’è già la volontà di Leonardo e di Fincantieri – ha spiegato – ad avviare rapporti con le pmi per cercare di aiutarle in questo processo e a settembre organizzeremo un convegno proprio su questo punto”.

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