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Sotto a chi tocca. Lo sceriffo Salvini ora a caccia di rom

Shock. È la parola chiave che da più parti si è levata dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini, che, attraccata la nave Aquarius a Valencia, ha spostato l’attenzione su un altro tema, molto sentito da sempre nel nostro Paese. “Al ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos”. Queste le parole del ministro dell’Interno, parlando a TeleLombardia. Una ricognizione sui rom per formulare un censimento, “un’anagrafe”.

Secondo il leader della Lega gli stranieri irregolari andranno “espulsi” attraverso accordi fra gli Stati, mentre per “i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”. Inoltre ha affermato di voler discutere con Giuseppe Sala, sindaco di Milano, della questione degli “sgomberi in alcuni quartieri popolari, penso a San Siro, a via Gola, a Chiesa Rossa”, ma anche “di campi rom”.

Le reazioni del mondo politico sono arrivate fin da subito. Ma Salvini ha prontamente risposto attraverso Twitter postando un articolo di La Repubblica: “Qualcuno parla di “shock”. Perché??? Io penso anche a quei poveri bambini educati al furto e all’illegalità”.

Insomma, torna alla mente la voce della senatrice a vita Liliana Segre che durante la fiducia al governo gialloverde ha ricordato i suoi anni nel campo di concentramento tedeschi, evidenziando come lì vi fossero anche rom e sinti oltre agli ebrei. “Mi rifiuto – ha detto durante la seduta al Senato – di pensare che la civiltà democratica possa essere sporcata da leggi contro i nomadi, se dovesse accadere mi opporrò con tutte le energie che mi restano”. “Io – ha aggiunto – ho conosciuto la condizione di clandestina, di richiedente asilo, ho conosciuto il carcere e la condizione di operaia. Non avendo mai avuto appartenenze di partito svolgerò la mia attività senza legami e rispondendo alla mia coscienza”.

A queste affermazioni però Salvini aveva risposto dichiarando infondate le paure espresse dalla senatrice: “Faremo di tutto perché rom e sinti rispettino le leggi nazionali, specie per quanto riguarda i minori sfruttati”.

Ma al di là delle forti dichiarazioni, di che numeri stiamo parlando? Secondo il Rapporto Annuale 2017 dell’Associazione 21 luglio sono tra 120 e 180mila i cittadini di origine rom e sinti in Italia, 26mila vivono in emergenza abitativa in baraccopoli formali (gestiti dalle amministrazioni locali) e informali (campi abusivi) o nei centri di raccolta monoetnici.

A incidere sui livelli di scolarizzazione contribuiscono in modo significativo sia le condizioni abitative sia la forte catena di vulnerabilità perpetrata dalle operazioni di sgombero forzato attuate in assenza delle garanzie procedurali previste dai diversi Comitati delle Nazioni Unite.

Roma detiene il primato del maggior numero di insediamenti presenti, 17 in totale di cui 6 formali e 11 cosiddetti “tollerati”. “Nella capitale – denuncia il Rapporto – nonostante le aspettative create a fine 2016 con la Memoria di Giunta e il ‘Progetto di Inclusione Rom’ presentato dalla sindaca Raggi che aveva come obiettivo il graduale superamento dei ‘campi’ presenti all’interno della città, nel 2017 non è’ stato di fatto avviato alcun processo di inclusione”. Il giudizio degli enti internazionali ed europei di monitoraggio sui diritti umani sostiene che nel 2017 l’Italia ha continuato a essere il “Paese dei campi”, “perseverando nell’utilizzo di politiche discriminatorie e segreganti nei confronti delle popolazioni Rom e sinti presenti sul territorio nazionale oltre che nelle persistenti operazioni di sgombero forzato”.

Il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla è intervenuto nel dibattito dopo le parole di Salvini: “Il ministro dell’Interno sembra non sapere che in Italia un censimento su base etnica non è consentito dalla legge”. Secondo il presidente dell’associazione sono pochi i Rom irregolari apolidi di fatto, quindi inespellibili, e ricorda anche “che i Rom italiani sono presenti nel nostro Paese da almeno mezzo secolo e a volte sono ‘più italiani’ di tanti nostri concittadini”.

L’agenzia Dire ha interpellato quindi un esponente dei Casamonica, famiglia rom della capitale.

“Salvini non mi fa paura, mi sembra una brava persona”, ma io “non ho niente a che spartire con lui: lui parla, fa il suo lavoro, ma con noi deve rigare dritto, non dire che viene a cacciare le persone”. A parlare Angela Casamonica che vive a Roma. “Noi siamo brava gente, la nostra famiglia si sta comportando bene. Noi siamo nati qua, Salvini ci vuole cacciare? Ma che vuole da noi? Non lo può fare: abitiamo qui da una vita, tutto il quartiere ci ha visti crescere, ci vogliono bene tutti”.

La questione ora è sul tavolo e il leader della Lega, a pochi giorni dall’insediamento dell’esecutivo, detta ancora l’agenda quotidiana dei temi da affrontare.

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