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Mondiali di calcio 2018, Putin alla prova del razzismo

“L’unico biondo in campo è Neymar”. La battuta, ripetuta in rete, è stata protagonista della partita Brasile-Svizzera dei Mondiali di calcio 2018 lo scorso 16 giugno. Il giocatore brasiliano, attaccante del Paris Saint-Germain, ha sfoggiato una curiosa chioma riccia tinta di giallo. E, in effetti, per un bel po’, è stato l’unico biondo della partita. Gli effetti della migrazione in Svizzera si riflettono anche sulla squadra nazionale di calcio: dei 23 giocatori convocati per quest’edizione della Coppa del mondo, sette sono di colore, molti altri meticci e sono un paio biondi.

Purtroppo, il tema del razzismo è tornato di moda in tutto il mondo. Il presidente russo, Vladimir Putin, vuole sfruttare i Mondiali di calcio per dimostrare all’opinione pubblica internazionale che il suo è un Paese aperto, moderno e tollerante. Eppure, gli episodi di razzismo in Russia sono stati tanti. A maggio del 2017 in un partito amichevole a San Pietroburgo il pubblico urlò frasi discriminatorie contro i giocatori francesi di colore. La Fifa punì l’Unione del Calcio russa con una multa di 30mila dollari. Poco prima della Coppa di Confederazioni, il sindaco di Sochi, Anatoly Pakhomov, fece una sfilata in cui la squadra del Camerun era rappresentata da uomini con il volto dipinto di nero che caricavano rami di banane. Più recentemente si è saputo che l’ex giocatore argentino Diego Armando Maradona sarà multato per un episodio razzista contro un tifoso coreano fuori dallo stadio Spartak a Mosca.

Il razzismo che rischia di appannare i Mondiali in Russia non si limita all’ambito sportivo. Prima dell’inizio dei Mondiali, la deputata russa Tamara Pletnyova, presidente del Comitato per famiglie, donne e bambini del Parlamento, ha consigliato alle donne russe di “non avere rapporti sessuali con stranieri non bianchi durante i Mondiali, perché rischiano di diventare madre single di bambini meticci”. Pletnyova, parlamentare del Partito Comunista del Kprf, ricordò che i bambini meticci soffrono la discriminazione dai tempi dell’Unione sovietica: “Una cosa è essere della stessa razza – ha aggiunto – è un’altra di essere di una razza diversa. Non sono una nazionalista, ma so che i bambini soffrono per questo”.

Secondo l’organizzazione Football Against Racism in Europe, in Russia si sono registrate 89 aggressioni di carattere razzista in Russia tra il 2016 e il 2017. La Fifa non ha tenuto in considerazione questo quadro al momento di scegliere il Paese come scenario per i Mondiali, ma è arrivato il momento di fare di più. In un articolo pubblicato dal New York Times lo scrittore Juca Kfouri invita alla federazione internazionale di calcio a compiere azioni più dure: “La Fifa non combatterà il razzismo nel calcio con campagne retoriche o multe ridicole. Sembra che, ad ogni modo, l’organizzazione ha mollato la lotta contro le manifestazioni di odio e si limita a sanzionare e dare suggerimenti. Il giorno che la tifoseria sarà punita con la sospensione di una partita per offese razziste, quel giorno arriverà il successo che non si è raggiunto con le multe. Dov’è il coraggio della Fifa?”.

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