Ipotesi di scivolamento ad est: superata. Impegno nelle missioni internazionali: da chiarire. Nodo sanzioni alla Russia: da scogliere. È il risultato dell’incontro a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che è giunto a Roma nell’ambito dei preparativi per il prossimo Summit dei capi di Stato e di governo, in programma a Bruxelles l’11 e 12 luglio. Dopo il vertice di ieri con il numero uno della Farnesina Enzo Moavero Milanesi, Stoltenberg ha fatto visita questa mattina al ministro della Difesa Elisabetta Trenta, già incontrata lo scorso giovedì per la ministeriale dell’Alleanza. Poi, il colloquio con il premier, per un viaggio che è parso motivato soprattutto dal desiderio di capire le intenzioni del nuovo governo italiano. Tra sanzioni e dichiarazioni, a preoccupare gli alleati c’era l’ipotesi di un pesante shift dell’Italia nell’orbita di Mosca, un’eventualità che pare ora smentita.
“L’ITALIA CONTINUERA’ A INVESTIRE NELLA NATO”
“Non vogliamo sottrarci alla responsabilità e agli impegni dell’Alleanza Atlantica”, ha detto Conte. “Come ho avuto modo di affermare con chiarezza sin dal discorso al Parlamento – ha ricordato il premier – l’Italia crede fermamente nell’Alleanza come pilastro della sicurezza europea e internazionale. Sin dalla fondazione della Nato – ha rimarcato – l’Italia ha investito molto, sia da un punto di vista politico, sia da un punto di vista finanziario; e continuerà a farlo”.
“CHIEDIAMO ALLA NATO DI CONCENTRARCI SUL FIANCO SUD”
“Pensiamo sia naturale che il nostro Paese possa svolgere un ruolo chiave per la sicurezza e la stabilità del fianco sud, un arco di instabilità che si estende senza soluzioni di continuità dal Mediterraneo al Medio Oriente”, ha detto Conte, ribadendo quanto già segnalato dal ministro Trenta la scorsa settimana a Bruxelles. “È da qui da che provengono le minacce più dirette alla sicurezza dei nostri cittadine”, tra cui “il terrorismo, i traffici di ogni tipo, la tratta di esseri umani e la proliferazioni di armi”. Così, è su questa regione che il nuovo governo (che su questo fronte pare in linea con il precedente) “ha chiesto alla Nato di poter essere maggiormente concentrata con i propri sforzi e la propria azione”. L’idea, è di continuare a operare “per sensibilizzare l’Alleanza sulla centralità del Mediterraneo allargato”, con un adeguamento che la Nato ha già intrapreso ma “che riteniamo debba essere rafforzato e accelerato”, con maggiore “pianificazione”, ma anche con “una più robusta attività di collaborazione e assistenza ai partner regionali”. In tal senso, l’Hub di Napoli può essere un utile punto di partenza. La Direzione strategica per il sud dovrebbe raggiungere la piena operatività nelle prossime settimane. “Speriamo che l’annuncio arrivi prima del Summit di luglio”, ha detto Stoltenberg. Si tratta, ha rimarcato Conte, di “un utilissimo snodo per la capacità dell’Alleanza di azione e collaborazione con gli altri partner nel Mediterraneo”.
“INCREMENTIAMO IL DIALOGO CON LA RUSSIA”
Ma tutti i riflettori erano, inevitabilmente, per il “delicato e complesso tema” (così l’ha definito Conte) dei rapporti con la Russia. L’annuncio di una più netta apertura da parte del nuovo esecutivo italiano, e soprattutto l’ipotesi di ritiro unilaterale delle sanzioni (ponendo il veto al rinnovo Ue), aveva preoccupato più di qualche alleato. Eppure, il vertice odierno sembra aver fatto rientrare l’allarme. “Dopo lo scoppio della crisi ucraina nel 2014, la Nato ha adottato un approccio a doppio binario: fermezza dei principi e deterrenza da un lato; e dialogo dall’altro. Noi – ha aggiunto Conte – confermiamo questo approccio”. L’Italia si concentrerà soprattutto sul secondo binario, rispettando tuttavia anche quanto è previsto dal primo. Lavoreremo “per incrementare le missioni del Consiglio Nato-Russia, per una più costante collaborazione tra i vertici militari così da evitare malintesi e potenziali escalation”. Difatti, ha rimarcato Conte, “la Russia è essenziale in molti teatri di crisi; senza il suo coinvolgimento è difficile, o impossibile, giungere alla loro soluzione in modo realistico e durevole”.
LA QUESTIONE DELLE SANZIONI…
Eppure, pare ormai chiaro che l’Italia spingerà anche sulla rimodulazione del regime sanzionatorio, che (è bene ricordarlo) è un tema da discutere in sede europea. Occorrerà solo capire come vorrà farlo, se di comune accordo con gli alleati o ponendo il veto al prossimo rinnovo di fine luglio, uno scenario che incrinerebbe senza dubbio la coesione europea. “Il dialogo con la Russia non può riguardare solo le istituzioni, ma nasce dal basso”, ha detto oggi Conte. “Le misure restrittive sono solo uno strumento all’interno di un quadro complessivo d’azione, non devono mai essere un fine, né devono reprimere lo sviluppo di relazioni tra la società civile”. In tal senso, ha spiegato il premier, “anche la Nato può dare il proprio contributo per l’apertura al dialogo e alla reciproca comprensione, nel mutuo interesse a per la stabilità e sicurezza europea e internazionale”.
…E IL NODO MISSIONI
Poi, risolta la questione della generale collocazione del nuovo governo, e confermata una postura atlantica che strizza l’occhio a Mosca (posizione che dovrà essere sempre ponderata con attenzione), resta il nodo delle missioni internazionali. Le storiche insofferenze delle due forze di maggioranza per l’impegno in Afghanistan e le recenti uscite di alcuni loro esponenti hanno fatto presagire l’ipotesi di un complessivo ridimensionamento della presenza all’estero, elemento che (a detta di tutti gli esperti) sarebbe deleterio per la credibilità internazionale del Paese. A fare chiarezza non ha aiutato il contratto di governo, che parla in termini molto vaghi di una “rivalutazione”. Inevitabile la preoccupazione di alleati e partner, anche perché l’Italia svolge in alcuni contesti un ruolo davvero essenziale. Oggi, Conte non ne ha parlato esplicitamente, se non per i riferimenti al rispetto degli impegni e della solidarietà dell’Alleanza. Ne ha parlato invece Jens Stoltenberg, che ha ricordato “l’eccellente lavoro” svolto dall’Italia in Afghanistan e Kosovo e si è detto “colpito dalla professionalità e dalla dedizione dei militari italiani”. Un riferimento non casuale, ma piuttosto un invito al nuovo governo a ribadire la partecipazione a una missione importante per l’Alleanza.