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Effetti Italia sulla Nato e Stoltenberg corre a Roma da Conte

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Continuità nell’incertezza. Così potrebbe essere riassunta la posizione italiana nella Nato, emersa dalla prima giornata della riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza, in corso a Bruxelles. Il debutto di Elisabetta Trenta non era certo facile, chiamata a rispondere ai molti dubbi arrivati dagli alleati circa la postura internazionale del nuovo governo italiano, tra l’annunciata apertura alla Russia (con annessa revisione delle sanzioni) e l’ipotesi di un ripiegamento dalle missioni internazionali. Anche per questo, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha spiegato che il prossimo lunedì sarà a Roma, per incontrare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il numero uno della Farnersina Enzo Moavero Milanesi e la stessa Trenta. “Non vedo l’ora”, ha detto il numero uno dell’Alleanza.

Intanto, nel corso della giornata a Bruxelles, il ministro italiano ha avuto una serie di colloqui bilaterali, tra cui quelli con i colleghi di Montenegro, Predrag Boskovic, e della Bosnia Erzegovina, Marina Pendes, e l’incontro con il generale americano Curtis M. Scaparrotti, Comandante supremo delle forze alleate in Europa.

LE PAROLE DELLA TRENTA

L’Italia “rispetta e onora sempre gli impegni presi, ma per quel che abbiamo dato finora e vogliamo continuare a dare, ritengo sia arrivato il momento anche di ricevere; è una questione di solidarietà”. Sono state queste, secondo quanto si apprende, le parole della Trenta, durante il suo intervento alla riunione, in riferimento alle missioni dell’Italia. Trenta, aggiungono le stesse fonti riprese da diverse agenzie di stampa, ha chiesto “che si rafforzi la volontà di una Nato più attenta al Mediterraneo” che dia sostegno all’Italia e anche all’Ue sulle “principali sfide che ci troviamo di fronte: lotta al terrorismo e lotta al traffico di esseri umani”. L’obiettivo, spiegano fonti vicino al ministro, “è fare in modo che l’Italia possa continuare a dare il suo contributo anche in un’area di nostro diretto interesse geo-strategico e cruciale per la sicurezza del Paese”. L’idea è dunque di far valere gli sforzi intraprese per riuscire a orientare la Nato verso interessi più direttamente vicini al nostro Paese. Un approccio tutto sommato in linea di continuità con quanto fatto dai governi precedenti, usando l’impegno nelle missioni internazionali come carta da giocare nella definizione delle priorità dell’Alleanza. Certo, ora che la postura nelle missioni internazionali potrebbe cambiare (su questo la linea del governo non è ancora stata chiarita, se non per una “rivalutazione” prevista dal Contratto Lega-M5S), tale capacità potrebbe venire meno.

IL RISCHIO DI RESTARE DA SOLI

Difatti, “ci sono due aspetti da rilevare nell’attuale rapporto tra la Nato e il nostro Paese”, ci ha spiegato Fabrizio W. Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano e dell’Atlantic treaty association. Primo, “non siamo mai stati così isolati in ambito Nato, e all’interno dell’Alleanza Atlantica stare da soli pesa”. In altre parole, rischiamo di essere “posti sotto osservazione in maniera più critica della Turchia, considerato che almeno Ankara rappresenta il secondo esercito Nato, e noi no”. Secondo, “dobbiamo renderci conto che i tempi sono cambiati e che non siamo più insostituibili come Paese, nonostante la nostra posizione geografica”. Di questo, ha aggiunto Luciolli, “la recente proposta di una base militare Usa in Albania ne è la conferma: un Paese che ha costi diversi dall’Italia e dove soprattutto non ci sono le contestazioni che hanno spesso accompagnato la presenza militare degli Stati Uniti da noi”. In particolare, sull’annunciata apertura a Mosca, “strillata dall’Italia, a raccoglierne i frutti potrebbe essere la Francia di Emmanuel Macron, che pur essendo d’accordo con noi, ci sta mandando in avanscoperta e potrebbe finire per prendersi i vantaggi fungendo da perno tra Washington e Mosca”.

LE PROSSIME MOSSE DELL’ALLEANZA

Nel frattempo, in vista del prossimo Summit dei capo di Stato e di governo del prossimo luglio, dalla ministeriale sono arrivati annunci importanti. Come spiegato dal segretario generale Jens Stoltenberg, l’Alleanza si doterà di un aumento del personale di circa 1.200 unità, nonché della creazione di due nuovi comandi: a Norfolk, in Virginia, con competenza sull’Atlantico; e a Ulm, in Germania, per facilitare i movimenti di truppe nel Vecchio continente. Parallelamente, prenderà il via la nuova “Readiness initiative”, il progetto promosso dagli Usa che è anche conosciuto con l’espressione di “Forur thirties”: avere a disposizione, entro il 2020, 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadroni aerei e 30 navi da guerra in grado di essere operativi in 30 giorni. “In un mondo più imprevedibile – ha detto Stoltenberg – abbiamo bisogno di assicurarci le giuste forze, al posto giusto nel momento giusto”.



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