Milano cede il testimone a Roma, e continua la settimana della rassegna dedicata al panorama della comunicazione digitale e social media. Il leit-motiv di quest’anno della Social Media Week è “Closer” (più vicino). Un titolo evocativo, che simboleggia il non poter fare a meno di quell’aspetto della nostra esistenza virtuale, mediata, connessa e che dir si voglia.
La rassegna si è aperta ieri alla Casa del Cinema di villa Borghese, tante sono state le tematiche su cui si è discusso in questo primo giorno: dal web marketing, al Guerrilla marketing, passando per “come creatività e bellezza ci salveranno” e continuando per “Tecnologia e strumenti social nel mondo dell’intrattenimento e dei parchi a tema” (tenuta da Stefano Cigarini amministratore delegato di Cinecittà World). Non potevano mancare le Case History del momento quali ad esempio “Big Data, Gdpr e Facebook: come cambia (o no) internet dopo il caso Cambridge Analytica”. Questi e tanti altri i temi discussi dai diversi relatori ed esponenti del mondo della comunicazione e dei new e social media, tra cui Domenico Tudini presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Massimo Lico ceo, visual Storytelling Academy Italia che, ha tenuto un seminario dal titolo “Visual Storytelling e instagram, un connubbio inevitabile per una comunicazione efficace del tuo brand”. Interessante è stato anche il workshop “Design Thinking for fashion: per progettare soluzioni tecnologiche nell’ambito del settore moda”.
Formiche.net ha incontrato a margine della manifestazione Sergio Vazzoler, consulente in comunicazione d’impresa e ambientale e partner di Amapola – Talking Sustainability, che ha tenuto uno dei seminari d’apertura insieme al giornalista Stefano Martello: “Quali soluzioni per far vivere la sostenibilità ambientale sui social media?”.
Dottor Vazzoler, lei ha parlato di comunicazione ambientale in tutte le sue declinazioni odierne a partire dalla sfera della comunicazione pubblica e privata.
Sì, la comunicazione in materia di sostenibilità ambientale negli ultimi anni sta crescendo grazie alla maggior attenzione da parte dei cittadini tanto in qualità di consumatori quanto di utenti di servizi pubblici. A fronte di questo interesse crescente non c’è però altrettanta consapevolezza nel distinguere i reali comportamenti sostenibili rispetto a messaggi artificiosi che cavalcano semplicemente una moda.
Per quanto riguarda le imprese, quanto è diffuso il fenomeno del greenwashing e come si può difendere il consumatore?
Sono ancora molte le aziende che utilizzano la sostenibilità ambientale per costruire un’immagine di sè positiva ma ingannevole sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da pratiche e comportamenti non corretti. E sui social è particolarmente facile scoprirlo in quanto si limitano a “far sapere” quanto di bello e green fanno su prodotti e processi ma non rispondono Tuttavia ci sono altre realtà aziendali, che nell’ultimo decennio hanno fatto della sostenibilità una regola o meglio un valore aggiunto per il brand e, tra l’altro, iniziano a utilizzare i social legando correttamente messaggi e comportamenti coerenti: il modo migliore per entrare nel vissuto delle persone.
Che posto occupa la green economy nelle imprese italiane allo stato attuale?
I dati Istat al riguardo sono più che confortanti e l’Italia è capo fila insieme ad altre realtà europee, checchè se ne pensi. Si passa finalmente dalla percezione al dato di fatto, tante aziende usufruiscono oggi dei finanziamenti europei per la diversificazione del mercato in molteplici ambiti produttivi, rispettando e adottando non solo certificazioni ma anche azioni dedicate alla Responsabilità Sociale d’Impresa che guardano all’economia circolare e il tutto consolidando i loro fatturati!