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Così l’Italia tende la mano alla Libia. La missione del ministro Trenta

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Stabilizzare il Paese e contrastare l’immigrazione irregolare, promuovendo “un approccio inclusivo” che coinvolga anche il generale Haftar (“che cercherò di incontrare”), testando l’ipotesi di una missione nel sud del Paese con un ricognizione “il prima possibile”, e sviando i tentativi di ingerenza che la Francia ha già palesato. È questa la tabella di marcia per la Libia spiegata dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che di ritorno dalla visita a sorpresa nel Paese nordafricano è atterrata nella serata di ieri all’aeroporto di Ciampino, concedendo una conferenza stampa che ha fatto maggiore chiarezza sulla strategia del governo. Segnali rilevanti erano già arrivati con le recenti visite a Tripoli del ministro dell’Interno Matteo Salvini e del capo della diplomazia Enzo Moavero Milanesi, a testimonianza di un impegno condiviso tra tutti i dicasteri coinvolti, per niente inclini a lasciare campo libero alle evidenti ambizioni francesi.

L’INCLUSIVITÀ DEL PROCESSO DI PACIFICAZIONE

“Oggi ho incontrato il governo legittimato dall’Onu, ma serve un processo inclusivo e significa che per arrivare alla stabilizzazione della Libia tutti i soggetti devono entrare nel processo”, ha spiegato la Trenta alla stampa presente nell’aeroporto militare romano. “Ecco perché, in un secondo tempo, cercherò di incontrare anche il generale Haftar”, ha annunciato il ministro. Intanto, dopo esser stata lunedì in Tunisia, ieri la titolare del dicastero Difesa, accompagnata dal capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano, ha incontrato l’omologo libico Najim Owida e il premier del governo di accordo nazionale Fayez al Serraj. Da entrambi, ha incassato gli apprezzamenti per il ruolo italiano nel Paese. “Abbiamo relazioni importanti e storiche su cui dobbiamo investire tutti, per la stabilità del Mediterraneo”, ha detto Owida. “Apprezziamo il lavoro dell’Italia e il vostro sostegno al fine di una partnership strategica, politica e di sicurezza tra Italia e Libia”, ha aggiunto al Serraj.

L’OBIETTIVO DEL GOVERNO

L’obiettivo dell’azione coordinata dell’esecutivo italiano resta chiaro: “Fermare il traffico di esseri umani e l’immigrazione irregolare”, aveva già detto in mattinata il ministro Trenta. In questo senso, “visto che mi ritengo una persona pragmatica – ha aggiunto – credo che l’Italia debba intensificare il suo sforzo ed è pronta a farlo, secondo le necessità e le esigenze del popolo libico”.

IL RISCHIO TERRORISMO

Questo è ancora più vero considerando che “l’immigrazione incontrollata e il terrorismo sono due facce della stessa medaglia: ce lo dicono i libici e noi siamo d’accordo”, ha evidenziato la Trenta. “Sappiamo anche che esiste un rischio, seppur minimo, che attraverso l’immigrazione incontrollata possano arrivare dei terroristi, perché il pericolo jihadista non può essere trascurato in Libia”, ha rimarcato riprendendo quanto già evidenziato dal premier Conte durante il recente Summit Nato di Bruxelles. “Per questo – ha notato ancora la Trenta – daremo tutto l’appoggio alla Libia per rafforzare la loro capacità operativa”. Non a caso, al premier al Serraj, il ministro italiano ha offerto “il pieno appoggio al processo di unificazione delle Forze armate, un processo che deve essere inclusivo e coinvolgere tutti gli attori di sicurezza che desiderano partecipare alla difesa dello Stato. Il monopolio della forza – ha aggiunto – deve essere dello Stato”.

CONTRO LE INGERENZE STRANIERE (SOPRATTUTTO FRANCESI)

A tal proposito, l’approccio italiano punta anche a superare con decisione le ambizioni dei francesi, che rispondono visita su visita ai viaggi dei ministri italiani, mostrando con chiarezza l’intenzione di coinvolgere nella propria sfera di influenza il Paese nordafricano. “L’Italia è vicina ai libici. Saremo vicini a loro, non davanti a loro: cercheremo anche di aiutarli a non rimanere vittime delle ingerenze che possono venire dal di fuori”, ha detto a tal proposito la Trenta. La stessa posizione era stata spiegata al premier al Serraj con riferimento all’ipotesi di elezioni entro la fine dell’anno, proposta francese già stoppata dall’inviato Onu Ghassan Salamé. “Parlare di nuove elezioni prima di non aver completato il processo di riconciliazione sarebbe un errore”, aveva detto Trenta. “Ci ritroveremmo ad avere gli stessi problemi, noi come Italia voi come Libia – aveva rimarcato – e questo bisogna farlo capire anche ad altri Paesi”.

IPOTESI MISSIONE AL SUD

Nel frattempo, si farà “il prima possibile” una missione di ricognizione nel sud del Paese, nella regione del Fezzan, particolarmente strategica per i vari traffici illegali che la attraversano. “La collaborazione nel Sud della Libia ci è stata richiesta ed è nostro interesse; cercheremo di organizzare una missione di ricognizione”, ha spiegato la Trenta da Ciampino. In tal senso, circa l’impegno militare nel Paese, “credo che siamo stati un po’ vittime di fake news, di notizie date da gruppi contrari alla stabilizzazione”. Così, ha rimarcato il ministro italiano, “abbiamo offerto anche la nostra disponibilità a fare una formazione sulla comunicazione. Daremo il nostro supporto e lo faremo nelle modalità che verranno richieste”.

I PROSSIMI PASSI

Così, con la due-giorni tra Libia e Tunisia, il ministro Trenta ha aggiunto un tassello significativo al lavoro con cui nelle ultime settimane ha cercato di dare profondità al programma Difesa del governo Conte, onestamente piuttosto striminzito se si considerano solo le sedici righe contenute nel contratto di governo Lega-M5S. Con segnali chiari circa la fedeltà all’Alleanza Atlantica, l’impegno nella Difesa europea e la continuità nelle missioni internazionali, per tutti gli altri dossier occorrerà aspettare qualche ora. Domani, 26 luglio, il ministro è atteso a Montecitorio per l’audizione di fronte alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, a cui presenterà le linee programmatiche del proprio dicastero. Nel pomeriggio, verrà raggiunta anche da Moavero Milanesi per fare il punto sul recente Summit Nato di Bruxelles.

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