Si stringe il cerchio del Russiagate, l’inchiesta che negli Usa è chiamata a far luce sulle interferenze di Mosca nelle scorse presidenziali che hanno decretato la vittoria di Donald Trump. E gli ultimi sviluppi dell’indagine lasciano presagire un ulteriore inasprimento dei toni politici, già resi incandescenti dalle prossime elezioni di midterm.
L’ACCUSA DI MUELLER
Il gran giurì convocato dal procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sulle ingerenze russe nelle elezioni presidenziali del novembre 2016, ha accusato formalmente 12 agenti dell’intelligence russa per i furti informatici ai danni del Partito democratico, nel corso di quella campagna elettorale.
L’OMBRA DELL’INTELLIGENCE DI MOSCA
Secondo quanto riferito dal dipartimento di Giustizia statunitense, che ha confermato le indiscrezioni di stampa, si tratta di agenti del Gru, il servizio d’intelligence delle forze armate russe. Le informazioni rubate e poi diffuse avrebbero danneggiato l’immagine del Partito democratico e la campagna elettorale della candidata Hillary Clinton, secondo i democratici. La decisione di Mueller creerà nuove tensioni con il presidente Donald Trump, atteso lunedì a Helsinki dal vertice con l’omologo russo, Vladimir Putin.
LA CONFERMA DI ROSENSTEIN
Il vicesegretario alla Giustizia, Rod Rosenstein, ha annunciato le accuse in conferenza stampa, affermando che “internet ha permesso ad avversari stranieri di attaccare l’America in modi nuovi e inaspettati”.
I SOGGETTI COINVOLTI (FINORA)
L’ufficio di Mueller ha finora accusato 20 persone e tre società, ottenendo cinque ammissioni di colpevolezza, tra cui quella del primo consigliere alla Sicurezza nazionale del presidente Trump, ovvero Michael Flynn, che lo scorso anno si è dichiarato colpevole di aver mentito all’Fbi sulle sue comunicazioni con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti.