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Tornano le espropriazioni in Venezuela in nome della “rinascita” economica. E in Italia c’è chi ci crede

Nuove “nazionalizzazioni” in Venezuela. Il governo del presidente Nicolás Maduro ha deciso di “occupare temporaneamente” la pianta di produzione dell’impresa transazionale irlandese Smurfit Kappa. L’accusa: presunti reati di speculazione, boicottaggio, contrabbando e minaccia contro la stabilità economica del Paese.

Due direttori della fabbrica di scatole di carta per imballaggi sono stati arrestati. Secondo la statale Sovrintendenza Nazionale per la Difesa dei Diritti Socioeconomici (Sundde), la compagnia, con sede nello stato di Carabobo, sarà soggetta ad una indagine perché “ha contribuito al sabotaggio della produzione nazionale. […] Non vogliono vendere prodotti a Industrias Diana (un’altra compagnia di alimenti espropriata nel 2008, ndr) e questo è un boicottaggio”. “La compagnia irlandese ha respinto le accuse: “Non hanno supporto. Smurfit Kappa opera in Venezuela dal 1986 con i più alti standard commerciali ed etici”. È presente in 33 Paesi e ha un fatturato di circa 1 miliardo di dollari. In Venezuela ha 2500 impiegati.

Con l’argomento del complotto economico, il regime di Maduro sta occupando diverse compagnie straniere. A luglio del 2016 ha preso il controllo dell’americana Kimberly-Clark e, da quel momento, la fabbrica è paralizzata. Nell’ultima settimana lanciò una nuova offensiva, con polizia e militari, per il controllo di fabbriche di alimenti, supermercati e altri commerci.

Il Fondo monetario internazionale ha previsto un’iperinflazione per il 2018 di circa 1.000.000% in Venezuela. Uno scenario catastrofico che, secondo il regime socialista, è frutto di un complotto internazionale che cerca di fermare l’esperimento politico venezuelano iniziato 19 anni fa.

Il prezzo di 25 prodotti saranno regolati e chiunque cerchi di alzarli (per pareggiare i costi di produzione) sarà detenuto. “Questo è il mio programma di ripresa economica, redatto con molta saggezza e strategia, ho grande fiducia sul nostro avanzamento, stiamo attaccando la speculazione e vinceremo”, ha dichiarato Maduro.

In Italia c’è chi ci crede (ancora) e sostiene la strategia economica di Maduro per risollevare l’economia venezuelana (qui l’articolo di Formiche.net sulle ultime riforme del Venezuela).

Sul sito L’Antidiplomatico, il direttore Fabrizio Verde firma un articolo nel quale elogia “la mano dura” del presidente contro la speculazione: “L’entrata in vigore della lista con venticinque prodotti a prezzo concordato – soprattutto generi alimentari – affiancata a riconversione monetaria, nuovo bolivar sovrano agganciato alla criptomoneta Petro, aumento dell’Iva (con l’esonero di tutti i beni di consumo di massa) e della benzina ora praticamente gratuita, oltre alla tassazione sulle grandi transazioni finanziarie segna il completamento di questa prima fase di recupero economico per il Venezuela”.

Dimentica Verde che sono tutte iniziative avviate in passato. Dall’eliminazione dei zero alla moneta (nel 2008) alla gratuità della benzina (il costo è così basso che molte stazioni di servizio non la fanno pagare da tempo perché non ci sono banconote per il resto). E che le nazionalizzazioni in passato hanno portato a uno stato critico di mancanza di cibo e medicina e la fuga di imprese e investimenti stranieri.

“Venezuela sotto attacco, non possiamo restare a guardare”, titola L’Antiplomatico. Il sito sostiene il governo di Daniel Ortega in Nicaragua e si fa eco di annunci e posizioni dell’organizzazione Hezbollah. Sul suo profilo Facebook, il direttore definisce Sergio Mattarella il “Presidente della Repubblica delle agenzie di rating”.

La Repubblica inserisce L’Antidiplomatico nella corrente di sovranisti, no-euro, “che guardano più al blocco russo-cinese che a quello occidentale. […] Un po’ comunisti e un po’ fascisti. Ci sono associazioni come Marx21 e Socialismo2000, siti come L’Antidiplomatico, che fanno da laboratorio ideologico; vengono diffusi appelli per la costruzione di una ‘sinistra nazionale e popolare’, sono tutte schegge sparse nel frastagliato (e morente) mondo della sinistra radicale in cerca di autore”.


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