Misura preventiva, punizione o abuso di potere? Il presidente americano Donald Trump riaccende le polemiche negli Usa con un’altra misura storica: la revoca all’ex capo della Cia, John Brennan, all’accesso a informazioni classificate e segreti di Stati.
L’annuncio della decisione è arrivato ieri. Il portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha spiegato che Brennan è stato diffidato da questo beneficio storicamente assegnato ad alti funzionari per il rischio che comporta il suo “atteggiamento sbagliato”: “Brennan ha un comportamento irregolare. Ha fatto dichiarazioni indignanti e senza prove […] La sua condotta ha superato i limiti professionali e mette in discussione la sua obiettività e credibilità. Con questa decisione, il presidente Trump vuole proteggere le informazioni sensibili del Paese, in rispetto alla sua responsabilità costituzionale”, ha dichiarato Sanders.
Secondo Trump, “Brennan ha recentemente sfruttato la sua condizione di ex funzionario di alto livello con accesso a informazioni altamente sensibili per rivolgere accuse infondate e scandaloso – con scoppi mediatici – contro quest’amministrazione. Mentire e fare commenti frenetici non è coerente con l’accesso ai segreti più delicati della nazione perché contribuisce all’obiettivo dei nostri nemici di seminare caos e divisione”.
Brennan, nominato capo della Cia tra il 2013 e il 2017 dall’ex presidente Barack Obama, è uno dei principali critici della gestione dell’attuale governo americano. Per Brennan, la decisione di Trump è l’ennesimo abuso di potere. Questa settimana, l’ex capo della Cia aveva definito Trump “un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti”, soprattutto alla luce dell’inchiesta Russiagate e si era detto sorpreso per la frequente mancanza di “standard minimi di decenza, buon costume e onestà” da parte del capo di Stato, dopo i commenti (e gli insulti) di Trump sull’ex consigliere, Omarosa Manigault.
La revoca “è un fatto senza precedenti negli Stati Uniti”, secondo l’emittente Cnn, che sottolinea le reazioni Trump verso la governance che lo critica. Una decisione che sembra essere stata presa in solitudine. Secondo il Washington Post il presidente si è avvalso dalla sua autorità costituzionale, senza essersi consultato con la Cia.
Il quotidiano americano anticipa anche che le revoche del “security clearance” non finiranno qui.
La Casa Bianca ha ordinato la revisione delle credenziali del nulla osta per la sicurezza anche su altri ex capi come James Clapper, ex direttore dell’Intelligence Nazionale e l’ex capo dell’Fbi, James Comey. E sottolinea il fatto che, nonostante i nuovi limiti per l’accesso alle informazioni, le dichiarazioni e le testimonianze degli ex funzionari restano validi nei processo di indagine. “Come nota l’avvocato di sicurezza nazionale Bradley Moss – si legge sul Washington Post – è probabile che le informazioni che Brennan ha – e che sostengono le sue dichiarazioni pubbliche – sono state e raccolte mentre era ancora capo della Cia […], quindi, nulla cambia in termini di ciò che ora può dire o non dire”.
Intanto, la politicizzazione dell’intelligence continua. Come avverte il sito The Hill, con questa misura il presidente statunitense ha aperto il fuoco bipartisan, ricevendo critiche sia dal Partito Democratico, sia dai repubblicani. La maggior parte dei legislatori condanna la decisione di Trump nei confronti di Brennan.Anche chi lo ha sempre difeso, come Susan Collins, membro del Comitato Intelligence del Senato, ora ha riserve: “È vero che Brennan è stato troppo politico nei suoi commenti, ma Trump è imprudente con questa misura. È andato oltre. A meno che non ci sia stata rivelazione di informazioni di cui non siamo a conoscenza”.