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Industria, innovazione e Green deal. Consigli per l’Europa di Carlo Corazza

Di Carlo Corazza

Dall’industria dipende l’80% dell’innovazione. E senza innovazione, sviluppo tecnologico, ricerca e investimenti dell’industria, il Green deal non può avere successo. L’analisi di Carlo Corazza, rappresentante in Italia del Parlamento europeo, pubblicata nel pamphlet “Consigli per l’Europa”, allegato all’ultimo numero della rivista Formiche, sulle sfide che aspettano la prossima legislatura

Come sottolineato dal Presidente francese Emmanuel Macron, l’Europa corre un pericolo mortale. Ed è tempo di rafforzare l’impalcatura della nostra Unione e fornirle quei mezzi necessari per dare risposte efficaci ai cittadini, anche in termini di difesa e sicurezza.

Da un recente sondaggio del Parlamento europeo è emerso che i cittadini sono consapevoli del momento che viviamo e avvertono che l’Europa è a un bivio. Dopo l’orrore del 7 ottobre, è aumentata l’instabilità in tutto il Medio Oriente, con ripercussioni sul traffico internazionale.

A oltre due anni dall’aggressione di Putin a un Paese libero e sovrano, emerge il rischio concreto che la Russia possa sfondare le linee ucraine. Putin non è isolato. Vi è un fronte di altri regimi autoritari, dalla Cina all’Iran, che si contrappone alle democrazie liberali. Noi difendiamo la libertà e la dignità delle persone, che invece i dittatori non esitano a calpestare per conservare il loro potere. Per questo hanno interesse a fare fronte comune e a cercare di indebolirci e dividerci, anche attraverso la disinformazione. Oggi le democrazie devono lavorare insieme per rafforzarsi.

Oltre il 70% delle regole che ci riguardano, dalla sostenibilità al digitale, dall’energia ai trasporti, agricoltura, industria, pesca, commercio, sono votate dal Parlamento e dal Consiglio dei ministri Ue. La legislatura 2019-2024 ha approvato atti normativi di grande importanza, come il pacchetto Fit for 55, con cui vengono perseguiti il taglio del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 e la difesa di natura e biodiversità.

Tra gli obiettivi stabiliti vi sono l’estensione del sistema di scambio di emissioni, il target del 42,5% di energie rinnovabili, il meccanismo di adeguamento della CO₂ alla frontiera, la fine delle auto a combustione dal 2035, le case green, l’economia circolare e il fondo per la transizione giusta. La transizione digitale è stata portata avanti dall’Unione con provvedimenti chiave quali il Digital services act, il Digital markets act e il regolamento sull’Intelligenza artificiale, primo quadro normativo con un impatto globale sull’evoluzione tecnologia più importante da inizio secolo. Il pacchetto immigrazione, dopo dieci anni di discussioni, rappresenta il primo quadro di governo europeo dei flussi migratori.

Il prossimo Parlamento, sulla base delle maggioranze formatesi dopo il voto, è chiamato a dare una sua impronta politica in tali settori. Il Green deal rimane centrale anche per la nuova legislatura, con una grande consapevolezza sull’importanza di mantenere una base industriale forte in Europa. Dall’industria dipende l’80% dell’innovazione. E senza innovazione, sviluppo tecnologico, ricerca e investimenti dell’industria, il Green deal non può avere successo. Un approccio punitivo rischierebbe di spingere le delocalizzazioni senza ridurre le emissioni globali, facendo perdere posti di lavoro e competitività e rendendo il Green deal insostenibile dal punto di vista sociale, economico e politico.

Il voto getta le basi per avviare un processo di riforme finalizzate a rafforzare l’unità europea in senso federale, e dotare l’Unione di una sua autonomia strategica. Nessuna delle grandi sfide che l’Ue ha davanti, dalla difesa e sicurezza per il continente, alla capacità di incidere con la politica estera e sul commercio internazionale, alla transizione energetica e digitale, l’innovazione, la competitività e la crescita, può essere affrontata senza rafforzare l’unità europea. Vi è la necessità di un’Unione dei capitali, di un’Unione bancaria, di un’Unione per l’energia e per la difesa, di un’Unione fiscale che renda permanente il debito comune e le risorse proprie che hanno permesso all’Europa di superare la crisi del Covid-19.

Come hanno sottolineato Mario Draghi e Enrico Letta, incaricati rispettivamente dalla Commissione e dal Consiglio di presentare dei rapporti su competitività e mercato interno, sono necessari dei cambiamenti radicali. Il Parlamento europeo, in prima linea sul fronte del rinnovamento, ha votato la riforma dei trattati. L’auspicio è che la prossima sia una legislatura costituente.

Formiche 204 – Pamphlet Consigli per l’Europa

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