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Lotta alle droghe, in Italia e all’estero. Perché l’Ecuador guarda a Roma

Presentando la relazione annuale sulle tossicodipendenze, il sottosegretario Mantovano ha sottolineato le interlocuzioni con i Paesi sudamericani. Davoli, ambasciatore a Quito, spiega ciò che piace: “Il fatto che abbiamo superato l’emergenza di 30/40 anni fa con gli strumenti dello Stato di diritto”

In copertina: un’immagine dell’americana Dea che mostra, sulla punta di una matita, la dose letale di fentanyl. All’interno: una grafica completamente rinnovata. Primo dei “terreni di più incisivo intervento” da parte delle istituzioni citati nell’introduzione: “l’incremento del contrasto al narcotraffico, con una più forte cooperazione internazionale, fatta di accordi bilaterali e di scambi fattivi tra forze di polizia e autorità giudiziarie degli Stati maggiormente colpiti, a cominciare da quelli latinoamericani”.

L’attenzione del governo

Questi tre elementi della Relazione annuale 2024 al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, pubblicata oggi, fotografano in primo luogo l’attenzione sul dossier posta dal governo, e in particolare dal sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha le deleghe alla sicurezza, alla cybersicurezza e all’antidroga, a sottolineare la complessità delle minacce attuali. Aumento dei consumi tra i giovani under 20, in particolare della cocaina; sostanze più pure diffuse sul mercato; impatto crescente di cocaina e crack sui sistemi di cura e assistenza italiani. Questo il quadro che emerge dalla relazione. Unica eccezione: la cannabis, di cui i consumi rispetto al 2022 sono diminuiti.

Il piano nazionale

È stato proprio Mantovano il promotore del Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici, presentato dal governo a marzo, per far fronte a quella che in Italia non è, come invece accade negli Stati Uniti, un’emergenza nazionale, bensì una situazione che impone prevenzione. In conferenza stampa, Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha messo in guardia sul fatto che il fentanyl “sta per essere affiancata da una droga ancora più potente, che è il carfentanyl”.

La cooperazione internazionale

La relazione riflette l’impegno a rafforzare la cooperazione internazionale presente nel Piano. Un anno fa l’Italia ha aderito alla Coalizione globale contro la minaccia delle droghe sintetiche, lanciata dagli Stati Uniti. Il tema, inoltre, al centro dell’agenda della presidenza italiana del G7. Come spiegato a maggio dal sottosegretari Mantovano, “da un monitoraggio del web” è emerso che il fentanyl viene spacciato per lo più via Internet, “soprattutto su siti cinesi, con recapito a mezzo poste e pagamento con criptovalute” per renderle “non tracciabili”.

Il ruolo della Cina

In questo senso, il ruolo della Cina, come spiegato anche recentemente su queste pagine, rimane fondamentale: l’Occidente può alzare barriere per fronteggiare situazioni di crisi (come negli Stati Uniti) o di allerta (come in Italia) ma sta a Pechino decidere se agire – o meno – contro il traffico illegale considerato che dalla Cina proveniente quasi la totalità dei precursori. È per questo, che da tempo Washington sospetta da Pechino non s’impegni a sufficienza lasciando che il traffico illecito alimenti una crisi interna agli Stati Uniti che potrebbe allargarsi presto anche all’Europa.

Il rapporto Washington-Pechino

L’incontro di novembre tra il presidente statunitense Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping aveva portato a un accordo per cercare di frenare il traffico illegale di fentanyl. La scorsa settimana la giustizia americana ha incriminato una rete legata a una “banca clandestina” cinese (un modello al vaglio degli investigatori anche in Italia) che sostiene il cartello di Sinaloa nel traffico di diverse sostanze, tra cui il fentanyl. In questo caso le autorità Pechino hanno collaborato, ma è un caso più unico che raro. Infatti, secondo un’indagine del Washington Post, sette mesi dopo quell’accordo tutto è tornato a com’era prima.

Il modello italiano

Alcuni Paesi del Sudamerica “guardano all’Italia con attenzione per gli istituti nel contrasto mafioso e soprattutto contro il narcotraffico”, ha dichiarato oggi il sottosegretario Mantovano. C’è “un’interlocuzione costante con Stati come Ecuador, Messico, Brasile, Colombia e Argentina per linee comuni e per mettere a disposizione i nostri esperti sia a livello di forze di polizia sia di magistrati”, ha continuato. “La collaborazione si intensificherà nel futuro”, ha aggiunto.

La cooperazione Italia-Ecuador

Per esempio, il governo dell’Ecuador, Paese diventato il crocevia globale del commercio di stupefacenti, ha recentemente chiesto aiuto a Roma. A febbraio Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, e Diana Salazar, procuratore generale dell’Ecuador, hanno firmato un protocollo d’intesa su scambio di informazioni, sviluppo di progetti e attività di ricerca congiunti e la formazione relativa alla lotta alla criminalità organizzata al terrorismo e alla criminalità informatica. A maggio Melillo ha ricevuto il presidente ecuadoriano Daniel Noboa per parlare di lotta contro il crimine organizzato, le mafie, i gruppi criminali e per rafforzare la cooperazione internazionale contro il traffico di stupefacenti e la criminalità transnazionale.

Il commento dell’ambasciatore Davoli

“La Farnesina svolge da anni un’attività di diplomazia giuridica molto intensa, rivolta in particolare ai Paesi sudamericani per quanto riguarda il contrasto al narcotraffico e alla criminalità organizzata”, spiega Giovanni Davoli, ambasciatore italiano in Ecuador, a Formiche.net. “Il nuovo governo ecuadoriano guarda in maniera particolarmente favorevole al modello italiano nella lotta al crimine organizzato”, aggiunge citando Giovanni Falcone e il suo approccio al crimine organizzato transnazionale. A suscitare attenzione e ammirazione è, spiega ancora il diplomatico, “il fatto che noi abbiamo superato l’emergenza di 30/40 anni fa con gli strumenti dello stato di diritto”. “Oggi la cooperazione giudiziaria procede in maniera intensa così come la diplomazia giuridica. Esistono squadre investigative congiunte. È recente la richiesta delle autorità ecuadoriane per attività di polizie di consulenza e addestramento che potrebbero vedere la luce presto”, conclude.



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