Sono passati dieci anni – era il 14 ottobre 2007 – da quel bagno di folla alle Primarie (tre milioni e mezzo di votanti) che incoronarono segretario Walter Veltroni con il 75% delle preferenze. Dieci anni in cui il Partito Democratico ha “consumato” cinque segretari e quattro presidenti del Consiglio. Veltroni, quel giorno di dieci anni fa, aveva come sfidanti ai gazebo Enrico Letta (11%), Rosy Bindi (12%), Mario Adinolfi (0,17%) e Pier Giorgio Gawronski (0,17%). Per arrivare a quello storico appuntamento – che archiviava in soffitta Ds e Margherita – il Partito Democratico qualche mese prima aveva dato vita al Comitato promotore “14 ottobre”. Quarantacinque erano i suoi componenti: di questi in sedici sono rimasti a fare politica all’interno del perimetro dei “dem”. Evidentemente qualcosa è mutato, nel corso degli anni, dentro il centrosinistra italiano: solo un terzo del comitato costituente condivide ancora questo percorso.
Sono ancora nel Pd il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro Dario Franceschini: entrambi provenienti dalla “Margherita”, sono due punti di riferimento nel partito anche alle prossime Politiche. Con loro, seppur con un ruolo marginale, anche Rosy Bindi, Piero Fassino, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni, il docente universitario Enrico Letta, lo scrittore e regista Walter Veltroni, il viceministro Enrico Morando, l’europarlamentare Patrizia Toia, Renato Soru e Barbara Pollastrini. Appartengono ancora a quest’area, pur dedicandosi ad altro, anche Lella Massari, Marina Magistrelli, Donata Gottardi e Vittoria Franco.
Tra i fondatori del Pd troviamo i suoi più feroci critici di oggi, riuniti in “Mdp-Articolo Uno”: Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema, Vasco Errani e Maurizio Migliavacca. Antonio Bassolino sta meditando proprio in questi giorni di aderire, insieme a un altro leader dell’Unione che nel 2006 portò alla vittoria del centrosinistra: Antonio Di Pietro. Si è spostato ancora più a sinistra Sergio Cofferati: ha trovato casa in Sinistra Italiana, dopo aver perso le Primarie per la Liguria. Vilma Mazzocco ha invece seguito Bruno Tabacci nel “Centro Democratico”.
I peones Mario Barbi, Paola Caporossi, Letizia De Torre se ne sono andati. Carlo Petrini la tessera non l’ha mai fatta. Sono usciti anche Agazio Loiero, Linda Lanzillotta (ha fatto “dentro e fuori” dal partito più di una volta). Sono invece venuti a mancare Tullia Zevi (nel 2011), Angelo Rovati (2013) e Marcello De Cecco (2016).
Lamberto Dini addirittura uscì dal partito prima ancora di quel 14 ottobre, contestando la mancanza di spazio al di fuori della dicotomia tra Ds e Margherita. C’era, ovviamente, l’allora premier Romano Prodi: non si è ancora capito dove abbia piantato la sua tenda. Antonello Soro è presidente dell’autorità garante per la privacy. Giuliano Amato, giudice della Consulta, è sempre pronto in caso di una crisi istituzionale, ma da tempo è lontano dal Pd. Marco Follini ha abbandonato la tessera nel 2013, non riconoscendosi nel socialismo europeo abbracciato a Bruxelles dal partito. Sofferta l’uscita di Francesco Rutelli (giorni fa applaudito e seguito alla festa dell’Unità a Roma), così come il distacco di uno dei padri nobili dell’Ulivo: Arturo Parisi. Non fanno più parte dei dem anche la repubblicana Luciana Sbarbati, l’ex presidente dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco, l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici (non è stato rieletto nel 2014 al Parlamento Europeo) e l’ex sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Gad Lerner ha preso poche settimane fa le distanze dal Pd sullo Ius Soli, criticando anche la rincorsa alla destra sulla politica dell’accoglienza. Il Pd taglia un traguardo di vita importante, ma a soffiare sulle candeline non ci saranno gran parte di quelli che contribuirono a farlo nascere solo dieci anni fa.