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Perché la Catalogna vuole l’indipendenza dalla Spagna

Artur Mas, presidente della Catalogna

Oggi, sotto la giacca obbligatoria per chi siede in Parlamento, i deputati della Lega Nord indossano qualcosa di particolare: una maglietta bianca con la bandiera della Catalogna. Il gesto di solidarietà dei deputati e senatori italiani non è dovuto soltanto alla celebrazione del giorno della Diana, la festa più importante dell’identità catalana, ma alla manifestazione realizzata per chiedere un referendum per l’indipendenza dalla Spagna.

I manifestanti si sentono incoraggiati dall’ultimo sondaggio dell’Observatorio de MyWord per il canale televisivo Ser: otto catalani su dieci vogliono la secessione. Se la consultazione avvenisse oggi, il 52% voterebbe a favore mentre solo il 24% contro. Il 15,9% ancora non ha deciso o non vuole dirlo apertamente, mentre il restante 7,7% non andrebbe a votare.

Per il 54% dei catalani il colpevole dell’ulteriore inasprimento dei rapporti tra la Spagna e la Catalogna ha nome e cognome: Mariano Rajoy. Gli altri responsabili, a detta dei secessionisti, sono il governo di Artur Mas (9,4%), i partiti indipendentisti (7%) e i molti pregiudizi tra spagnoli e catalani (12%).

L’appello di Mas sul New York Times
Poche ore prima che si dia il via alla “catena umana” di catalani che chiedono l’indipendenza dalla Spagna proprio nella giornata in cui si ricorda la caduta nelle mani dell’esercito borbonico nel 1714, il quotidiano americano New York Times ha pubblicato un articolo del presidente della Generalitat de Catalunya, Artur Mas, nel quale sottolinea la necessità di svolgere quanto prima il referendum sulla secessione e sollecita il diritto degli abitanti della zona ad avere un maggiore controllo sull’economia, la politica e i servizi sociali della regione più ricca della Spagna.

“Noi vogliamo solo la libertà di esprimerci. Tutti gli individui dovrebbero aspettarsi questo diritto dal loro governo. In Europa i conflitti si risolvono democraticamente ed questo quello che chiediamo”, ha scritto Mas. Il presidente ha spiegato quali potrebbero essere le cinque formule giuridiche per autorizzare la consultazione su una separazione consensuale dalla Catalogna.

L’indipendenza economica dalla Spagna
“Nonostante le concessioni finanziarie che sono state fatte ai Paesi Baschi, le nostre petizioni per avere un patto fiscale con Madrid per alleggerire l’ingiusto sistema attuale sono stati rifiutati. Siamo stati disponibili a pagare più di quanto era dovuto per sostenere le altre regioni più povere della Spagna. Ma ora si è andato oltre”, ha scritto Mas.

Sulle pagine di uno dei giornali più influenti al mondo, il presidente ha spiegato la situazione: “La Catalogna riceve meno pro capite in servizi rispetto a più della metà delle altre regioni spagnole, anche se paga tasse più alte degli altri. In più, il governo spagnolo non ha rispettato i suoi impegni di investimento sul territorio”.

Sempre oggi, sul quotidiano britannico The Guardian, un articolo a firma di Francesc Homs, portavoce del governo catalano ha detto che la “Spagna ha deluso la Catalogna e ora deve lasciarla andare”.

Verso le elezioni del Parlamento catalano
Nonostante il riferimento al referendum, però, l’obiettivo primario del sondaggio di MyWord era capire quale partito potrebbe vincere le elezioni per il Parlamento catalano il prossimo 25 novembre.

Secondo il sondaggio, il partito con più voti sarà Esquerra Republicana, mentre secondo potrebbe giungere CiU, anche se perdendo dieci punti percentuali rispetto alle ultime elezioni. Ciutadans, invece, potrebbe diventare la terza forza politica catalana, prendendo lo spazio di PSC e PP.

Ancora il governo spagnolo non si è espresso sulla validità costituzionale del referendum in Catalogna. Bisognerà ancora aspettare per capire se Madrid è disposta a correre il rischio di questa consultazione e se i venti di secessione catalani potranno contagiare l’Europa in crisi.


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