Le rivali di Uber si uniscono. “Buona fortuna”, commenta Wired, ma per Lyft, taxi app di San Francisco, e Didi, analogo servizio made in China, non c’è altro modo per contrastare il dominio di Uber che mettersi insieme e lanciare una “controffensiva collegando le loro app e dando efficacemente vita a un servizio internazionale per chiamare un autista via smartphone”, commenta il Wall Street Journal. Come parte dell’accordo, Didi ha anche investito 100 milioni di dollari in Lyft.
COME FUNZIONA
L’allenza tra la startup americana Lyft e la cinese Didi Kuaidi Joint Co. permetterà agli utenti di ciascuna di queste applicazioni mobili di chiamare un “taxi” usando gli autisti del servizio partner mentre si trovano in viaggio negli Usa o in Cina. Ciascun servizio si potrà far pagare dall’utente, se vuole, nella sua valuta nazionale: per esempio, un cinese in visita negli Stati Uniti può aprire la sua app Didi per farsi accompagnare da un autista di Lyft e pagarlo in yuan; poi Didi girerà quel denaro a Lyft. L’integrazione delle due app sarà funzionante dall’inizio dell’anno prossimo e includerà un’opzione per gli utenti americani di Lyft per richiedere un autista che parla inglese quando viaggiano in Cina.
UN AMORE SENZA SPERANZA?
Le due aziende hanno annunciato la partnership con un evento a New York cui hanno partecipato il presidente di Lyft John Zimmer e la presidente di Didi Jean Liu. Oltre alla stampa, erano presenti molti investitori di alto profilo, tra cui il miliardario attivista Carl Icahn e il presidente degli investimenti negli Usa del gruppo cinese Alibaba, Michael Zeisser – non a caso, visto che i 100 milioni di dollari investiti da Didi in Lyft sono parte di un round di finanziamento guidato dal colosso giapponese dell’e-commerce Rakuten che ha incluso Icahn, Alibaba e un altro gruppo cinese, Tencent.
L’evento è stato accompagnato anche dalla musica, con una scelta di titoli significativa, sottolinea Wired: “Dog Days Are Over” di Florence and the Machine’s, “Bulletproof” di La Roux, “We Found Love” di Rihanna (che però nel ritornello specifica che questo amore è stato trovato in un “hopeless place”). Come a dire, questo è un mondo dominato da Uber per quanto riguarda le taxi app e la decisione di Lyft e Didi di allearsi è una tacita ammissione che “Uber sta vincendo la gara globale dei servizi di chiamata via mobile di un autista; l’unico modo di fermare la crescita esponenziale di Uber, pare, è unire le forze”, scrive Wired.
ALLA RICERCA DI NUOVI ALLEATI
Lyft e Didi però non si scoraggiano e strebbero già trattando, secondo il WSJ, con altri due importanti servizi di car-hailing, l’indiano Ola e la GrabTaxi Holdings di Singapore, per creare una sorta di alleanza a quattro.
Il presidente di Lyft, Zimmer, ha spiegato che l’alleanza è nata dopo che aveva chiesto a uno degli investitori di Didi un consiglio su come sostenere l’espansione della sua azienda in Cina. Anziché districarsi tra le differenze e le complessità regolatorie e culturali della Cina da solo, l’investitore gli ha consigliato di allearsi a Didi.
La presidente della startup cinese Jean Liu ha fatto capire all’evento di New York che la partnership è solo la prima di una serie di alleanze che Didi potrebbe stringere con quelli che ha definito “country champions”. Anche Jean Liu ha sottolineato quanto sia complesso gestire i servizi di taxi app in paesi stranieri, come provano tutte le difficoltà con cui si è scontrata Uber in India, Francia, Spagna, Italia e altrove, anche con proteste violente e interruzioni del servizio. “Uniamo le forze per guadagnare non solo clienti ma conoscenza del mercato locale”, ha detto la Liu.
PRIMO OBIETTIVO: LA CINA
Anche Lyft vuole tentare un’offensiva internazionale, uscendo dai confini degli Usa, e la Cina è il mercato più appetibile per le sue dimensioni, e anche quello dove Uber sta tentando di espandersi in questo momento con maggior determinazione: il ceo Travis Kalanick ha detto che Uber spenderà 1 miliardo di dollari per svilupparsi in Cina. Alleandosi con Didi, Lyft dà ai suoi utenti accesso ai servizi con autista in 360 città della Cina senza che dover spendere un miliardo di dollari. “E’ stata una scelta facile”, ha detto Zimmer.
QUANTO VALE ALLEARSI CON DIDI
Uber in Cina conta sugli investimenti ricevuti da un colosso locale, il motore di ricerca Baidu; tuttavia la Tigre asiatica resta forse il mercato più ostile per Uber: in Cina esistono già diversi servizi di taxi hailing nazionali e Didi, il maggior concorrente (vale 16 miliardi di dollari e ha 4 miliardi cash), è difficile da battere con la sua copertura capillare.
In più, secondo la China National Tourism Association, il numero di cinesi che visitano paesi esteri è cresciuto enormemente negli ultimi anni grazie all’espansione dell’economia e a una maggiore diffusione del benessere. Si stima che 196 milioni di turisti cinesi – più della metà della popolazione di tutti gli Stati Uniti – abbia viaggiato fuori dalla Cina nel 2014, spendendo 140 miliardi di dollari. Circa 2 milioni di questi viaggiatori cinesi sono andati negli Usa. Ora potranno trovare molto comodo usare gli autisti di Lyft.
Il ceo di Uber Travis Kalanick è ben consapevole della forza di Didi. Kalanick ha persino visitato tempo fa gli uffici di Didi a Pechino per suggerire un investimento di Uber nel servizio cinese. Cheng Wei, allora alla guida di Didi Dache (Didi Kuaidi si è formata dalla fusione delle due rivali Didi Dache e Kuaidi Dache a febbraio scorso), ha rifiutato l’offerta facendo capire, come Cheng ha poi spiegato al WSJ, che Uber può conquistare il mondo intero ma non avrà la Cina. E che oggi forse Uber è la numero uno, ma verrà un giorno in cui le parti si ribalteranno.
Molti degli investitori di Didi sono gli stessi delle citate Ola e GrabTaxi, i maggiori concorrenti di Uber nel Sud-est asiatico, a partire da Alibaba e Tencent Holdings. Didi Kuaidi è a sua volta investitore di GrabTaxi. Secondo un investitore di Didi sentito da Re/code, Didi è oggi il principale concorrente di Uber in termini di disponibilità finanziaria e si è messa alla guida di un’offensiva internazionale con cui cerca di chiamare a raccolta i rivali di Uber di tutto il mondo. E siccome gli analisti si aspettano un consolidamento nel settore, non è escluso che un giorno Didi si fonda con aziende come Lyft e GrabTaxi.
SCARDINARE IL PREDOMINIO DI UBER
L’alleanza Lyft-Didi rappresenta dunque un primo tentativo “strutturato” di contrastare l’avanzata di Uber su tutti i continenti: Uber negli ultimi quattro anni ha raggiunto 60 paesi, continua a espandersi e si è costruita un brand molto riconosciuto. In molti casi ha acquisito un enorme vantaggio sui taxi tradizionali e le taxi app rivali.
Travis Kalanick è stato anche molto abile nella raccolta di finanziamenti e Uber oggi è valutata più di 50 miliardi di dollari. L’Asia è l’arena dove lo scontro tra le taxi app può diventare più acceso: città densamente popolate e un’ampia adozione degli smartphone hanno reso questa regione un terreno fertile per la nascita e la diffusione di tante startup del ride-hailing. La giapponese SoftBank e la società di investimenti Tiger Global Management hanno guidato una schiera di investitori a spendere miliardi di dollari per finanziare le aziende locali del servizio con autista, permettendo loro di crescere rapidamente e conquistare importanti quote di mercato. Lyft ora ha un potente alleato “locale”; Uber ha finora faticato a imporsi, nonostante le sue consistenti forze.