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Telecom Sparkle e Vivendi, tutte le trame geopolitiche sui mega dati

Di Valeria Covato e Federico Fornaro
Vincent Bolloré, fibra

Con Vivendi a fare da padrona in Telecom Italia il quadro è destinato a mutare completamente non soltanto nei settori della telefonia, dei contenuti e delle torri di trasmissione ma anche nella gestione del traffico dati di internet. Si tratta, in altri termini, della massa di informazioni che viaggia all’interno dei cavi sottomarini in fibra ottica, per poi essere immagazzinata negli Internet exchange point, enormi centri di raccoglimento dei dati che poi li smistano verso i grandi fornitori del web come Google e Facebook. È quello che sottolineano analisti del settore e addetti ai lavori. Con una inedita contesa geopolitica che secondo alcuni osservatori già s’intravvede visto il ruolo sempre più pervasivo di Vivendi nell’azionariato di Telecom Italia. Inevitabili i riflessi anche sulla controllata Sparkle, ritenuta strategica a livello istituzionale come sottolineato di recente da Formiche.net. Visto anche che in Francia ha sede un mega data center che può essere in competizione con l’hub sul Mediterraneo di Sparkle. Ma andiamo con ordine.

COME OPERA OGGI TELECOM

Il fatto è che oggi Telecom, in questo comparto, opera attraverso la società con base a Roma controllata al 100% Sparkle, che presenta un valore di carico di quasi 600 milioni e che, stando al bilancio del 2015 della capogruppo, ha archiviato l’ultimo esercizio con un utile di quasi 9 milioni di euro e una crescita del 5,6% a 1.314 milioni di euro (+70 milioni di euro). Tale incremento è relativo in particolare ai ricavi per i servizi di Fonia (+39 milioni di euro, +4,3%) e ai ricavi per i servizi di IP/Data (+33 milioni di euro, +12,8%). Il bilancio di Telecom entra nel merito di quel che fa Sparkle: “Servizi di fonia e trasmissione dati – si legge nel documento – servizi inerenti l’interconnessione tra le reti di telecomunicazioni di Telecom Italia Sparkle e Telecom Italia con particolare riferimento agli accessi ed al traffico internazionale, cessione Iru Dark Fiber, locazioni immobiliari”.

LA RETE DI SPARKLE

Creata nel 2003, Sparkle possiede e gestisce una rete di telecomunicazioni internazionali ad altissima capacità, capace di veicolare dati sensibili da un capo all’altro del pianeta: si tratta di oltre 500mila chilometri in fibra ottica con una capacità di trasmissione di 24 terabit al secondo (2 milioni di volte di più delle fibre urbane), che attraversano gli oceani Atlantico e Indiano, fanno il giro dell’Africa, dell’America Latina, s’intrecciano in tutte le direzioni nei fondali del Mediterraneo. Dai sui cavi passa l’80% del traffico internet di Israele e da qualche mese la stessa Sparkle ha aperto un Pop (Point of presence, un punto di accesso alla rete) in Iran. “Tutte le informazioni sensibili dei servizi segreti europei, comprese quelle dal Medio Oriente, passano attraverso questi cavi”, ha scritto Eugenio Occorsio su Repubblica.

Entro il 2016 sarà inoltre completata una tratta di 20mila chilometri fra Singapore e a Tolone (Francia), passando per la Sicilia (Catania). A realizzarla è un consorzio di 16 società fra cui Sparkle. Il nuovo collegamento fornirà connettività a 17 Paesi (Singapore, Malesia, Indonesia, Myanmar, Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan, Qatar, Oman, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Gibuti, Arabia Saudita, Egitto, Turchia, Francia e Italia). Per l’Italia è già stato completato il “landing point” di Catania. “Il cavo incrementerà la capacità della rete Sparkle verso le aree economicamente in crescita del Medio Oriente, dell’India e dell’Estremo Oriente incrementando inoltre il ruolo della Sicilia come hub per la direttrice di traffico Europa-Golfo Persico-Africa, attraverso l’importante hub di Gibuti”, si legge sul sito ufficiale della società.

LO SCONTRO IN ATTO

Nei giorni scorsi, Fabio Sottocornola ha scritto sul Corriere della Sera di una battaglia in corso proprio nel settore della trasmissione dei dati internet, con Telecom Italia Sparkle, da una parte, e Fastweb, dall’altra, entrambe pronte a sfidare la Francia, che monopolizza il settore. “Per capire come mai sta salendo la tensione sul mercato – ha scritto Sottocornola – bastano pochi numeri: il 90% del traffico proveniente dall’Asia verso l’Europa è raccolto negli hub internet di Marsiglia e da qui viene smistato su Londra, Parigi, Francoforte. In Sicilia, sulle cui spiagge approdano i cavi sottomarini, ne rimane il 10 per cento”.

Ma le cose potrebbero presto cambiare, perché, si legge nell’articolo uscito nella pagina Corriere dell’Innovazione, “tra Palermo e Catania sono partite due iniziative che hanno l’obiettivo di insidiare il primato francese e tenere sull’isola italiana almeno il 40% del traffico. E quindi del business. Ha iniziato Telecom Italia Sparkle, guidata dall’ad Alessandro Talotta, aprendo circa un anno fa il data center catanese Sicily Hub, che raccoglie in una sola landing station i cavi che toccano l’isola. Da poche settimane nella sfida è entrata anche Fastweb attraverso il consorzio Med Open Hub (con Italtel e operatori locali): il data center sarà operativo in estate”.

EFFICIENZA E COMPETITIVITÀ

Chi sarà la porta telematica dell’Africa e dell’Asia verso l’Europa e gli Stati Uniti? La Francia, con Marsiglia, al momento è in netto vantaggio, nonostante l’Italia abbia una posizione geografica più favorevole. La partita però sarebbe ancora aperta: “In Sicilia arrivano i cavi sottomarini che portano già oggi il traffico dati da Africa, Medio Oriente e Asia”, ha spiegato a Repubblica il presidente e ad di Sparkle Alessandro Talotta – E un Ixp siciliano può arrivare sul mercato con un’offerta competitiva rispetto alla concorrenza degli altri IxPoint europei”. Si tratta innanzitutto di un risparmio di costi. Un cavo sottomarino costa circa 25 euro al metro. Quindi arrivare a Marsiglia costa circa 25 milioni di euro in più, che è una cifra significativa, si legge su Limes. “Oggi il traffico dati da Asia, Medio Oriente, Golfo e Africa, arriva comunque in Sicilia, ma qui viene instradato su altri cavi e portato fino a Francoforte e Marsiglia. Sono cavi della rete Telecom ma su cui Telecom ha solo ricavi di puro transito”, ha detto Talotta.

CHI C’E’ DIETRO IL CENTRO DATI DI MARSIGLIA

Ma chi si cela dietro il centro di smistamento dati di Marsiglia? A gestirlo è la società con base nei Paesi Bassi e quotata a Wall Street, Interxion, fornitrice di servizi legati ai data centre che in Europa lavora con 35 centri, tra cui appunto Marsiglia. Quel che è interessante è guardare all’azionariato di Interxion, che, almeno da quel che risulta dal bilancio del 2014 (ultimo disponibile), vede al comando con la quota del 27% il fondo di private equity newyorchese Baker Capital. Baker Capital partecipa Canal+, la televisione a pagamento francese di proprietà di Vivendi. Insomma, il fondo Baker Capital appare vicino a Vivendi, il gruppo dei media di Vincent Bollorè (nella foto), ora primo azionista di Telecom Italia con quasi il 25% del capitale. Sarà, quindi, da vedere se Sparkle effettivamente farà guerra a Marsiglia. C’è da scommettere che nella battaglia sui dati internet se ne vedranno ancora delle belle.

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