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Bitcoin, ecco tutti i misteri

Gialuca Comandini, Bitcoin

“Conoscere l’identità di Satoshi Nakamoto è rilevante come sapere chi ha inventato la carta”, si legge sul sito www.bitcoin.org. C’è tempo fino al 2140 – anno di emissione dell’ultimo bitcoin – per sapere se la portata delle criptovalute sarà dirompente come quella del papiro e se, come vaticina la stessa pagina web, “rivoluzioneranno l’economia come la rete ha stravolto l’editoria”. Nel frattempo, Formiche.net ha intervistato Gianluca Comandini, bitcoin evangelist e volto di Mi manda Raitre, per chiedergli chi e quanti sono gli investitori in bitcoin oggi in Italia, vantaggi e svantaggi delle criptovalute e quali scenari si prefigurano con la loro diffusione nell’economia mondiale. Le risposte risulteranno rassicuranti solo ai veri fanatici di fantascienza.

CHI INVESTE IN BITCOIN IN ITALIA?

Per i privati sono un’opportunità di guadagno, mentre alle società danno anche la possibilità di abbassare al minimo i costi di transazione. I sistemi per ottenere bitcoin sono innumerevoli: dall’acquisto al “guadagno” con programmini in stile Candy Crash, dallo svolgere piccole mansioni ogni dieci minuti – guardare un video, leggere un articolo o risolvere un captcha – fino al “mining”, attività per iniziati che consiste nel mettere a disposizione della rete bitcoin la potenza computazionale dei propri dispositivi, consentendo le transazioni.

Con i bitcoin oggi è possibile acquistare qualsiasi cosa, da una pizza a una casa: con 100-150 bitcoin si fa un acquisto da circa 400mila euro. Ma chi oggi è in grado di farlo? “Gli investitori in bitcoin sono persone che hanno patrimoni di milioni di euro, in bitcoin. Quanti sono, però, è impossibile da sapere, perchè il mercato è composto in gran parte da persone che, per semplice libertà personale o perchè coinvolte in traffici illeciti, non vogliono tracciare il proprio portafoglio”, spiega Comandini. Il bitcoin permette di usare pseudonimi e questo è ciò che rende questa tecnologia un’arma a doppio taglio: da un lato mantiene la privacy e disintermedia le transazioni, facendo risparmiare tempo e denaro, dall’altro apre gli argini a un mare magnum di transazioni illegali. “Molti hanno trovato nel bitcoin un escamotage facile per trasferire enormi somme di denaro. Oggi il mercato pulito in Italia ammonta a circa 20-30mila persone dichiarate, che rappresentano forse un decimo di quelle reali, e che comprendono anche chi possiede somme piccolissime, acquistate solo per provare, mentre nel mondo gli utilizzatori sono oltre 8 milioni”.

CHI LO HA INVENTATO?

“Ci sono fondazioni e associazioni che cercano di ampliare il mercato, ma l’unico che potrebbe regolarlo è chi ha inventato l’algoritmo. È fra le persone più ricercate al mondo e, come è noto, usa lo pseudonimo Satoshi Nakamoto”, dice Comandini. “Ha parlato in chat solo con quattro persone, dal suo slang parrebbe irlandese, potrebbe essere un hacker di quelle zone”. Però il primo dominio che ha usato era “.it” e questo riapre il mistero: “Perchè, nel 2008, quando la sua scoperta era agli albori (l’explot dei bitcoin arriverà solo due anni dopo, ndr) un hacker non italiano avrebbe dovuto registrare questo dominio?”.
Per alcuni, dietro al successo dei bitcoin non si nasconde una persona fisica, ma un algoritmo elaborato da un team di esperti: “L’Nsa e la Cia hanno affermato che si tratta di un algoritmo talmente complesso dal punto di vista crittografico, che non può essere opera di una sola persona, ma di una squadra formata dai migliori ingegneri informatici del mondo. Di fronte a questa sortita, c’è chi sospetta che l’artefice di tutto sia proprio l’intelligence americana, che avrebbe previsto, per i prossimi 100 anni, una perdita di fiducia negli istituti di credito e nella moneta unica”, a favore delle criptovalute, considerate un campo libero da istituzioni vincolanti e gerarchie novecentesche.

CHI SONO I “MINATORI”, I NODI DELLA RETE BITCOIN

“Alcune persone sfruttano computer e software per risolvere crittograficamente le transazioni e offrire potenza computazionale alla rete, così facendo ricevono in cambio i nuovi bitcoin emessi nel mercato – attualmente, ogni 10 minuti viene emesso un blocco di 25, ma il blocco è in continua evoluzione – questa operazione è definita mining”.

UN MAMMUT AFRICANO E OTTO PANETTI DI BURRO

“La potenza della tecnologia del bitcoin, grazie a tutti noi che contribuiamo, è 6mila volte superiore ai 500 super computer più potenti al mondo, inventati ad oggi, messi insieme. Il bitcoin è un mammut africano e tutte le tecnologie inventate ad oggi sono, in proporzione, otto panetti di burro”.

L’ALGORITMO GARANTIRA’ UN MERCATO EQUO?

Nel 2140 verrà emesso l’ultimo bitcoin. Ma questo, secondo Comandini, sarà solo l’inizio: “Una moneta dalla quantità limitata renderà obsolete le banche e le valute tradizionali come l’Euro. L’uomo non potrà emettere nuovi bitcoin e l’unico a decidere il valore di quelli già in circolazione sarà l’algoritmo, crittograficamente, attraverso il mercato. Sarà, quindi, un valore sempre equo”, che risponderà solo alle leggi del mercato e che, vista la progressiva domanda, non controbilanciata dall’offerta, sul piano ipotetico, “potrà arrivare a essere tendente a infinito”. Il valore non potrà essere gestito da nessuno, attraverso politiche monetarie che ne aumentino o diminuiscano la quantità in circolazione.

UNA NUOVA CORSA ALL’ORO

“Molti accostano Il bitcoin a una valuta, in realtà è una valuta digitale matematica: l’emissione, la produzione, la gestione, tutto ciò che regola le transazioni si basa soltanto su matematica e crittografia, non può esserci un apporto umano. Questo porta a una regola fondamentale: più il bitcoin durerà nel tempo, più il valore sarà matematicamente crescente”, continua l’esperto.

In altre parole, anche quando tocca valori record, come quello di questi gioni, 2600 dollari – il doppio dell’oro – non può crollare. O meglio, quand’anche crollasse a 1000 dollari, la certezza è, spiega Comandini, che “fra due, tre o quattro anni, sarà matematicamente costretto a toccare un picco superiore a quei 2600 dollari. Nessun investimento al mondo dà questa garanzia. Nel 2140 i bitcoin saranno 21 milioni. Ma l’emissione è esponenzialmente decrescente, quindi il 99,9% si esaurirà nei prossimi 20 anni”. Forse è iniziata la nuova corsa all’oro.


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