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Ex Sant’Uffizio, ecco tutti i perché della sostituzione di Müller con Ladaria Ferrer

“Posso dire che la nostra Congregazione si occupa di promuovere e tutelare la fede cattolica. Prima promuovere e poi, se necessario, tutelare. Ma non posso scendere nei dettagli. La nostra Congregazione si muove sempre con discrezione e parla esclusivamente attraverso i suoi atti”. Con queste parole di nove anni fa si chiudeva una delle rarissime interviste dell’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer (nella foto), gesuita spagnolo, promosso da segretario a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Posizione di riservatezza, opposta a quella del più loquace cardinale Gerhard Ludwig Müller, mandato in pensione anticipata. Ricevendolo in udienza sabato mattina, Papa Francesco gli ha comunicato che non gli avrebbe rinnovato l’incarico allo scadere del primo quinquennio all’ex Sant’Uffizio. Un inedito nella storia recente della più importante congregazione della Santa Sede, non a caso definita un tempo “la Suprema”. Il porporato, 70 anni a dicembre, avrebbe declinato l’offerta di altri incarichi in Vaticano e probabilmente tornerà nella sua Germania.

IPOTESI SUL MANCATO RINNOVO

Cosa abbia portato alla clamorosa decisione è motivo di discussione tra gli osservatori di cose vaticane. C’è chi rileva la dissonanza su alcuni desiderata papali in tema di famiglia e morale (es qui). Chi imputa al cardinale una gestione troppo morbida dei casi di pedofilia (es qui). Per Andrea Tornielli, molto vicino a Santa Marta, residenza del Pontefice, “è probabile che all’origine della decisione vi sia il mancato funzionamento del dicastero, una difficoltà nei rapporti e nella collaborazione”. In particolare, per il vaticanista de La Stampa può aver influito l’eccesso di esposizione mediatica di Müller: “Le sue prese di posizione personali sono spesso suonate più come quelle di uno specialista che di un capo dicastero a servizio del Papa, nonostante i ripetuti inviti a ‘parlare’ soprattutto con i documenti e gli atti della Congregazione. Interventi, quelli del Prefetto della dottrina, che suonavano quasi sempre come presa di distanze dal Pontefice”.

UN CONSERVATORE MODERATO COME SUCCESSORE

Al posto di Müller, Francesco ha scelto il numero due della Congregazione. Il profilo di Ladaria Ferrer risponde perfettamente a quanto sarebbe contestato al porporato tedesco. Quasi mai lo si vede in pubblico. Di rado concede interviste. Spagnolo di Manacor, nelle Baleari, con qualche goccia di sangue napoletano nelle vene (gli antenati erano di Policastro), 73 anni, è professore all’Università Gregoriana. Si è fatto gesuita dopo una laurea in Giurisprudenza a Madrid. È considerato un conservatore moderato e teologicamente centrista. Quando nel 2008 Benedetto XVI lo nominò segretario dell’ex Sant’Uffizio, il mondo tradizionalista spagnolo ebbe da ridire. Ma all’arcivescovo le etichette stanno strette. Replicò: “Non mi piacciono gli estremismi, né quelli progressisti, né quelli tradizionalisti. Credo che ci sia una via media, che è quella percorsa dalla maggioranza dei professori di Teologia a Roma e nella Chiesa in generale, che mi sembra sia la via giusta da seguire anche se ognuno di noi ha le sue peculiarità, perché, grazie a Dio, non ci ripetiamo, non siamo cloni”. Nel 2010, quando la Chiesa era travolta dalla bufera pedofilia, Ratzinger gli diede carta bianca per indagare e investigare chiunque e imporre la sua linea dura contro i preti accusati di abusi e gli episcopati che affrontavano in maniera tiepida gli scandali. Dal 2 agosto 2016 Ladaria Ferrer è presidente della Commissione di studio sul diaconato femminile voluta da Francesco.

SI APRE LA FASE DUE DEL PONTIFICATO?

Le voci di un mancato rinnovo del cardinale Müller circolavano da giorni. Il primo a scriverne è stato il quotidiano argentino Clarín, una settimana fa. Julio Algañaraz osservava che il Papa desiderava liberarsi del “pesante condizionamento” del porporato, per “aprire la strada della seconda parte del suo pontificato”. In queste ore, soprattutto negli ambienti tradizionalisti, in tanti si sono affrettati a spiegare il licenziamento con le posizioni fredde del cardinale sulle aperture di Francesco ai divorziati risposati. Aperture contenute in Amoris laetitia, bersagliata da quattro cardinali che hanno più volte espresso i loro dubia al Papa. I siti Corrispondenza Romana e Rorate Caeli che nel pomeriggio di venerdì hanno dato per primi la notizia del mancato rinnovo di Müller sottolineavano proprio come queste posizioni fossero sufficienti “a metterlo tra i critici del nuovo corso imposto da Papa Bergoglio”.

IL CARDINALE, LA DOTTRINA E LO SCONTRO COI PROGRESSISTI

Il porporato è uno dei firmatari della lettera dei 13 cardinali all’inizio del sinodo sulla famiglia del 2015, dove si manifestavano preoccupazioni sui lavori, a loro dire ordinati a facilitare “risultati predeterminati su importanti questioni controverse”. Recentemente, al Timone, ha richiamato gli episcopati mondiali a evitare fughe in avanti sulla comunione ai divorziati risposati, basandosi su una interpretazione spinta di Amoris laetitia: “Il documento – precisava – va interpretato alla luce di tutta la dottrina della Chiesa”. Quindi: comunione ai divorziati risposati, ma solo se vivono come fratello e sorella. Tutto il contrario di quanto sostenuto dagli episcopati di Germania, Argentina e Malta. A dire il vero, però, Müller ha anche apertamente criticato il metodo adottato dai quattro cardinali dei dubia, rammaricandosi che la lettera inviata al Papa fosse stata diffusa al pubblico.

LE DISTANZE COL PAPA ARGENTINO

Che ci fosse distanza tra Müller e Bergoglio lo testimoniano diversi episodi. A cominciare dal fatto che Francesco ha da subito indicato nel cardinale di Vienna Christoph Schönborn il suo “interprete” autorizzato su Amoris laetitia, silenziando di fatto il suo guardiano teologico. All’inizio di quest’anno, poi, tre dipendenti della Congregazione sono stati licenziati senza motivo. E, soprattutto, stando a più indiscrezioni, la Congregazione per la dottrina della fede aveva proposto decine e decine di osservazioni all’esortazione post sinodale sulla famiglia. Ma nessuna di queste correzioni sarebbe stata recepita in Amoris laetitia. Alcuni dei più stretti consiglieri di Bergoglio hanno pubblicamente e più volte contestato l’ormai ex prefetto. Nel gennaio 2014 il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga ne criticò la posizione di rifiuto della comunione ai divorziati: “Müller pensa solo in bianco e nero, ma il mondo non è così”. Toni analoghi a quelli usati dal teologo argentino Victor Fernández, amico di vecchia data di Francesco. Anno scorso, stando a indiscrezioni di stampa, l’arcivescovo di Madrid avrebbe addirittura negato al cardinale di presentare un suo libro all’Università Cattolica di San Dámaso, perché, avrebbe detto, non voleva avere nulla a che fare con un libro “contro il Papa”.

LA GESTIONE DEI CASI DI PEDOFILIA

I critici di Müller hanno avuto gioco facile a ricordare che le dimissioni di Marie Collins dalla commissione per la tutela dei minori puntavano l’indice proprio contro il prefetto reo, a suo dire, d’aver rallentato l’iter previsto per le risposte a quanti erano stati abusati. Scrive oggi Francesco Antonio Grana del Fatto Quotidiano: “Il vero motivo del licenziato di Müller riguarda la gestione dei casi di pedofilia”.

FINE DI UNA STAGIONE? 

Non si può non notare che Müller è amico personale di Joseph Ratzinger e curatore della sua opera omnia. Nel 2012 era stato Benedetto XVI a richiamare dalle rive del Danubio a quelle del Tevere l’allora vescovo di Ratisbona, nominandolo prefetto di quella Congregazione che Ratzinger ha guidato per un quarto di secolo. Infine, singolare coincidenza, è fresco di stampa il libro intervista del cardinale The Cardinal Müller Report: An Exclusive Interview on the State of the Church che riecheggia il titolo in inglese del libro intervista del 1985 di Ratzinger prefetto dell’ex Sant’Uffizio con Vittorio Messori The Ratzinger Report (Rapporto sulla fede in italiano). Il ricambio in Congregazione con il non certo progressista Ladaria Ferrer è un passaggio non traumatico, ma di fatto segna la fine di una stagione.

CHE FARÀ IL GIOVANE CARDINALE PENSIONATO?

Mentre Luis Francisco Ladaria Ferrer inizia il suo lavoro come prefetto, rimane un’incognita come si muoverà in futuro il predecessore silurato. Il vaticanista Marco Tosatti si domanda se la mancata conferma sia una mossa azzeccata: “In questi anni, per lealtà verso il Pontefice, Müller ha tenuto a freno sentimenti ed espressioni. Adesso che è un uomo libero, la schiera dei critici di Amoris Laetitia e delle sue interpretazioni più aperte potrebbe acquistare un personaggio di grande peso e caratura”.


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