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2 luglio 1993, Mogadiscio: un doveroso ricordo

Ci sarebbero decine di ricorrenze da celebrare ogni anno per non dimenticare. Troppe. Il rischio è che l’Italia dimentichi quanti militari siano caduti negli ultimi decenni nelle tante missioni internazionali, alcune delle quali ancora in corso. Caduti rispettati sempre in modo bipartisan dalla politica, a prescindere dalle posizioni su determinate scelte di politica estera.

In un momento in cui l’Africa è al centro dell’attenzione per i flussi migratori, è giusto ricordare che 24 anni fa, il 2 luglio 1993, a Mogadiscio ci fu l’agguato al check point Pasta in cui morirono tre soldati italiani e 36 rimasero feriti nello scontro con i miliziani somali. L’emozione fu enorme, oggi nessuno la ricorda. Le vittime furono il sottotenente Andrea Millevoi, il sergente maggiore Stefano Paolicchi (nella foto) e il caporale Pasquale Baccaro, tutti medaglie d’oro al valor militare alla memoria. Tra i feriti Gianfranco Paglia, allora sottotenente e oggi tenente colonnello in servizio al ministero della Difesa, perse l’uso delle gambe nel tentativo di salvare l’equipaggio di un blindato ed ebbe la medaglia d’oro al valor militare; il sergente maggiore Pasquale Monti quella d’argento.

Ma come ulteriore esempio del sacrificio dei militari, proprio il 2 luglio ricorre un altro lutto, quello del caporale maggiore scelto Gaetano Tuccillo, morto nel 2011 per l’esplosione di uno Ied (ordigno improvvisato), uno dei 54 caduti italiani in Afghanistan.

I ripetuti complimenti e ringraziamenti che i vari governi continuano a ricevere all’estero per quanto sanno fare le Forze armate nei vari teatri sembrano diventati un’abitudine. L’Italia oggi è impegnata in 31 missioni in 21 Paesi con 6.400 unità, oltre alle 7.200 occupate nell’operazione “Strade sicure” sul territorio nazionale con sempre maggiore funzione antiterrorismo. Sono nell’Afghanistan poco controllato e con sempre maggiore presenza dell’Isis, con Kfor nei Balcani dimenticati pur essendo pericoloso bacino di potenziali terroristi, con Unifil nel Libano perenne terra di confine, nel Mediterraneo tra prevenzione e assistenza ai migranti. In tutto questo, l’anniversario di una strage dimenticata può servire a rivolgere un pensiero ai caduti e a chi ogni giorno lavora per la sicurezza di tutti.

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