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Tutti i borbottii anti Matteo Renzi nella carovana Insieme di Giuliano Pisapia

Insieme. O meglio, tutti insieme contro Matteo Renzi. La storica piazza Santi Apostoli ha fatto da sfondo al coronamento di un “complotto antirenziano” costruito anni fa da Massimo D’Alema, portato avanti da Pierluigi Bersani e che ora si concretizzerà “insieme” a Giuliano Pisapia. L’ex sindaco di Milano è riuscito a riportare in piazza non soltanto i nostalgici dell’Ulivo ma anche quella parte di sinistra radicale che nelle urne fatica a trovare i voti. C’erano tutti, ma proprio tutti: dai bersaniani di Articolo1-Movimento democratico progressista a Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, dai Verdi di Angelo Bonelli alla sinistra dem di Andrea Orlando e Gianni Cuperlo, passando per il Centro Democratico di Bruno Tabacci e Possibile di Pippo Civati. C’erano persino quelli di Parte Civile, l’associazione romana nata un anno fa per volontà dei delusi del Pd contrari alla cacciata di Ignazio Marino dal Campidoglio. Stavolta, gli esponenti di una sinistra italiana che tende sempre a dividersi sono stati di parola. A parte Anna Falcone e Tommaso Montanari, non mancava nessuno.

D’altronde lo slogan dell’evento era “nessuno escluso” perché tutti sono indispensabili per raggiungere l’obiettivo, velatamente dichiarato, di far fuori Renzi. “Se il Pd fa politiche neoliberiste non si può fare il centrosinistra, se avesse avuto politiche di centrosinistra noi non saremmo qui. Serve una grande affermazione elettorale, un grande successo, in modo da riaprire la partita con il Pd”, ha spiegato Massimo D’Alema al suo arrivo. Dal palco Bersani è sembrato convincere di più, o perlomeno scaldare di più i cuori rispetto a Pisapia, definito dal conduttore Gad Lerner “il leader riluttante”. “Noi – esordisce Bersani – vogliamo rivolgerci a tutto quel popolo di centrosinistra che se ne sta testardamente a casa, deluso e sfiduciato, e che magari oggi ha sentito passare in tv il comizio di Renzi e gli passa sulla testa come acqua sul marmo”. Un discorso appassionato in cui l’ex segretario del Pd sottolinea che “non è che tutto il mondo gira intorno alla Leopolda” e dice “basta ai bonus e ai giovani comprati con i voucher”.

Pisapia, invece, nel suo intervento, riscuote successo quando critica l’abolizione dell’articolo 18 e della tassa sulla prima casa. Posizioni che allungano la distanza che intercorre tra Roma e Milano, dove Renzi ha tenuto il forum dei circoli Pd e dove ha rivendicato con la forza la sua leadership e la sua contrarietà ad alleanza stile Ulivo o, peggio ancora, stile Unione. Una linea della fermezza che viene smentita nei fatti dalla presenza a Roma di molti esponenti della minoranza dm. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, infatti, nutre ancora qualche speranza di ricomporre le fratture tra le due anime di sinistra: “Renzi ha posto delle condizione che oggi dall’intervento di Pisapia sono in parte arrivate. Vediamo se nel merito le distanze sono così incolmabile come a volte si vuol far apparire e molti vogliono far apparire”.

Le differenze che attanagliano la sinistra sono le stesse che hanno accompagnato la nascita del Pd e che lo accompagnano tutt’ora. È più vincente un centrosinistra con o senza trattino? Sembrerebbe una finezza linguistico-grammaticale e, invece, è il problema dei problemi di un Pd che non ha ancora capito se sia meglio perdere presentandosi da soli o alleati insieme con altri partiti? Il Pd veltroniano che aveva una ‘vocazione maggioritaria’ nel 2008 perse le elezioni contro Silvio Berlusconi esattamente come la coalizione ‘Italia Bene Comune’ guidata da Bersani nel 2013 perse contro l’avanzata di Grillo e la tenuta del centrodestra. “Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”, disse all’epoca Bersani. E oggi? Oggi a liquidare rapidamente la discussione sul tema è Renzi citando il caso emblematico di Genova dove il centrosinistra era unito e non si presentava certo con un candidato di rito renziano.

L’operazione di Pisapia e Bersani ha, dunque, più il sapore di quelli che si dividono per mettere i bastoni tra le ruote e, poi, poter dettare le proprie condizioni prima o dopo le elezioni. Ma se, come sembra, si andrà a votare con una legge elettorale proporzionale, che senso ha parlare di centrosinistra largo e di alleanze? L’operazione ‘Insieme’ ha più l’aria di voler procurare la sconfitta altrui piuttosto che la vittoria del proprio schieramento.



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