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Google, come essere responsabili sul web?

Protezione dei dati personali, ma anche tutela del diritto d’autore sul web: Google ha presentato a Roma la sua iniziativa “Digitali e Responsabili, con il patrocinio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e del Garante per la Protezione dei dati personali e la partecipazione di Polizia Postale e Altroconsumo e che, in cinque tappe italiane (Roma, Napoli, Palermo, Firenze, Milano) promuoverà nelle università un dibattito sull’importanza dell’utilizzo responsabile del web, aiutando a diffondere la consapevolezza degli strumenti disponibili per la tutela dei propri diritti online e raccontando casi di successo e best practice. Ovviamente Google metterà l’accento sulle proprie soluzioni per la tutela della privacy e della sicurezza dei dati (Account personale) e la protezione della creatività e del diritto d’autore (Content ID), come dimostra la presenza all’inaugurazione romana dell’iniziativa della Youtuber Alice Venturi, che ha raccontato come con la piattaforma di Google ha trasformato la sua passione in business. Non si tratta però solo di pubblicità delle tecnologie che Google offre ai suoi utenti, ma di un modo per ribadire strategie e impegni del colosso del web.

LA DIFESA DEL COPYRIGHT

Nell’evento di lancio di “Digitali e Responsabili”, Andrea Stazi, Public Policy Manager di Google in Italia, ha sottolineato le prestazioni del gigante di Mountain View negli sforzi di tutela dei suoi utenti: in sole 6 ore Google elabora una richiesta di rimozione per violazione di copyright dal suo motore di ricerca; 558 milioni le pagine interessate dalle richieste di rimozione contenuti per infrazione del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) nel 2015 (il 98% è stato eliminato), mentre sono 670.000 gli annunci di Google Adwords respinti per violazione di copyright tra settembre 2015 e marzo 2016. Inoltre, ammontano a 2 miliardi di dollari gli introiti generati da YouTube per i titolari dei diritti dal suo lancio a oggi e 3 miliardi di dollari è l’importo corrisposto all’industria della musica da YouTube in questo decennio.

PRIVACY E SICUREZZA IN RETE

Google è anche partner in Italia delle iniziative Una Vita da Social, campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e il Patrocinio dell’Autorità Garante per l’Infanzia sui temi dei social network, del cyberbullismo, dell’adescamento online, e Vivi Internet al Sicuro, campagna in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, Altroconsumo e l’Accademia italiana del Codice di Internet e con la partecipazione del Garante privacy per sensibilizzare i cittadini sugli strumenti di tutela della privacy e della sicurezza. Molti di questi attori erano presenti a Roma all’inaugurazione di “Digitali e Responsabili”Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali, Roberto Sgalla, Direttore Centrale Specialità Polizia di Stato, Alberto Pirrone, Manager Centro di Competenza Prodotti e Servizi di Altroconsumo, Alberto Gambino, Presidente Accademia Italiana del Codice di Internet, che hanno alternato i loro interventi ad altri personaggi di alto profilo: Angelo Cardani (nella foto), Presidente Agcom, Antonello Giacomelli, Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni, Guido Scorza, Responsabile Relazioni Affari Regolamentari Nazionali ed Europei Team Digitale del Governo, Roberto Viola, Direttore generale DG Connect della Commissione Europea.

LA VIA ITALIANA

Ovviamente Google cerca di rafforzare la sua immagine di colosso della Rete impegnato per un digitale responsabile e la piena trasparenza sul web, soprattutto ora che il gruppo ha ricevuto una multa record da 2,42 miliardi di euro dalla Commissione europea con l’accusa di aver creato una posizione dominante sullo shopping online sfruttando la popolarità del suo motore di ricerca (e intanto attende la decisione dell’Antitrust Ue sul fascicolo Adwords). Ma il patrocinio di Agcom e Garante Privacy ribadiscono che in Italia Google è apprezzata per le sue iniziative – fermo restando che le authority rivendicano il loro ruolo di supervisione. “La responsabilizzazione dei giganti del web è positiva, ma una più matura garanzia di libertà dei cittadini della società digitale passa attraverso la protezione dei dati da parte delle autorità pubbliche e dei governi. Penso, ad esempio, alle ultime decisioni prese dalle authority in materia di cyberbullismo e diritto all’oblio”, ha detto Soro. “Il regolatore guarda con interesse e favore a progetti come quello promosso da Google. Al tempo stesso”, ha ribadito Cardani, “teniamo a sottolineare l’importanza che queste iniziative, la loro efficacia, la loro neutralità, la loro natura di servizio al cittadino, siano soggette a un vaglio istituzionale”. “Sono convinto che in Italia negli ultimi tempi ci siano stati dei passi in avanti nel rapporto con gli Over the top, come nel caso dell’accordo tra Google e Fieg”, ha aggiunto Giacomelli.

L’IMPEGNO DI GOOGLE SUI DATI

“Ciascun soggetto secondo il proprio ruolo istituzionale si deve assumere il compito di contribuire a creare cittadini responsabili nell’uso delle tecnologie digitali a tutela delle libertà di tutti”, concorda Stazi. “Google crede nell’educazione civica per il cittadino digitale e nella natura libera della Rete”.

Due i pilastri del lavoro che Google svolge per contribuire all’educazione civica 2.0: informazione degli utenti su come Google raccoglie e utilizza i dati (“Non li vendiamo mai a terzi”, ha ribadito Stazi) e offerta di strumenti tecnologici efficaci perché l’utente possa gestire i propri dati e il frutto della propria creatività, esercitando la cittadinanza online in modo consapevole, proteggendo privacy, sicurezza e proprietà intellettuale. “Con Digitali e Responsabili, promuoviamo il dibattito su questi temi insieme a esponenti delle istituzioni, delle associazioni, accademici e creatori di contenuti su YouTube perché l’educazione civica digitale è una responsabilità condivisa di tutti noi, soggetti pubblici e privati, e un percorso necessario per una società migliore, dentro e fuori la Rete”, ha dichiarato Stazi.

Il bene più prezioso per gli Ott sono del resto la fiducia degli utenti e la reputazione del marchio: minarli vuol dire mettere a repentaglio il business. Lo sa bene anche Facebook che, accusata di essere il veicolo più potente di quelle fake news capaci di far traballare democrazie già in crisi di identità, ha annunciato tecnologie più potenti basate sull’intelligenza artificiale per individuare e rimuovere le notizie false e tendenziose. A spingerla ad agire, non a caso, sono innanzitutto i suoi azionisti, convinti che Mark Zuckerberg non stia proteggendo con sufficiente determinazione la credibilità del social network da 2 miliardi di utenti.

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