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Le mosse di Londra per attrarre Saudi Aramco nella City

La Gran Bretagna si prepara a uscire dall’Unione europea ma vuole tenersi stretta la posizione di grande hub finanziario. La Borsa di Londra è pronta ad attrarre nuovi capitali extra-Ue. Il boccone più appetibile è Saudi Aramco. La quotazione del gigante saudita dell’energia si annuncia come la più grande della storia delle Borse mondiali, superiore a quella di giganti come General Electric, Exxon o Apple e per averla i britannici si sono mossi con anticipo. Lo scorso mese di aprile la premier Theresa May e Xavier Rolet, responsabile della London Stock Exchange Group, hanno visitato Riad per incontrare il presidente di Aramco e ministro dell’Energia saudita Khalid al Falih. Nel frattempo i sauditi hanno cominciato un vero tour de force in giro per il mondo per discutere con la comunità finanziaria internazionale la quotazione-monstre che potrebbe raggiungere i duemila miliardi di dollari. Le altre piazze candidate per la più grande Ipo della storia sono Tokyo, New York, Hong Kong, Singapore e Toronto. Mentre gli advisor dei sauditi per la super quotazione sono pesi massimi del calibro di JPMorgan, HSBC, Morgan Stanley. Nel frattempo la valutazione della quotazione è sottoposta a un intenso dibattito nella comunità finanziaria dato che il campione dell’energia saudita deve ancora divulgare dettagli su aspetti fondamentali come le vendite e i profitti.

Pochi giorni fa la Financial Conduct Authority (Fca), autorità che regola i mercati e i servizi finanziari britannici, ha proposto di introdurre nuove regole e un nuovo indice alla Borsa di Londra, e quindi di creare una nuova categoria, per consentire la quotazione di società controllate da stati sovrani, proprio come Saudi Aramco. Una mossa che stando ai principali quotidiani britannici e alla maggior parte degli analisti va interpretata come un invito all’Arabia Saudita per la quotazione della sua compagnia petrolifera di stato.  Con l’attuale sistema di regole della Gran Bretagna sarebbe difficile far sbarcare i sauditi nella City, dato che è previsto che il 25% delle azioni di una compagnia possa essere scambiato sul mercato mentre Riad punta a collocare in Borsa il 5%, raccogliendo almeno 100 miliardi.

La proposta della Fca è stata criticata dall’Associazione britannica dei fund manager che ha messo nel mirino l’opacità nella governane di Aramco. Il Financial Times si chiede quale potrebbero essere le conseguenze sulla reputazione della piazza finanziaria londinese con un’operazione di questo tipo: «Gli investitori pubblici saranno una piccola minoranza alla mercé dell’azionista di maggioranza» mentre «il controllo sulla governance dell’azionista di controllo sarebbe molto limitata».

 

Pubblicato originariamente su Energy and Strategy Hub



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