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Giacomo Morandi, chi è il nuovo segretario della Dottrina della fede voluto da Papa Francesco

Giacomo Morandi

Con la nomina di monsignor Giacomo Morandi a nuovo segretario della Congregazione per la Dottrina della fede, Papa Francesco ha mosso un’altra pedina cruciale nel suo disegno di cambiamento della Curia romana. Dopo il pensionamento anticipato del cardinale Gerhard Müller e la promozione del segretario dell’ex Sant’Uffizio Luis Ladaria Ferrer a prefetto, con Morandi si ripete una scelta interna alla Congregazione, dove il monsignore modenese serviva come sottosegretario dal 2015.

TEOLOGO E BIBLISTA

Nato nel 1965 a Modena, sacerdote dal 1990, dottorato in Teologia dell’Evangelizzazione (Missiologia) presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2008, Morandi è stato vicario generale dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola. È docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena e di Esegesi patristica al Centro Aletti di Roma, collegato con il Pontificio Istituto Orientale.

UNA SCELTA DAL FIRMAMENTO DEL CARDINAL STELLA

Morandi, che con la promozione a numero due della Dottrina della fede viene elevato alla dignità di arcivescovo, è accreditato per essere un fedelissimo della linea dettata da Jorge Mario Bergoglio e astro della costellazione del cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero. Fulmineo il noviziato in Curia del monsignore emiliano, chiamato a Roma nell’ottobre del 2015, si dice, su suggerimento proprio di Stella. Dopo meno di due anni alla Suprema, la promozione a numero due del più importante dicastero della Chiesa.

SEGRETERIA DI STATO SEMPRE PIÙ INFLUENTE?

Stando ai link del neo arcivescovo si può tentare di disegnare una mappa dei consiglieri di Francesco nel delineare la sua strategia in Curia, dove sembrano prendere sempre più potere i diplomatici in talare ai quali, al contrario, Benedetto XVI guardava con meno benevolenza, tanto da scegliersi come segretario di Stato un non diplomatico come Tarcisio Bertone, già suo segretario alla Dottrina della fede quando Ratzinger ne era prefetto. Con Stella, che sarebbe stato il suggeritore della venuta in Vaticano di Morandi, Bergoglio aveva compiuto una delle prime nomine di peso, meno di sei mesi dopo l’elezione al Soglio. Nel settembre 2013 lo aveva chiamato, allora presidente della prestigiosa Pontificia accademia ecclesiastica dove si formano i futuri ambasciatori della Santa Sede, all’incarico di prefetto per il Clero, e nel primo concistoro utile lo ha creato cardinale. Stella, a detta di molti osservatori, è uno dei porporati di Curia più vicini al pontefice regnante. È veneto di Pieve di Soligo; come veneto del vicentino è il segretario di stato, Pietro Parolin, a suo tempo allievo dell’Accademia ecclesiastica di cui è oggi presidente, immediato successore di Stella, un altro vicentino, l’arcivescovo Giampiero Gloder.

QUELLA CONFIDENZA DI PAROLIN

Quando nel 2015 il, da pochi mesi, neo arcivescovo di Modena, Erio Castellucci (esemplificativa nomina bergogliana di un vescovo pastore preso da semplice parrocco di Forlì a guidare la diocesi emiliana), salutò il suo vicario generale in partenza per Roma, si lasciò sfuggire una confidenza su un dialogo avuto proprio con il cardinale Parolin: “Più facevo presente le doti di don Giacomo Morandi più mi ripeteva: lei dunque conferma che il Santo Padre ha scelto bene”. Dove non è chiaro se sia stato Parolin a suggerire o a rallegrarsi per la decisione di Francesco sul nuovo sottosegretario.

QUASI UN ALTRO FIGLIO DI IGNAZIO AL SANT’UFFIZIO

Morandi si è addottorato alla Pontificia università gregoriana, fucina di cultura gesuita, erede del Collegio fondato da sant’Ignazio di Loyola. Alla Gregoriana ha insegnato e ne è stato vicerettore, l’arcivescovo gesuita Ladaria Ferrer, attuale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Un altro collegamento di Morandi con la galassia culturale e teologica della Compagnia è con la comunità dei gesuiti del Centro Aletti di Roma, dove insegna Esegesi patristica. Il Centro Aletti, di cui è direttore l’artista e teologo gesuita Marko Rupnik, affianca la missione che la Compagnia di Gesù svolge presso il Pontificio istituto orientale, anch’esso affidato ai figli di sant’Ignazio.

PROFILI SEMPLICI, COLLABORATORI OBBEDIENTI

Dalla mancata riconferma di Müller, alle promozioni in perfetta successione dei suoi precedenti numeri due e tre, si notano i ritocchi operati dal Papa al volto della Curia romana. Non tanto, come è stato osservato, nel segno di rotture sul piano dottrinale, ma in quello di prediligere collaboratori fedeli, che sappiano interpretare i segni dei tempi e attuarne il programma. Così Ladaria Ferrer è sì un conservatore moderato non dissimile dal predecessore Müller, ma anche guida della commissione di studio voluta da Francesco sulla possibilità di concedere il diaconato alle donne, sul quale spingono i prelati più liberal. E soprattutto non è uomo che appare mediaticamente: rarissime sono le sue interviste. Così come non è particolarmente appariscente oltre le Mura il nuovo segretario Morandi, al quale il vaticanista Sandro Magister attribuisce un ruolo nel licenziamento, alcuni mesi fa, di tre alti officiali della Congregazione, molto stimati da Müller. Resta da vedere se le mancate conferme e le promozioni alla Dottrina della fede riporteranno la Congregazione al ruolo di “Suprema” tra le altre di Curia. Dopo gli ultimi anni di conduzione Müller, capo in carica ma diventato sempre meno rilevante, come confermato da Bergoglio che più volte ha indicato come suoi maestri di dottrina e autentici interpreti non lui, ma i cardinali Walter Kasper e Christoph Schönborn. Per tacere dell’indiscrezione, mai smentita, delle decine di correzioni apportate dalla Congregazione di Müller alla bozza del testo di Amoris Laetitia sulla famiglia e ignorate da Papa Bergoglio.

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