Fondere Open Fiber e Tim così da portare nell’azionariato del gruppo telefonico posseduto da Vivendi anche Enel e Cassa depositi e prestiti che controllano Open Fiber. Era di fatto l’approdo societario e industriale sulla banda larga di una risoluzione in cantiere nelle commissioni parlamentari competenti su spinta in particolare del senatore Pd, Massimo Mucchetti. La risoluzione aveva trovato l’accordo anche di Forza Italia, secondo la ricostruzione di Formiche.net. Ma per vie informali, dicono fonti governative, il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha chiesto di soprassedere per evitare ricadute politiche e industriali dirompenti sul delicato tema della rete fissa.
L’IDEA DI MUCCHETTI
La soluzione ipotizzata da Mucchetti consentirebbe di evitare “il ripetersi di comportamenti da parte del socio francese che fanno pensare all’esistenza di una direzione e un controllo non dichiarati, una situazione che, se confermata dall’indagine della Consob appena iniziata, potrebbe comportare il lancio di un’Opa totalitaria da parte di Vivendi su Telecom Italia”. L’ipotesi “non potrebbe non essere infine consensuale” e potrebbe “portare all’attribuzione della rete a una società che, senza uscire dal perimetro di consolidamento di Telecom Italia”, potrebbe “anche essere collocata in Borsa, generando valore per gli azionisti e una situazione ancora più trasparente ai fini dell’unbundling e dunque del quadro concorrenziale, superando nell’interesse di tutti i contrasti sul valore della rete in rame che hanno bloccato negli anni scorsi i negoziati tra Telecom Italia e Cassa depositi e prestiti sulle reti di nuova generazione”.
IL TESTO IN PARLAMENTO
La risoluzione, messa a punto dal senatore dal senatore Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato, avrebbe dovuto essere valutata oggi dalle quattro commissioni competenti delle due Camere. Il testo, se approvato, avrebbe impegnato il governo ad “operare al fine di arrivare a un accordo industriale tra Telecom Italia e Open Fiber”, al fine di realizzare congiuntamente la rete in fibra ottica fino agli armadi, per poi “diffonderla gradualmente ad abitazioni e uffici”. La risoluzione avrebbe inoltre impegnato l’esecutivo a considerare, “nel rispetto della miglior governance, con la Cassa depositi e prestiti e con l’Enel una proposta di fusione per incorporazione di Open Fiber in Telecom Italia ai valori correnti”. In questo modo si associerebbero “all’azionista francese Vivendi due importanti azionisti italiani a controllo pubblico”, assicurando a Telecom Italia “quella stabilità che ancora le manca, come testimoniano anche gli ultimi, opachi cambi del top management”. Un’evidente allusione alle dimissioni dell’ad dell’ex monopolista, Flavio Cattaneo, ed alle ipotesi sulla sua sostituzione con un triumvirato proposto dall’azionista di maggioranza, il gruppo francese Vivendi.
LA REVOCA DELLA SEDUTA
La seduta delle commissioni ottava e decima del senato e della Camera che avrebbero dovuto valutare una risoluzione volta a favorire la fusione tra Tim ed Open Fiber, in modo da unificare la rete fissa nazionale di telecomunicazioni ad alta capacità, è stata però revocata. La notizia della convocazione delle quattro commissioni, in seduta congiunta, si era sparsa da poco quando sono iniziate le pressioni affinché il testo – impegnativo per il governo in caso di approvazione – non fosse messo ai voti.