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Venezuela, il voto e il regime autoritario di Maduro

Ancora una volta il Venezuela si è svegliato oggi con una doppia realtà. Il Consiglio Nazionale Elettorale ha annunciato un’affluenza di circa 41,53 per cento degli elettori nelle elezioni per i membri dell’Assemblea Nazionale Costituente, mentre per l’opposizione i voti sarebbero stati circa 2,5 milioni, ovvero il 12 per cento degli aventi diritto al voto.

Un’altra cifra, molto più drammatica, è quella dei morti: 16 persone sono state uccise nelle ultime 48 ore durante le repressioni delle forze dell’ordine alle manifestazioni degli oppositori al governo di Nicolás Maduro. Era dal 1989 che non c’erano morti durante una giornata elettorale. Sui social network sono state diffuse le immagini dei cecchini (militari) appostati davanti alle manifestazioni dell’opposizione (nella foto).

LA REAZIONE DI MADURO

Come avevano previsto molti analisti dalle prime ore del pomeriggio, Tibisay Lucena, presidente del Consiglio Nazionale Elettorale, ha dichiarato alla fine della giornata che il tasso di partecipazione è stato “straordinario. Con il 41,53% degli elettori del Venezuela che ha votato, pari a 8.089.320 votanti […] Tutto il Paese sta votando tranquillamente, in pace e civicamente. Chi ha voluto impedire questo diritto al voto è fallito”. Per Maduro, quella di ieri è stata una vittoria elettorale: “Abbiamo un’Assemblea costituente – ha dichiarato davanti ai sostenitori a Caracas -. Si tratta del voto più importante che la rivoluzione abbia mai avuto in 18 anni di storia”. Il presidente Maduro ha invitato i membri della Costituente a togliere l’immunità parlamentare ai deputati dell’Assemblea Nazionale nella nuova Costituzione.

UN PROCESSO ELETTORALE SENZA TESTIMONI

Nelle prime ore del mattino la città di Caracas sembrava un campo di guerra. Spazzatura bruciata, macchine incendiate, negozi chiusi e poche persone per strada. L’affluenza nei seggi elettorali era visibilmente poca, molto meno rispetto alle file che si sono viste lo scorso 16 luglio durante il referendum non vincolante convocato dall’opposizione. Ai giornalisti è stato vietato avvicinarsi oltre 500 metri dai centri di votazione. Telecamere e macchine fotografiche sono state proibite.

LA MINACCIA DI DONALD TRUMP

Il governo americano ha criticato duramente il voto per la Costituente in Venezuela. L’amministrazione di Donald Trump ha annunciato che ci saranno “forti e veloci” azioni contro il regime di Maduro, “architetti dell’autoritarismo in Venezuela”. In un comunicato diffuso dal portavoce della Casa Bianca, Heather Nauert, si sostiene che “gli Usa condannano l’elezione imposta il 30 luglio per l’Assemblea Costituente Nazionale, concepita per rimpiazzare l’Assemblea Nazionale legittimamente eletta e per minare il diritto del popolo venezuelano all’autodeterminazione”. Washington si dichiara “a fianco del popolo del Venezuela e dei loro rappresentanti costituzionali, nella loro volontà di far tornare il loro Paese allo stato di prospera democrazia”. Anche il governo del presidente Mariano Rajoy e il Parlamento europeo hanno detto che non riconosceranno i risultati delle elezioni di ieri.

L’APPELLO IN ITALIA

In Italia, il deputato Alessandro Pagano della Lega-Noi con Salvini ha chiesto al governo di Paolo Gentiloni di non fare per “l’ennesima volta come il sòr Tentenna: disconosca immediatamente e ufficialmente il risultato del voto farsa voluto da Maduro in Venezuela per l’istituzione di un’Assemblea costituente. L’esecutivo Gentiloni si unisca subito al coro di dissenso e di condanna già espressi dagli Usa. Si tratterebbe anche di un segno tangibile della nostra vicinanza alla corposa comunità italo-venezuelana la quale, insieme a oltre 7 milioni di concittadini, si era già espressa lo scorso luglio contro la deriva autoritaria e dittatoriale di Maduro”. Pagani ha ricordato che insieme a oltre 20 parlamentari di sei partiti diversi, con prime firme di Giorgetti, Gelmini, Rampelli e Buttiglione, è stata sottoscritta una mozione con la quale si sollecita il governo di Gentiloni ad intervenire con forza e determinazione nelle competenti sedi internazionali, affinché si eserciti la necessaria moral suasion su Maduro per riportare la pace e l’ordine democratico in Venezuela”.

VOCI DA CARACAS

E cosa si dice a Caracas? Nessuno è sorpreso. Per la giornalista Alicia Hernández, “non c’è modo di verificare i risultati. Non ci sono stati osservatori internazionali e, alla fine, è un processo dove ci sono stati unicamente candidati del chavismo”. L’opposizione non ha potuto e non ha voluto partecipare ad un processo considerato “illegittimo ed illegale. Il processo è del chavismo e con il chavismo”.

Per il giornalista Luis Carlos Diaz, se si dice che è una frode, non importa la cifra. Alla dittatura importano più le pallottole che i voti. Tanto, che ha garantito immunità ai fedeli delinquenti. Sparare ai civili senza armi deve essere uno degli strani piaceri di questa rivoluzione. Anche minacciarli e censurarli […] Nulla di tutto questo fermerà la crisi, la mancanza di cibo e produzione, lo scontento sociale […] Alimenteranno più proteste. Oggi con la sua astensione, molte persone hanno dato una lezione interessante. Non hanno accompagnato la frode e sono rimaste a casa nonostante le minacce e le sanzioni. Benvenuto. Quello che verrà non sarà facile. Non sarà una guerra civile. È una guerra contro i civili”.

 


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