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Cosa penso della legge sulla concorrenza

Vincent Bolloré

Sono state stappate molte bottiglie di champagne per festeggiare l’approvazione della legge annuale sulla concorrenza. Brindisi meritati perché il percorso è stato lungo ed in salita. E’ durato circa due anni e mezzo e, nel tragitto, si sono persi alcuni pezzi e molto champagne è stata mischiato con bianco dei castelli romani, quello che non viene servito in bottiglia ma in fiaschi o brocche e non se ne sa bene la denominazione. Nella foga degli emendamenti (nel corso delle quattro letture in Parlamento) sono state inseriti norme che non proprio facilitano la concorrenza, ad esempio, alcuni articoli che pongono le compagnie di assicurazione in posizioni asimmetriche nei confronti di coloro colpiti da un sinistro. Ne sono stati intrufolati altri che nel prevedere soci di capitali in studi professionali ma non comportano un’adeguata garanzia degli aspetti tecnico-professionali nella direzione di questa tipologia di aziende di servizi. Sono pecche che potranno essere curate con il tempo e con ulteriori normative.

Ciò nonostante, per plagiare un titolo a tutta prima pagina de L’Avanti! il giorno dell’insediamento del primo Governo di centro sinistra, “da oggi ognuno è più libero”. O almeno “un po’ più libero” di prima. I vincoli alla concorrenza in questo Paese sono ancora numerosissimi, come documentano i voluminosi (molto citati, anche se poco letti) studi dell’Ocse. I più insidiosi non solo necessariamente quelli normativi e regolamentari, ma quelli socio-culturali. Purtroppo, per la maggioranza degli italiani competere non ha il significato etimologico di ‘cum-petere’, cercare insieme al fine di trovare la soluzione migliore ad un problema, ma quello di guerra all’ultimo sangue, utilizzando intrighi ed imbrogli degni di un drammone rinascimentale. Solamente numerosi anni ed una buona dose di internazionalizzazione potranno curare questi aspetti socio-culturali.

Ciò non vuole dire che Politica e Parlamento siano impotenti. Dove possono, però, non vogliono . È questo il caso del grande assente della legge della concorrenza: non aver trovato neanche un inizio di soluzione al nodo di Telecom sulla rete.

Se non si è colpiti personalmente dagli effetti di questo monopolio, non ci si rende conto dei danni che esso fa all’economia del Paese. Io sono uno tra alcune migliaia di romani che stanno subendo seri danni proprio in questi giorni. Telecom è stato il mio primo provider di servizi telematici. Dato che non ero soddisfatto, ho cambiato provider e ne ho avuto uno da cui ho avuto un servizio ottimo per circa dieci anni. Sono stato attirato dal mio gestore di telefonia a diventare loro cliente anche per il telefono fisso e la telematica. Ho chiesto ampie assicurazioni che non si avesse nulla a che fare con l’infrastruttura Telecom ed in particolare con una cabina nota per essere molto mal messa. Le ho ottenute dal venditore. In maggio ho fatto la ‘migrazione’. Dal 17 luglio, il funzionamento della rete è stato alternante (con frequenti cadute di linea come all’inizio degli Anni Novanta). Ho segnalato la cosa e mi è stato detto che in pochi giorni sarebbe stato tutto risolto. Sono stato all’estero. Al mio rientro, il collegamento funzionava. Sino alla settimana scorsa da quando sono senza contatto con Internet e senza telefono fisso. Con grandi disagi dato che la famiglia di mia moglie vive in Francia ed ho spesso contatti con gli Usa dove ho vissuto circa quattro lustri. Lavoro con un portatile ed un piccolo router. L’attuale provider mi ha assicurato che verranno presi adeguati provvedimenti nei confronti delle informazioni errate datemi dal venditore. Dal canto mio, so che posso iniziare una vertenza con costi legali per tutti e fare un esposto, per la stessa ragione, all’Autorità Antitrust.

Moltiplicate questo caso per migliaia al giorno ed avrete un’idea della disfunzione che il monopolio della rete porta al Paese. Per di più è un monopolio di un’azienda sostanzialmente francese che non sembra avere grande interesse nello sviluppo dell’Italia.

Non è impossibile risolvere i problemi causati da un monopolio tecnico come quello rete Telecom. Più volte Sono state formulate proposte. È il momento di darsi da fare.


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