La rete Tim a Open Fiber non entusiasma l’Enel, che controlla insieme con la Cassa Depositi e Prestiti la società incaricata di diffondere la banda larga in Italia. La questione che sta tenendo banco in questo agosto bollente (qui e qui gli ultimi due speciali di Formiche.net) è sempre quella: conferire la rete in rame dell’ex monopolista a Open Fiber è una buona idea oppure no? Per quanto riguarda Enel, sembra proprio di no. Una posizione che si riverbera sui vertici di Open Fiber, con diversità di vedute fra il presidente Franco Bassanini e l’ad, Tommaso Pompei. Ecco tutti i dettagli.
LA RETE CHE NON SCALDA ENEL
D’altronde in un’intervista dell’ad di Enel, Francesco Starace, al Sole 24 Ore la direzione di marcia per l’Enel è stata chiarita. Starace, a domanda precisa sulla possibile permanenza di Enel in una società frutto della fusione tra Telecom e Open Fiber, per creare quella società unica delle reti veloci e ultra-veloci, ha risposto di non vedere una vera utilità per Enel. “Quale sarebbe l’interesse per Enel e suoi azionisti di possedere una quota del 5% della società post-fusione? Enel non ha come scopo l’investimento passivo finanziario in una società che opera in un settore dal quale, tra l’altro, il gruppo è uscito qualche anno fa”.
LE PAROLE DI STARACE
Ma se ciò non dovesse accadere, allora la musica cambierebbe. Altra domanda, altra risposta. Ha senso per Enel rimanere in Open Fiber? “Dipende da come evolverà il modello di business di Open Fiber. Siamo interessati al ritorno sull’investimento e alle sinergie finanziarie che questa rete nel futuro ci può dare. Rimarremo nel capitale di Open Fiber per un considerevole numero di anni. Non pensiamo di uscire”.
LE IDEE DI BASSANINI
C’è chi, ai vertici di Open Fiber, la rete Telecom la vorrebbe eccome. Il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, che in un’intervista al quotidiano La Stampa ha detto: “Open Fiber, o i suoi azionisti, sono in questo caso ben posizionati per acquisire la rete Telecom, potendo sfruttare al meglio le sinergie tra le due reti e accelerare la migrazione di tutti dal rame alla fibra, con vantaggi importanti anche per i clienti finali”. Una posizione, quella di Bassanini, corroborata da recenti dichiarazioni sul tema della maggioranza e del governo (da Matteo Renzi a Piercarlo Padoan), oltre che dai vertici di Vivendi che controlla Tim: tutti hanno di fatto auspicato collaborazione e sinergie sulle reti.
IL NO DI POMPEI
Ma Tommaso Pompei, amministratore delegato di Open Fiber, scrive il sito Lettera 43, non è della stessa opinione: “All’ex amministratore delegato e fondatore di Wind non sono piaciute le dichiarazioni rilasciate al quotidiano La Stampa da Bassanini. Il quale, sul futuro alla rete, avrebbe spiegato che l’ipotesi più percorribile «prevede che gli azionisti di Tim decidano che conviene a tutti, non solo al Paese ma anche a loro, liberarsene, poiché comporta oggi investimenti molto costosi, soprattutto una volta che il colosso dei telefoni non sarà più monopolista. Naturalmente cercando di valorizzare al massimo l’asset che hanno»”. Non è un caso la posizione di Pompei, che è in perfetta sintonia con il numero uno di Enel, Starace.
LA CAUTELA DELLA CDP
Cauta e attendista, anche se non contraria, la Cassa Depositi e Prestiti, azionista con Enel di Open Fiber. In una recente intervista al Corriere di Fabio Gallia e Claudio Costamagna, rispettivamente amministratore delegato e presidente della Cassa, controllata dal ministero dell’Economia, alla domanda “Davvero non prenderete mai la rete di Telecom?”, il presidente di Cdp ha risposto: “Noi siamo presenti attraverso Metroweb in Open Fiber. Gli investimenti nella banda larga sarebbero andati molto più a rilento senza di noi. Open Fiber ha vinto tutte le gare indette dallo Stato”. Come dire: alla Cassa non interessa un asset obsoleto tecnologicamente di una società quotata, noi stiamo realizzando la rete in fibra ottica che farà dell’Italia un Paese al passo sulla banda larga, è stata l’interpretazione di Formiche.net non commentata da Cdp.