Skip to main content

Renzi, Barcellona, Libia e legge di bilancio. Cosa ha detto Gentiloni al Meeting di Cl

“L’idea di un passato visto come bene rifugio è all’origine di molte semplificazioni, sia nelle versioni imperiali sia in quelle nostalgiche alla base di sovranismi e nazionalismi”, ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nell’incontro che ha dato il via al 38° Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si svolge nella Fiera di Rimini da domenica 20 a sabato 26 agosto. Ma “se incappiamo in un’esaltazione dell’apertura corriamo altrettanti rischi”, ha proseguito il premier: “L’illusione della pace universale e l’onnipotenza dell’individuo cosmopolita è durata un attimo, il breve periodo che va dalla caduta del muro di Berlino a quella delle Torri Gemelle”, perciò “dobbiamo fare uno sforzo costante per renderci conto di ciò che è davanti al nostro naso”. Perché “non esiste un’identità cosmopolita”.

LE ANTICIPAZIONI E LE PAROLE DI GUARNIERI
Le anticipazioni dei giorni scorsi hanno raccontato di un Meeting “delle larghe intese”, di un dialogo con la politica e con “chi ha la responsabilità ultima della cosa pubblica” che, come ha sottolineato in apertura la presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri, “ci sta a cuore” in quanto ciò che conta “è il desiderio di bene”, con l’obiettivo principale di “camminare insieme”. Mentre invece alcuni retroscenisti hanno spiegato come, nonostante il solito parterre di ministri presenti ai convegni, quest’anno al centro delle attenzioni dei partecipanti al Meeting non vi sarebbe stata la politica.

GLI ARGOMENTI TOCCATI DA GENTILONI
Eppure il discorso tenuto da Gentiloni, entrato nell’auditorium principale della kermesse riminese tra gli applausi del pubblico, proseguiti anche alla fine del suo intervento e a cui lo stesso presidente del Consiglio si è uniti una volte sedutosi a fianco della Guarnieri e del presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, è suonato come un discorso decisamente “istituzionale”: dichiarazioni decise riguardo la politica interna, in particolare sulla legge di bilancio e sulla fine del suo governo, un accenno seppur indiretto al tema dello Ius Soli, e opinioni sui temi di politica internazionale, in particolare sul Mediterraneo. Con la voce che quasi si rompe parlando di migranti e del fatto che “il governo italiano non accetta lezioni da nessuno in campo umanitario e di politiche migratorie, come ha fatto bene Juncker a sottolineare”.

IL RIMANDO AI “SUCCESSI” DEL GOVERNO RENZI
Numerose le citazioni: prima i colti richiami a Seneca, poi al sociologo catalano Manuel Castells, diverse volte a Zigmunt Bauman, ma anche Matteo Renzi: quella cioè all’attuale segretario del Pd, meritevole secondo Gentiloni del fatto che “la crescita è finalmente tornata, frutto del lavoro di questi anni, in particolare dal governo di Matteo Renzi“, in quanto “non era scontato tenere insieme crescita e avanzo primario che i nostri conti continuano ad avere da anni, e fare in modo che nonostante alcune crisi bancarie si siano messi al risparmio i conti correnti bancari”. Quindi in mezzo all’aria di large intese anche un vago sentore di campagna elettorale, o almeno di rivendicazioni per il proprio partito, compreso il richiamo indiretto alla legge sulla cittadinanza, al fatto cioè che “non si deve avere paura di riconoscere diritti e di chiedere il rispetto di doveri anche a chi in Italia è nato e studia nelle nostre scuole”.

LA “CHIUSURA ORDINATA” DELLA LEGGE DI BILANCIO
Se perciò la sfida futura è ”la qualità della crescita”, Gentiloni si dice certo che “faremo passi giusti nella prossima legge di bilancio, passaggio chiave per chiudere in modo ordinato questa legislatura, che è il compito che mi pongo. Non sarà una legge di spesa facile, ci saranno interventi molto selettivi, e l’impegno che prendo al Meeting è che nell’ambito di questi limiti intendiamo concentrarci soprattutto per il lavoro dei giovani”, attraverso “incentivi permanenti e stabili alla loro assunzione” e con “un impegno straordinario sulle politiche attive del lavoro, il vero tallone d’Achille del nostro sistema”.

LE PAROLE SUL TERRORISMO E SULLE VITTIME DI BARCELLONA
Ampio spazio poi ai temi di natura internazionale, innanzitutto con un cenno al fatto che “Daesh è stato sconfitto nel suo intento di creare uno Stato” ma che “la sua minaccia riguarda ancora tutti”. “Io non credo alla propaganda di questo o quel sito jihadista, ma nessun Paese è al riparo. Perciò dobbiamo sentirci uniti”. Per queste ragioni, ha affermato l’attuale premier, “voglio che questo Meeting dica alla splendida Barcellona che noi siamo al suo fianco e che abbracciamo le famiglie dei cittadini italiani che hanno perso la vita in quell’attentato“. La risposta agli attacchi terroristici? “È nel governo dei flussi migratori e nel contrasto alla radicalizzazione islamista, non nella negazione della realtà, che alimenta ogni forma di reazione negativa e di minaccia”. Che non è cioè “una forma di sicurezza ma una garanzia di insicurezza”.

LA POLITICA ESTERA E LA CRISI LIBICA
In conclusione, per Gentiloni bisogna assumere uno “sguardo globale che non perda la propria identità” per “investire in Africa e nel Mediterraneo, promuovendo quello sviluppo che la Populorium Progressio definiva il nuovo nome della pace”. Rendendo cioè “gestibili i flussi migratori attraverso la sconfitta del traffico di migranti clandestini”, e rifiutando l’odio che “non significa rinunciare a porsi l’obiettivo delle regole e dei limiti che dobbiamo insieme decidere e portare avanti”. Rispondendo alle domande di alcuni giovani ha poi affermato: “Abbiamo forte centralità nella crisi libica, dopo gli Usa siamo il paese con il maggior numero di forze militari impegnate nella lotta contro Daesh”. Ma rimane fondamentale “tessere relazioni di pace”, e “dobbiamo discutere di cose semplici, come convivenza, confini, condivisione di principi basilari”, e “ci deve essere una lenta, faticosa, graduale costruzione di un ordine multilaterale”


×

Iscriviti alla newsletter