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Tutte le stilettate di Calenda al Meeting di Rimini su Cina, Francia e reddito di cittadinanza

“Abbiamo avuto dati positivi in termini di Pil, produzione industriale ed export. Il paese ha quindi alle spalle la crisi o no? Ovviamente a seconda di chi è al governo la risposta è sì, e a seconda di chi è all’opposizione la risposta è no. Io penso che dobbiamo partire da un dato, altrimenti la gente è confusa: non abbiamo superato la crisi, finché non abbiamo recuperato tutto il Pil e tutti i posti di lavoro persi”.

L’ONESTO INTERVENTO DEL MINISTRO CALENDA AL MEETING
È stato un intervento franco quello del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda al Meeting di Rimini. “Io penso che una retorica profondamente ottimista crea meccanismi di sfiducia”, ha poi motivato. “Abbiamo ancora sei punti di Pil da recuperare rispetto al pre-crisi, e 400 mila posti di lavoro. Finché non avviene dobbiamo sentirci in uno stato di estrema emergenza, perché il rischio è di abbassare la guardia e di ricominciare a parlare di mance elettorali e di scorciatoie che non esistono”. Qui gli applausi, che ci sono e non sono pochi, evidentemente sono rivolti al contenuto delle affermazioni proposte dal ministro. Che ha aggiunto: “A partire da quelle del reddito di cittadinanza”.

CALENDA: “LA RIPRESA C’È SOLO PER UN GRUPPO LIMITATO DI AZIENDE” 
“Nessun paese a parte l’Italia ha perso un quarto della sua base manifatturiera: è colpa dell’euro, della Cina, di entità altre? Io penso che è colpa del fatto che per i venticinque anni precedenti l’industria e la produzione del lavoro sono sostanzialmente scomparse dall’agenda politica. Questo era il paese dei ristoranti pieni, che stava bene, dove le banche non avevano problemi, e si potrebbe andare avanti”. La crisi perciò non è affatto alle nostre spalle, ribadisce Calenda: “Solo un gruppo limitato di aziende, lavoratori, e territori del Paese va meglio. Bisogna investire sul lavoro, non privilegiare le rendite”. E aggiunge che nonostante il cambiamento tecnologico non sia mai avvenuto così rapidamente, bisogna fare “attenzione a presentare la tecnologia come accaduto con la globalizzazione, descritta un processo semplice senza complicazioni: non è così. Nessun processo epocale è lineare, semplice, univoco, quindi richiede governance forte, investimenti, politiche consistenti, nel tempo, per molto tempo”.

LE IMPRESE ITALIANE E INDUSTRIA 4.0 IN VISTA DELLA LEGGE DI BILANCIO
Non è il lavoro del governo fare le scelte delle imprese, ha detto Calenda, “non lo sa fare, e quando prova a farlo non è in grado neanche di spendere i soldi”. Con il pacchetto di Industria 4.0, ha aggiunto il ministro dopo aver speso un cenno positivo – seppure senza troppe compiacenze – verso il jobs act di Renzi, “lo Stato premia gli imprenditori che investono nel loro settore di appartenenza, mettendo al centro l’impresa: a settembre monitoreremo i primi risultati e siamo disponibili a rafforzare il nostro intervento, in particolare sulla formazione in azienda”. Con una cifra che ha rivelato ai giornalisti, a margine dell’incontro, essere pari a 1,5 miliardi di euro. E ha dichiarato che all’interno della prossima legge di bilancio verrà attuato “un potente credito d’imposta sulla formazione in azienda”. Sui rapporti con gli investitori cinesi in Italia ha affermato che “bisogna essere forti nel dire dei no, come abbiamo fatto nei confronti della Cina, oltre che verso Francia e Germania, alla minaccia delle acquisizioni di brevetti in Italia da portare in altri Paesi”.

SULLA FRANCIA: “CI SI DIMENTICA FACILMENTE DELL’EUROPEISMO”
Calenda di fatto è parso non avere molte remore nel dare pareri anche abbastanza critici, e ne ha avute un po’ per tutti: “Sta ritornando alla ribalta il nazionalismo economico”, ha proseguito. “I cugini più vicini ogni tanto si dimenticano della professione di europeismo – con chiaro riferimento alla Francia e al caso Fincantieri – e questo non vuol dire che chiuderemo le frontiere: l’anno scorso abbiamo fatto +40% in investimenti, e dobbiamo continuare ad attrarre, non respingere. Perché quelle non sono manifestazioni di forza ma di debolezza, a cui si risponde con un bel no, tondo”. Oltre a Calenda al convegno, moderato dal presidente di Compagnia delle Opere Bernhard Scholz, sono intervenuti Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia, Ernesto Ciorra, Direttore Innovazione e Sostenibilità di Enel, Paolo Pandozy, Amministratore Delegato di Engineering, e Sergio Solero, Presidente e Amministratore Delegato ‎di BMW Italia Spa.


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