Quello del Venezuela è un collasso economico senza precedenti nella storia moderna dell’umanità. Gli effetti, sociali ed economici, sono alla luce di tutti. Anziani e bambini che letteralmente muoiono di fame (la mortalità infantile è passata dallo 0,2 per cento al 30,1 per cento, secondo le cifre ufficiali del Ministero per la Salute) e l’inflazione è del 700 per cento. L’esodo dei venezuelani è massivo: circa due milioni di persone sono emigrate nella ricerca di migliori condizioni di vita.
Ma com’è possibile che il Paese con più risorse petrolifere e minerali al mondo sia sprofondato in questa crisi? L’economista venezuelano Ricardo Hausmann ha puntato il dito contro le politiche economiche del regime chavista. Inoltre, negli ultimi anni la produzione petrolifera si è ridotta del 18 per cento. Secondo lui, non esiste una “guerra economica” contro il Venezuela, come sostiene il governo, e la colpa non è nemmeno del sistema socialista. Lui stesso è stato assessore di altri governi socialisti che funzionano a livello economico, tra cui il Cile.
PEGGIO DELLA GRANDE DEPRESSIONE AMERICANA
Per Hausmann, la crisi venezuelana è molto peggiore della crisi del 2002 in Argentina, peggiore della crisi in Messico nel 1982. Si avvicina solo a quella cubana tra il 1989 e il 1993, ma – secondo le cifre ufficiali – quella del Venezuela è un po’ peggio. Nella Grande Depressione degli Stati Uniti gli ingressi pro capite sono caduti del 28 per cento. In Venezuela sono crollate del 50 per cento.
NUMERI DI UNA CRISI UMANITARIA
Nel documento “Il collasso del Venezuela non ha precedenti” l’economista spiega tecnicamente la crisi attuale e propone alcune vie di uscite. Hausmann spiega che la crisi venezuelana non ha precedenti nella storia moderna. In meno di quattro anni, il Prodotto Interno Lordo è caduto più del 40 per cento e il potere di acquisto dei venezuelani è crollato più dell’88 per cento. Sono aumentati i problemi di alimentazione e assistenza sanitaria, così come la mortalità infantile. Secondo l’economista, il Venezuela deve recuperare il livello d’importazioni di circa 35 milioni di dollari. “Il 74 per cento dei venezuelani – scrive Hausmann – ha perso in media 8,6 per cento del peso in maniera involontaria per l’impossibilità di trovare alimenti”.
CENTO MILIARDI PER USCIRE DALLA CRISI
Hausmann ha calcolato che con lo stipendio minimo un venezuelano poteva acquistare cibo per 53mila calorie. Oggi invece può comprarne soltanto 7mila. Non c’è modo di alimentarsi con uno stipendio in Venezuela. L’economista ha stimato che sarebbero necessari circa 100 miliardi di dollari per fare ripartire il Venezuela. Ha un piano, molto tecnico, per ristrutturare il debito pubblico e il debito estero e fare quadrare i conti dello Stato.
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LA PERSECUZIONE DEL GOVERNO DI MADURO
Il presidente Nicolás Maduro sostiene che Hausmann è il principale operatore dell’embargo e la persecuzione finanziaria contro il Venezuela e ha detto che un anno fa che bisogna “inseguirlo e processarlo”. Hausmann è stato capo della Banca Interamericana di Sviluppo, presidente del Comitato di sviluppo del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale ed è professore all’Università di Harvard. Anche se il suo potrebbe essere un contributo fondamentale per il Paese, dal 2013 Hausmann non torna in Venezuela: è perseguitato dal governo per “tradimento alla patria” a causa di alcune delle sue critiche e analisi. Non torna in Venezuela perché non vuole dare la soddisfazione al regime di poterlo silenziare.
Ricardo Hausmann responde a amenazas de Nicolás Maduro https://t.co/brBFGkbJIy
— Moisés Naím (@MoisesNaim) 8 novembre 2016