(Pubblichiamo la seconda parte della lettera che l’economista ed ex ministro Paolo Savona ha inviato a Milano Finanza e che il settimanale diretto da Pierluigi Magnaschi ha pubblicato. La prima parte è consultabile qui)
Contrariamente agli istituti privati di emissione, le banche centrali con dietro uno Stato non possono fallire, perché possono sempre rimborsare i debiti con moneta di creazione statale. Può solo determinare un eccesso di creazione monetaria con conseguente inflazione. Non essendovi uno Stato, la Bce è un istituto di emissione particolare, che però segue schemi tradizionali di creazione di cui le criptovalute si vanno impossessando e, quindi, anch’essa è parte del problema; essa può fallire se gli Stati non intervengono per garantire il suo ingente passivo creato a fronte dei finanziamenti concessi a banche, a Stati (con il Qe) e ai privati. La moneta è oggi in tutto il mondo sotto forma di scritture contabili, in gran parte depositi bancari. Poiché le banche la usano per concedere credito, esse la mettono a rischio di insolvenza. Se le banche non svolgono bene la funzione di magistrati del merito di credito, creano problemi gravi al funzionamento dell’economia produttiva (concorrenza illecita agli imprenditori capaci) e del risparmio.
Come ho già ripetuto su queste stesse colonne, citando la ricerca sulla tutela del risparmio fatta con Piero Alessandrini, Gabriele Barbaresco e Michele Fratianni per conto della Fondazione Cesifin Alberto Predieri, la tecnologia blockchain è il nuovo meccanismo che rende immuni i depositi dai rischi di rimborso dei crediti o malgestioni delle banche e consente di attuare il sogno-suggerimento di Himan Minsky di attribuire due strumenti ai due obiettivi: quello di garantire un buon funzionamento sia del sistema dei pagamenti senza sussulti dovuti alle periodiche crisi, sia del sistema del credito. Oggi le banche guadagnano dal sistema dei pagamenti e, se questo venisse interamente gestito via blockchain, sarebbero costrette a gestire il rischio credito meglio di quanto non sappia fare il mercato, la c.d. asimmetria delle conoscenze che legittima la loro richiesta di percepire un margine di utile.
La tecnologia blockchain consente al possessore di moneta di autoproteggersi, dato che nessuno al di fuori di lui può accedere per usarla. L’esercizio della sovranità monetaria degli Stati, come sembra stia facendo l’Estonia, si trasformerebbe, gestendo direttamente la tecnologia blockchain e non governando la creazione monetaria ed esercitando funzioni di vigilanza sulle aziende di credito, incappando periodicamente in crisi e gravosi esborsi a carico del bilancio dello Stato. Questa è la conclusione del Rapporto sulla tutela del risparmio finanziario in Italia che si può consultare sul sito Cesifin-Colloquia. Se le grandi banche, come la Goldman Sachs, si impossessano del meccanismo, la sovranità monetaria degli Stati è spiazzata anche in questa nuova forma e la moneta tornerà a essere indotta dalla domanda, essendo l’offerta di criptovalute perfettamente elastica, condizione economica assai pericolosa dalla quale siamo bene o male usciti nel corso del XX secolo.
(2.continua)