Comincia oggi il viaggio di Papa Francesco in Colombia, il terzo tour del Pontefice in terra latinoamericana e il 20° internazionale. Il Santo Padre visita la Colombia in un momento storico per il Paese. Dopo 50 anni di violenza, il presidente Juan Manuel Santos è riuscito faticosamente a firmare un accordo di pace con i guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Il conflitto armato ha lasciato più di 260 mila morti e 45 mila di “desaparecidos”.
IL MESSAGGIO DI BERGOGLIO
In un video-messaggio, Jorge Bergoglio ha detto ai colombiani: “Fare il primo passo ci incoraggia ad uscire per andare incontro all’altro, a tendere la mano e a scambiarci il segno della pace. La pace è quella che la Colombia cerca e per il cui conseguimento lavora da molto tempo. Una pace stabile, duratura, perché possiamo vederci e trattarci come fratelli, non come nemici”. Papa Francesco sarà in Colombia fino al 10 settembre e visiterà Bogotá, Villavicencio, Medellín e Cartagena.
LA COLOMBIA D’OGGI
Ma quale Colombia si troverà di fronte Papa Francesco? Un articolo a firma di José Darío Rodríguez Cuadros S.I. pubblicato sull’ultimo numero della rivista Civiltà Cattolica (2/16 settembre 2017) approfondisce la situazione sociale, politica e religiosa del Paese sudamericano. Rodríguez Cuadros è ricercatore del École des hautes études en sciences sociales a Parigi. L’articolo spiega anche il significato delle due precedenti visite papali – quelle di Paolo VI nel 1968 e di Giovanni Paolo II nel 1986 –.
Secondo Rodríguez Cuadros, “per l’opinione pubblica nazionale e internazionale, l’avvenimento che ha caratterizzato l’agenda politica di questi ultimi anni in Colombia è stato il processo di pace con le Farc […] Tuttavia, sebbene l’idea di una netta contrapposizione sociale e politica nella nazione – esasperata dai risultati del referendum dello scorso 2 ottobre 2016 – appaia come un’immagine ricorrente nei mezzi di comunicazione, uno sguardo meno riduttivo induce a pensare che la realtà si dimostri molto più complessa di una mera divisione di campo tra Juan Manuel Santos e Álvaro Uribe”. Il ricercatore sostiene che i politici colombiani stanno finalmente riconoscendo le proprie responsabilità. Hanno capito che devono smettere di strumentalizzare il conflitto colombiano ai fini elettorali e che devono prendersi cura dei problemi strutturali del Paese, dopo anni di guerriglia, narcotraffico e terrorismo.
VERSO LE ELEZIONI DEL 2018
“Si comprende dunque – si legge sulla rivista diretta da Antonio Spadaro – come la Colombia stia vivendo più una fase di riconfigurazione politica che di contrapposizione. Questo si manifesta nell’avvio della campagna elettorale per le elezioni presidenziali e parlamentari del 2018. I partiti si stanno ricollocando, i temi dell’agenda elettorale cominciano ad ampliarsi molto oltre quello del conflitto con i gruppi armati illegali”. Tra le priorità ora c’è spazio per la lotta contro la corruzione, la modernizzazione delle infrastrutture, il rilancio economico attraverso il turismo, l’impegno sui cambiamenti climatici e la decentralizzazione dello Stato.
IL RUOLO DELLA CHIESA
La Chiesa cattolica ha un ruolo fondamentale nel processo politico e sociale che vive la Colombia. I colombiani sono un popolo credente e la Chiesa gode di molta credibilità istituzionale. È presente dove lo Stato manca. Rodríguez Cuadros sostiene che “malgrado le carenze dell’istituzione ecclesiastica, la società colombiana continua a nutrire un affetto e un rispetto sinceri per ciò che la Chiesa rappresenta nella sua storia, nella sua cultura e nei suoi valori più profondi […] La Chiesa colombiana – alla luce dell’accordo con le Farc – […] ha tra le mani un’opportunità storica per essere al tempo stesso profetica, pastorale e maestra”.
“La Chiesa – conclude l’articolo – possiede il potenziale spirituale e umano per affrontare tali sfide […] la Chiesa, quando si muove facendo leva sul messaggio evangelico, può generare processi concreti che costruiscono la crescita sociale, la rafforzano nella sua missione e le ricordano la sua essenza profetica, pastorale e magisteriale che tanto bene può fare e di cui la Colombia ha tanto bisogno in questo momento della sua storia”.