Skip to main content

Tutti i conti di Sparkle, la società dei cavi Tim che Gentiloni considera strategica

Di Michele Arnese e Valeria Covato
GIUSEPPE RECCHI

Quale società controllata o partecipata dallo Stato si candida a rilevare Telecom Italia Sparkle? È la domanda che si stanno ponendo addetti ai lavori e investitori dopo le parole di ieri di Paolo Gentiloni. Il presidente del Consiglio, interpellato durante l’audizione Copasir sulla vicenda, ha detto che il governo è consapevole del valore “strategico” della rete gestita da Telecom Sparkle e userà “tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione” per tutelare l’asset. Dunque Sparkle non può essere controllata e gestita da un’azienda non italiana, secondo Palazzo Chigi.

LA DISPONIBILITÀ DI RECCHI

Le parole di Gentiloni seguono idealmente quelle pronunciate negli scorsi giorni dai vertici del gruppo Tim-Telecom Italia controllato dalla francese Vivendi. Il presidente Giuseppe Recchi al Corriere della sera aveva sottolineato la disponibilità di Tim a valutare soluzioni condivise su Sparkle con il governo. Ora, dunque, l’attenzione si sposta sul possibile compratore che non può non essere controllato dallo Stato. Sarà la Cassa depositi e prestiti oppure Leonardo-Finmeccanica?

IL DIBATTITO NEL GOVERNO

Ma nel governo c’è chi non concorda con la linea Gentiloni. Giorni fa in un’intervista alla Stampa il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha detto mentre parlava della rete in rame: “Che la rete non valga le cifre di cinque anni fa è evidente, e ciò vale anche per i cavi sottomarini di Sparkle – ha aggiunto Giacomelli – Le faccio qualche esempio: oggi Sparkle gestisce solo il 30 per cento delle comunicazioni provenienti da Asia, Africa e Medio Oriente”. A questo punto il sottosegretario cita un’altra azienda del settore: “Qualche anno fa Bezeq International ha realizzato un collegamento di 2.300 chilometri fra Tel Aviv e Bari. Risultato: il 60 per cento delle nostre comunicazioni con Israele lo gestiscono loro”. C’è però chi fa notare che aziende concorrenti di Sparkle si appoggiano comunque ai cavi della controllata di Tim. Nello stabilimento Italtel di Carini, in Sicilia è nato Open Hub Med: Ohm si avvale dell’operatore Interoute che in Sicilia si attacca alla rete di Sparkle.

LE PREOCCUPAZIONI DI GARANTE E COPASIR

Non tutti, nelle istituzioni, condividono l’impostazione di Giacomelli, che sembra distanziarsi peraltro dal forcing di Calenda. Sia il Garante della privacy che il Copasir temono che possa svanire l’italianità di Sparkle, ritenuta dunque strategica per l’Italia. Giacomo Stucchi (Lega), presidente del Comitato parlamentare sui Servizi segreti, ha detto che Sparkle “deve rimanere in mani italiane”. Il giorno dopo il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha sottolineato: “È assolutamente ragionevole che il governo si preoccupi della necessità di garantire la sicurezza di una rete tanto importante quale quella controllata da Telecom, sulla quale transitano dati e comunicazioni personali così rilevanti e delicati”. Ma cosa fa di preciso Sparkle e quali sono i conti più recenti della controllata di Tim?

COSA FA SPARKLE

Sparkle, dal 2003 100% di Telecom Italia, ha una rete di oltre 500mila chilometri di cavi in fibra ottica, per lo più sottomarini, dai quali passano le comunicazioni tra Italia, Stati Uniti, Nord Africa e Medio Oriente intrecciandosi in tutte le direzioni. Dalla sua struttura – si legge sul Sole 24 Ore – passa l’80% del traffico voce e dati che dal Mediterraneo arriva in America. Alla sua rete si appoggiano clienti come Google, Facebook, e presto potrebbe aggiungersi anche Amazon. Dopo la nomina del francese Arnaud de Puyfontaine alla presidenza di Telecom Italia, le deleghe su Telecom Italia Sparkle, sono rimaste in mano all’amministratore delegato italiano Flavio Cattaneo e, in seguito alla sua uscita, a Giuseppe Recchi, nuovo vicepresidente del gruppo.

I CONTI

Sparkle ha chiuso l’esercizio del 2016 con un utile netto di 111,8 milioni di euro, con un incremento di 103 milioni di euro rispetto al 2015. Il balzo dell’utile viene imputato alla rivalutazione della controllata Tis Ireland, mediante assorbimento totale del fondo svalutazione partecipazioni pari a 108,9 milioni di euro. “Al netto della rivalutazione della controllata l’utile avrebbe registrato una riduzione pari a 6 milioni di euro”, si legge nella relazione finanziaria relativa allo scorso anno. La società nel 2016 ha generato ricavi per oltre 1 miliardo di euro, l’ebitda ammonta a 49, 5 milioni di euro in diminuzione rispetto al 2015 di 10,3 milioni. Il totale delle attività non correnti, che tengono conto oltre alle partecipazioni in imprese controllate, di attività finanziarie non correnti e crediti vari, è stato di 578,5 milioni di euro, con un aumento rispetto al 31 dicembre 2015 di 124,5 milioni di euro. Le attività correnti corrispondono a 484,8 milioni, in crescita rispetto all’anno precedente di 9,5 milioni.

LE PARTECIPAZIONI IN IMPRESE CONTROLLATE

Nel 2016 il valore delle partecipazioni in imprese controllate, pari a 309 milioni di euro, ha visto un incremento di 108.9 milioni di euro rispetto al bilancio del 2015 sostanzialmente in seguito al completo esubero del fondo svalutazione della controllata Tis Ireland.
La società nel rendiconto spiega che la partecipazione pari al 100% del capitale, è stata acquisita nel 2011, in seguito alla fusione per incorporazione della Telecom Italia Sparkle Luxembourg. Al momento della fusione la società era inscritta negli incorporata ad un valore pari a 235.3 milioni di euro ed un fondo svalutazione pari a 205 milioni di euro. Il fondo è stato rettificato per 3,2 milioni di euro per effetto dell’allocazione del disavanzo emerso in fase di fusione della controllante Telecom Italia Luxembourg.
A fine 2011 e a fine 2012 due successivi impairment hanno comportato ripristini di valore per un totale di 69 milioni di euro. Nel 2012 e nel 2013 la societyà ha distribuito dividendi per 50 milioni di dollari e per 20 milioni di dollari. Un ulteriore impairment a fine 2013 ha comportato un ripristino di valore per 24.2 milioni di euro. Gli impairment test del 2014 e 2015 hanno confermato i valori di carico al netto dei relativi fondi di svalutazione.
Nell’ultimo bilancio è stato effettuato un ulteriore impairment eseguito su un piano che incorpora crescite maggiori rispetto all’anno precedente, il quale ha rilevato un significativo aumento del valore con conseguente assorbimento integrale del fondo svalutazione (108.9 milioni di euro).


×

Iscriviti alla newsletter