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Belgio, eutanasia negli ospedali cattolici

Quella belga è una porzione di cattolicesimo progressista tra le prime. E che non si fa scrupolo a sfidare apertamente Papa Francesco. Protagonisti sono gli ospedali cattolici che fanno riferimento alla congregazione dei Fratelli della carità. In Belgio gestiscono quindici cliniche. Hanno deciso di applicare l’eutanasia, a richiesta, su pazienti psichiatrici non terminali: sostengono sia in linea con la pietas cristiana. Il Vaticano, Francesco in persona, hanno chiarito subito quanto fossero fuori strada. Loro hanno risposto picche.

IL VATICANO ORDINA, IL BELGIO SE NE INFISCHIA

L’apertura all’eutanasia era stata annunciata in primavera. Dopo un primo tentativo di ricondurre nell’alveo dell’insegnamento cattolico, non andato a buon fine, il superiore generale di Fratelli, padre René Stockman, ha segnalato il caso in Vaticano perché intervenisse. Ricevendone uno scontato, pieno appoggio. Congregazione della Dottrina delle fede, segreteria di Stato e dicastero per la Vita consacrata a inizio agosto hanno spedito in Belgio un formale richiamo a retrocedere, pena sanzioni canoniche per i religiosi che avessero proseguito ed esclusione dell’organizzazione laica, ma riferita ai Fratelli, che gestisce le cliniche. Due organismi distinti.

PER IL CATTOLICO VAN ROMPUY ROMA NON SI DEVE IMMISCHIARE

Come spiegava ad Avvenire lo stesso Stockman, “un conto è la Congregazione dei Fratelli della carità che si trova in Belgio, un altro è l’Organizzazione che gestisce le strutture sanitarie”. In quest’ultima siedono tre religiosi, ma la maggioranza è composta da laici cattolici. Tra i consiglieri anche Herman Van Rompuy (nella foto), ex presidente del Consiglio europeo. A seguito del richiamo del Vaticano, si è precipitato a twittare: “Il tempo di Roma locuta causa finita è scaduto”. Riferimento alla frase di sant’Agostino sull’autorità ultima del Papa e della Sede apostolica. Sfidata apertamente. Van Rompuy, che è stato membro del partito Cristiano democratico fiammingo e ha guidato il governo belga dal 2008 al 2009, è considerato amico personale del cardinale Godfried Danneels, già arcivescovo di Bruxelles. Il porporato ha sempre parlato contro l’eutanasia. È anche considerato un esponente di spicco dell’ala più progressista nella Chiesa. Sua la definizione di un paio di anni fa riguardo ad un “mafia club”, il gruppo di cardinali che si riuniva in Svizzera prima del 2005 per studiare una candidatura papale per il dopo Wojtyla e impedire l’elezione di Joseph Ratzinger al Soglio. Gruppo che avrebbe esercitato la sua influenza anche in seguito.

EUTANASIA A PAZIENTI PSICHICI IN CLINICHE CATTOLICHE? SI VA AVANTI

Nonostante l’ordine vaticano, martedì in una conferenza stampa e in un successivo comunicato, il consiglio di amministrazione degli ospedali ha confermato di volere proseguire. Offrire l’eutanasia in casi di grande sofferenza, sostengono, è in linea con il Magistero. Nel comunicato si dà conto di un parere etico “conforme al pensiero cristiano”. Pur sottolineando, a loro dire, che scopo principale è la “difesa della vita”, si sostiene la necessità di tenere in considerazione “la sofferenza insopportabile” e quindi la richiesta dei pazienti di ricorrere all’eutanasia che sarà concessa “solo se non esiste più possibilità di fornire una prospettiva di trattamento ragionevole”. E ci si sta riferendosi alle richieste di pazienti psichiatrici, non terminali. Una possibilità legale solo in Belgio e nei Paesi Bassi. L’obiettivo, sostengono, è di fornire la migliore cura possibile. “The best possibile care”, nell’originale in inglese della nota stampa. Non sarà che una coincidenza, eppure riecheggia il “best interests” utilizzato dalle corti inglesi per avallare la decisione dell’ospedale londinese di staccare le macchine che tenevano in vita il piccolo Charlie Gard.

CONGREGAZIONE RELIGIOSA BEFFATA DAI LAICI

Anche se non è direttamente un ordine religioso a sdoganare l’eutanasia, ma una struttura che a quell’istituto di diritto pontificio fa riferimento, il cortocircuito è evidente. Specie quando si pretende che la scelta sia conforme al Magistero, nonostante le evidenze contrarie. E apre non pochi interrogativi. Non ultimo quello sollevato dal columnist del Catholic Herald, Alexander Lucie-Smith: “Assistiamo a quello che a volte avviene in altri tipi di istituzioni: una fondazione cattolica, posta sotto controllo laico, perde gradualmente il suo ethos cattolico”. Così che gli ospedali sono ormai solo “nominalmente sotto l’autorità dell’ordine religioso, e i laici che li gestiscono rifiutano di seguire le indicazioni religiose”.

I PRECEDENTI DELL’UNIVERSITÀ DI LOVANIO

Un precedente di scollamento tra istituzione e Magistero si potrebbe rintracciare nelle recenti vicende intorno all’Università cattolica di Lovanio. L’ultimo il caso di Stéphane Mercier. Sospeso dall’insegnamento di Filosofia per avere sostenuto a lezione che “l’aborto è l’assassinio di una persona innocente”. Per l’ateneo il ragionamento di Mercier è “in contraddizione coi valori condivisi dall’università” che rispetta “il diritto all’aborto”. Passa qualche tempo e il portavoce della Conferenza episcopale belga, il gesuita Tommy Scholtès, dichiara che “le frasi di Mercier sono caricaturali. La parola omicidio è troppo forte”. La Conferenza episcopale belga ha infine ribadito ufficialmente “che l’aborto è un delitto”. Aggiungendo una postilla sulla necessità della “comprensione per il fatto che alcune donne arrivino a decidersi per l’aborto quando si trovano in situazioni pesanti, difficili oppure disperate”.

EUTANASIA NELL’ATENEO CATTOLICO

All’università cattolica di Lovanio si apre anche all’eutanasia. Rettore fino alla fine di agosto è stato Rik Torfs, docente di Diritto canonico, già senatore dei cristiano democratici. Pur dichiarandosi personalmente contrario, ha ammesso che nella clinica universitaria si somministra l’eutanasia: dai 12 ai 15 casi l’anno. Spiegava al Corriere della Sera qualche tempo fa: “A Lovanio non siamo attivisti del movimento anti-eutanasia. Esiste una distinzione fra legge ed etica. In università ogni medico segue la sua coscienza”. Gran cancelliere dell’università fondata nel 1425 è, da statuto, l’arcivescovo di Bruxelles. Attualmente, il cardinale Jozef De Kesel. Il porporato ha sempre parlato contro aborto ed eutanasia. Anche se alcuni osservatori giudicano la sua gestione dei casi recenti eccessivamente timida.

“IL SECOLARISMO HA CONQUISTATO LA CHIESA”

Consumato lo strappo sulle cliniche dei Fratelli, il settimanale Tempi ha raggiunto il superiore della Congregazione, Stockman. Ha risposto con parole di sconforto: “Il secolarismo ha conquistato la Chiesa. Non ho più dubbi su questo”. “Chi è la Chiesa cattolica? I vescovi hanno diramato un comunicato – ricorda – ma molte persone nella Chiesa locale camminano nella direzione di una tolleranza sempre più grande nei confronti dell’eutanasia. Sono influenzati dall’ideologia della libertà assoluta, dell’autonomia e dell’autodeterminazione”.

COSA ACCADRÀ ORA?

Entro la fine del mese Stockman riferirà in Vaticano. Dei tre religiosi che siedono nell’organismo di gestione degli ospedali, ad oggi risulta pubblica la presa di distanza di solo uno di loro. Il board delle cliniche non ha svelato altro, affermando solamente che “la questione sollevata dal Vaticano è personale e non va dibattuta sui media”. Anche se appare probabile che dagli altri due arriverà una conferma, se non già data, al Vaticano. Resta da vedere come ci si muoverà verso l’organizzazione laica. Quello che appare più probabile è il distacco dall’Istituto religioso: le cliniche non potranno più definirsi cattoliche. Nel panorama di una Chiesa belga sempre più in crisi.

EI FU. SICCOME IL BELGIO: A BRUXELLES CATTOLICI SUPERATI DAI MUSULMANI

Nella campagna di Borgloon, ottanta chilometri a est di Bruxelles, svetta una chiesa miraggio. Progettata dal duo di architetti Gijs-Van Varenbergh si compone di 100 strati di acciaio in un gioco di linee dove la costruzione sembra dissolversi nel paesaggio. È la metafora plastica della condizione del cattolicesimo nel Paese. Nella capitale dell’Unione europea, i cattolici praticanti sono il 12 percento. Superati dai musulmani praticanti, al 19 percento. Come ha documentato il quotidiano La Libre, metà delle Chiese storiche rischiano la chiusura o la vendita e la ristrutturazione per scopi non religiosi. Come è accaduto nel cuore di Gent: una cappella del XVI secolo è stata trasformata in un Holy Food Market, il paradiso dei gourmet. Non è l’unica. Menu à la carte, anche per le scelte etiche in casa cattolica. Come dimostra il recente caso intorno agli ospedali dei Fratelli della carità.

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