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Bitcoin, ecco le ultime novità da Emirati Arabi, Europa e Cina

bitcoin

Monolocale o bilocale, in un click l’acquisto è fatto. A Dubai, nella terra arida degli Emirati Arabi, a fiorire è il commercio immobiliare in bitcoin, con il primo complesso residenziale del valore record di 325 milioni di dollari con pagamenti ammessi in valuta virtuale. Un esempio di come la criptovaluta creata nel 2008 stia diventando mezzo di acquisto di beni fungibili e terreno di scontro tra Stati in materia di regolamentazione. Una corsa all’”oro virtuale” che vede lo sprint sia di chi spinge sul diffondersi delle valute virtuali, che di chi cerca invece limitarne la potenza di fuoco.

COME FUNZIONANO I BITCOIN

Ma come funziona questa moneta virtuale? A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale, ma utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni e sfrutta la criptografia per gestire gli aspetti funzionali, come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione della proprietà dei bitcoin.

La rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete. La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti, il sequestro di bitcoin senza il possesso delle relative chiavi o la svalutazione dovuta all’immissione di nuova moneta.

Il valore dei bitcoin non può essere controllato a causa della natura decentralizzata del metodo di creazione della valuta. In Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è perfettamente prevedibile e quindi conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in anticipo. L’inflazione da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti.

La piattaforma più diffusa per conservare e utilizzare i bitcoin è coinbase, una piattaforma tecnologica creata e gestita da una startup californiana con sede a San Francisco finanziata da alcuni dei venture capital più influenti della Silicon Valley, tra cui Andreessen Horowitz, Union Square Ventures and Ribbit Capital.

LA SVOLTA IMMOBILIARE DEI BITCOIN NEGLI EMIRATI

Intanto Bitcoin si fa spazio negli Emirati. Gli imprenditori britannici Michelle Mone e Doug Barrowman hanno annunciato che la commercializzazione in bitcoin del complesso Aston Plaza and Residences di Dubai, costituito da due torri residenziali di 40 piani, servirà come apriporta ad un pubblico mainstream e garantirà un ritorno del 9% sull’investimento fatto. Gli appartamenti, da completare entro settembre 2019, saranno venduti ad un prezzo di partenza di 30 bitcoin, per un valore di oltre 133mila dollari.

Mone, fondatrice del brand di intimo Ultimo e legislatore della Camera dei Lord di Londra, è convinta della trasparenza delle transazioni in bitcoin. “È la valuta del futuro”, ha dichiarato in un’intervista alla CNBC.

LE TASSE SVIZZERE IN BITCOIN

Lo sdoganamento del bitcoin nelle transazioni di tutti i giorni e non solo tra privati però viene dalla Svizzera. A Chiasso, infatti, si potranno pagare le tasse direttamente con la criptovaluta. A pochi passi dalla regolamentazione ossessiva europea e dalla burocratizzazione tricolore, le montagne del Canton Ticino sembrano voler diventare l’ecosistema perfetto per far crescere bitcoin. Il comune di Chiasso sarà il primo svizzero a consentire, a partire dal 2018, il pagamento delle imposte fino a un limite di 250 franchi, superando i 200 impostati da Zugo, prima città al mondo ad unire Bitcoin e imposte locali, sempre in Svizzera ma nel cantone tedesco.

LA “MURAGLIA” CINESE

Distante dalla Svizzera, non solo geograficamente, si pone Pechino. La Banca Centrale Cinese ha definito illegale l’offerta iniziale di bitcoin (Ico, initial coin offering) per raccogliere fondi e ordinato di fermare tutte le attività di raccolta. Una dichiarazione che ha fatto traballare il mercato già volatile dei bitcoin.

Le Ico funzionano come le “classiche” IPO, ma in questo caso la startup si procaccia fondi attraverso la vendita al pubblico di una sua specifica moneta virtuale, di un token digitale. Gli investitori acquistano questa valuta come se fossero delle azioni, utilizzando criptovalute più affidabili, come bitcoin. Un fenomeno che, solo nell’anno in corso, ha garantito una raccolta fondi di 1,6 miliardi di dollari.

Il muro della Banca Centrale Cinese arriva con l’intenzione di punire le ICO, da intendere come “forma di finanziamento pubblico illegale non approvato”, alimentando i sospetti che possano essere usate per commettere reati finanziari.  Lo stop cinese sembra riguardare dunque non tanto le criptovalute consolidate più importanti, come bitcoin o ethereum, ma il sottobosco di nuove monete digitali, usato come forma di finanziamento di un’attività e cresciuto in fretta nell’ultimo periodo. La notizia ha fatto registrare un crollo dell’11 percento dei bitcoin, che hanno poi ripreso la loro corsa fino ad un valore di 4.700 dollari. L’instabilità del mondo dei bitcoin testimonia quanto il settore sia sotto il faro dagli investitori. Il valore della moneta è passato dai 957 dollari fino ad arrivare a 5 mila dollari in circa sei mesi.

PUTIN ACCELERA SULLE CRIPTOVALUTE

Spalle alla Cina, la Russia sta lavorando ad una serie di regole cui dovranno attenersi coloro che vorranno realizzare delle ICOs. Con il presidente russo Vladimir Putin che si è detto favorevole ai token digitali, quella che si delinea a Mosca è una netta inversione di rotta, se si considera che nel 2016 lo stesso ministero delle Finanze aveva proposto di impedire l’utilizzo delle valute digitali punendo i trasgressori anche con la detenzione.

GOLDMAN SACHS FIUTA IL GUADAGNO

Con il bitcoin rivalutatosi del 200% da inizio anno, le criptomonete stimolano l’appetito anche dei colossi storici della finanza americana. Secondo quanto riportato da Bloombergper Goldman Sachs gli investitori istituzionali non possono più ignorare il fenomeno. “Che si creda o meno negli investimenti in criptomonete, queste impegnano dollari reali e garantiscono guadagni”, hanno affermato gli analisti della società Robert Boroujerdi e Jessica Binder Graham.

Il punto non sarebbe più la legittimità di queste valute su internet ma la loro capacità di attirare capitali. Eppure negli Stati Uniti l’Internal Revenue Service ha stabilito che la moneta virtuale non dispone di uno status legale in alcuna giurisdizione, pur trattandola come proprietà ai fini fiscali.

Gli scambi di moneta virtuale avvengono oggi su piattaforme offshore, ma potrebbero essere negoziate negli Stati Uniti entro la fine del 2017.

L’EUROPA DEL BITCOIN SI, BITCOIN NO

L’Europa si mantiene diplomatica anche in tema di FinTech. “Nessuno stato membro può introdurre una propria valuta. La valuta dell’Eurozona è l’euro”, ha dichiarato Mario Draghi, presidente della Bce, commentando l’intenzione dell’Estonia di introdurre una moneta virtuale chiamata ‘estcoin’ sulla scorta del bitcoin. Ma lo studio e l’attenzione per le criptovalute sono vivi anche a Bruxelles, che ha inserito finanziamenti per 5 milioni di euro per startup, previsti dal programma Horizon2020, anche in materia di blockchain. Un passo avanti, per non restare troppo indietro.



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